Confesso di essere arrivata qui associando il francone solo alla lezione di filologia sulla seconda mutazione consonantica, un mondo lontano e un po’ spaventoso, come credo possiate intuire. Bamberga, invece, si trova quasi al centro della Franconia (nella circoscrizione dell’Alta Franconia), e il Dialekt è qui ancora vivo e vegeto. Anzi, come spesso accade nella mia zona natia, molti sono parlanti madrelingua di dialetto che hanno imparato il tedesco Hochdeutsch a scuola. Come dal panettiere a Venezia, anche alla Bäckerei davanti all′Università l′esordio è quasi sempre in dialetto, il che mi fa capire un po’ di più le amiche che tanto si sono lamentate dei primi approcci nei negozi veneziani (personalmente, io qui ho dei grossi problemi anche con la lingua standard, ma questa è un′altra storia).

Il dialetto non è però l′unica somiglianza tra la mia amata Venezia e Bamberga – anzi, Bamberga ha addirittura una sua klein Venedig, una “piccola Venezia”, appunto, che si sviluppa lungo il fiume Regnitz, nel cuore della città. Come Venezia, anche Bamberga è patrimonio dell’UNESCO (dal 1993) e sembra avere origine intorno alla caduta dell′Impero Romano, tanto che il nome della città sembra derivare dal borgo militare (Babenburg o Babenberch) che sorgeva sul suo colle principale. Dopo varie vicissitudini, il dominio dell′area passò al padre di quello che sarebbe diventato, nel 1002, l′imperatore Enrico II. A Enrico II la città deve il suo primo grande sviluppo: l′imperatore, infatti, volle trasformarla in una diocesi per contrastare la vicina Würzburg, facendovi erigere una cattedrale (da qui il nome Domberg per il colle principale della città) e fondandovi nuovi monasteri. Per un breve periodo, Bamberga fu al centro del Sacro Romano Impero Germanico. Il ruolo dell′imperatore Enrico e di sua moglie, Cunegonda, non è certo stato dimenticato: i sovrani sono sepolti proprio nella cattedrale, e Cunegonda – affettuosamente soprannominata die Kuni (“la Kuni”) dagli abitanti – è la santa protettrice della città.
A proposito di Sacro Romano Impero, è bene ricordare che Bamberga sorge su sette colli. Difficile immaginare come mai Enrico avesse scelto proprio questa città come sua capitale…

Dopo la parentesi imperiale, Bamberga rimase un centro di potere vescovile per buona parte della sua storia. Ai vescovi si devono la costruzione di numerosi monumenti – tra cui la Neue Residenz, uno dei più bei palazzi barocchi della città – e i primi fondamenti di quella che diventerà l’Otto-Friedrich-Universität Bamberg. Il nome dell’Ateneo, infatti, fa riferimento a Melchior Otto Voit von Salzburg, vescovo fondatore nel 1647 dell’Academia Bambergensis, e al vescovo Friedrich Karl von Schönberg, che aggiunse a filosofia e teologia la facoltà di legge. Poco dopo seguì anche medicina. Ai vescovi, però, è legato anche uno dei capitoli più bui della storia del centro francone: la caccia alle streghe, che a Bamberga vide uno dei più alti numeri di processi in tutta la Germania. Proprio nella corte interna della residenza vescovile aveva sede la Drudenhaus, la prigione dove venivano rinchiusi e torturati i sospetti. La frenesia di processi, iniziata intorno al 1616, venne fermata solo quando l’esercito svedese prese la città durante la guerra dei trent’anni.

La kleine Venedig, invece, era un tempo il centro economico della città, ma, al contrario di quanto possa sembrare oggi, sicuramente non il luogo ideale dove vivere, tanto che la dicitura risale all’età romantica. Originariamente, il fiume era sfruttato come fonte di energia (la parte più a monte era occupata da mulini, come ancora testimoniano toponimi come Mülbrücke) e di sostentamento (le oggi pittoresche case sono le vecchie abitazioni dei venditori di pesce) e come discarica: il macello, per esempio, sorgeva proprio in riva all’acqua, in prossimità delle due gru che vi si trovano ancora oggi, e i resti della macellazione venivano semplicemente gettati nel fiume. Il corso d’acqua non era quindi particolarmente salubre, e l’olezzo non doveva certo essere piacevole. Oggi, il vecchio macello è una delle sedi dell’Otto-Friedrich-Universität Bamberg e la strada che lo costeggia si chiama “An Kranen”, “vicino alle gru (e all’acqua)”.
La klein Venedig vista dall’Untere Brücke. L’edficio in primo piano sulla destra è l’ex-macello. Una delle due gru vicino al fiume, motivo per cui la strada che le costeggia si chiama An Kranen. Sulla destra, il vecchio ingresso del macello.
Un altro settore economico di fondamentale importanza per la città sono le birrerie. Con “birreria” intendo un locale dove la birra non viene solo consumata, ma anche prodotta. Torneremo sull’argomento con un articolo dedicato, ma vi basti sapere che la città aveva, nel periodo di massimo splendore, ben 65 birrerie. Oggi sono rimaste solo undici di queste birrerie storiche, che però si difendono molto bene: la birra è uno dei maggiori motivi d’orgoglio per la regione (tenete presente che l’Alta Franconia è sede di circa 200 birrerie indipendenti che producono approssimativamente 1000 varietà di birra diverse). Esiste anche un percorso analogo alla più famosa Romantikstraße, ma centrato proprio sulla birra: la Fränkische Brauereistraße, la via francone delle birrerie. Ma del magico mondo della birra parleremo nella prossima puntata.