Venezia e il Divino

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Camminando per Venezia, magari da turisti mentre ci si dirige nei luoghi più famosi e affollati della città o da studenti mentre si corre di fretta in aula per non perdere l’inizio della lezione, capita di vedere di sfuggita molte chiese, piccole o grandi, maestose o molto semplici, nelle quali non si ha l’occasione o il tempo di fermarsi, provando alle volte un iniziale rammarico poi presto dimenticato. Chi invece ha la possibilità di fermarsi nelle chiese o nelle istituzioni religiose meno sconosciute, scopre quasi sempre scrigni di tesori artistici, luoghi di grande bellezza adornati da statue e da dipinti di artisti anche molto famosi, e trova una delle molte Venezie nascoste e meno note, ma che vale la pena di vedere.

Il desiderio di questa rubrica è appunto cercare di far conoscere non solo questo tipo edifici, ma tutti i luoghi che hanno a che fare con la religiosità profonda e varia che pervade l’intera città.  È appunto questo elemento che bisogna prima di tutto capire: Venezia è una città in cui la religiosità gioca un ruolo fondamentale e importantissimo, a cominciare dal suo simbolo, il leone, emblema del patrono San Marco. Pochi sanno però che il primo patrono non fu l’evangelista, ma un santo che, come molte realtà dei primi secoli della città, era greco: Teodoro, la cui statua sormonta la colonna di sinistra in piazza San Marco e a cui era dedicata una cappella nell’attuale piazzetta dei leoncini. Con la fine, nell’VIII secolo, della dominazione bizantina in Italia, gli elementi orientali della città si ritrovarono a dover convivere con un forte influsso occidentale e latino dall’esterno. Esempio di questa nuova influenza è la costruzione di monasteri benedettini nelle varie isole e poi in città, primo fra tutti quello di San Giorgio sull’omonima isola, grazie alle donazioni delle famiglie patrizie e dogali che vedevano così aumentare il loro prestigio e il loro potere: è sufficiente esaminare l’elenco della badesse del monastero di San Zaccaria, tutte di famiglia dogale, per farsi un’idea dell’importanza del sistema monastico.

La ricchezza di Venezia continuava a crescere nei secoli: al suo porto attraccavano mercanti da tutto il mondo, nei suoi magazzini si ammassavano merci di ogni tipo e frotte di pellegrini venivano a pregare sul corpo di San Marco e sulle altre reliquie presenti in città. Questa enorme vivacità urbana ed economica portò alla fondazione, intorno al XII e al XII secolo, di molti monasteri dei nuovi ordini riformati, come i cistercensi e i certosini, e alla costruzione di enormi chiese, con annessi conventi, degli ordini mendicanti, la cui ricchezza e importanza è ben visibile nelle basiliche di Santa Maria Gloriosa dei Frari (i Francescani in veneziano) e di San Giovanni e Paolo, centro lagunare dell’ordine domenicano. La centralità economica di Venezia non poté poi non attirare una folta comunità ebraica, confinata per la prima volta nella storia in un ghetto dove, segretamente, vennero istituite due sinagoghe, una spagnola e una tedesca, a memoria, insieme ad alcune chiese protestanti, della multiculturalità che sempre distinse la città.

La città quindi, pur nella sua unicità, subisce gli esiti delle trasformazioni sociali ed economiche che l’Europa e l’Italia vivono in questi secoli e, in particolare, vede la fondazione di molte associazioni e confraternite, che a Venezia si chiamano scuole. La costellazione di queste istituzioni era variegatissima e si passava dalle organizzazioni di mestiere (la sede di quella dei conciatori era in quella casa isolata che sta al centro di campo Santa Margherita), alle associazioni parrocchiali, dai gruppi devozionali, ai gruppi di flagellanti. Le scuole, le realtà più famose, era associazioni religiose formate da cittadini veneziani che si ponevano sotto la protezione di un santo o della Vergine e che svolgevano attività sociali, come l’aiuto reciproco tra i membri o azioni di carità: citando una frase ormai usata da molti, erano lo stato sociale quando lo stato sociale non c’era. È ben comprensibile quindi la loro diversità e la loro importanza nella città, così grande che lo stato procedette presto ad una regolamentazione basata sul controllo durante le sedute dei membri, in maggior parte borghesi che si temeva potessero ordire colpi di stato vista la loro impossibilità ad accedere alla politica cittadina, e sulla divisione in scuole minori e scuole grandi; queste ultime erano: Santa Maria della Carità (ora sede dell’Accademia), San Marco (ora ospedale cittadino), Santa Maria della Misericordia (ex palazzetto della Reyer), San Fantin (ora sede dell’Ateneo Veneto), Beata Vergine del Rosario, San Rocco, San Teodoro, San Giovanni e Carmini (queste ultime quattro son tutt’ora attive).

Le scuole attraversarono tutta la storia veneziana, affiancandosi agli ordini equestri che tutt’ora esistono, e arrivando fino all’arrivo di Napoleone, causa di un arresto della religiosità veneziana: dopo aver depredato molte scuole e monasteri, e dopo aver tentato di rubare la Pala di San Marco, il francese impose la chiusura di tutte le istituzioni religiose che rimasero inattive fino all’arrivo degli austriaci e che furono quasi tutte riutilizzate come caserme o edifici civili (è il caso dei monasteri di San Servolo e di Santa Elena, che divennero i manicomi cittadini). L’imperatore asburgico permise la riapertura di alcune scuole e di due monasteri: quello di San Francesco del deserto e quello armeno di San Lazzaro.

La religiosità veneziana è quindi molto cambiata e si trova ad essere sospesa fra tradizioni secolari, come le scuole che ancora sono attive, e problemi legati al presente: in questa rubrica cercheremo dunque di comprendere quale storia ha portato a questo rapporto con il divino, esaminando le istituzioni, le costruzioni e i personaggi che, in quest’ambito, hanno segnato la vita della città che, come avremo modo di scoprire, non è solo di San Marco.

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