Mi chiamo Carlo e la mia famiglia è qui a Sant’Erasmo da generazioni: non saprei dire da quante, ma si parla sicuramente di secoli. Nel 1995 ho preso in mano l’azienda agricola di famiglia e me ne occupo insieme a mio fratello da allora. Tra i nostri terreni e quelli affittati, abbiamo un totale di circa dodici ettari: molto lavoro, come potete immaginare.
All’inizio vendevamo i nostri prodotti agricoli all’ingrosso, ma a un certo punto la concorrenza con altre aziende agricole provenienti dall’Italia e dall’estero è diventata insostenibile. Quindi ci siamo rivolti alla vendita diretta e, grazie ad un sistema di ordinazioni online, più volte a settimana consegniamo gli ordini ricevuti con la nostra barca in alcuni punti della città. È bello stabilire un contatto con il consumatore, che si rende conto dell’importanza del nostro lavoro e della qualità dei nostri prodotti. È gente che ci tiene alla provenienza, alla stagionalità e all’economia locale della nostra Venezia. Gente istruita, insomma. Le nostre verdure non sono esteticamente perfette, ma questo va a favore del gusto e dei valori nutrizionali. Questo perché la terra di Sant’Erasmo ha una composizione unica, per via della sua posizione tra la laguna e l’Adriatico.
Probabilmente il prodotto più importante per l’isola e per la laguna è il Carciofo Violetto di Sant’Erasmo, presidio Slow Food tutelato da un marchio. Proprio in questo momento dell’anno stanno per nascere le piante di carciofi, che hanno un ciclo annuale e i cui fiori, i carciofi appunto, vengono raccolti da aprile a maggio. I carciofi che trovate al mercato di Rialto in questo periodo provengono se va bene dalla Puglia o dalla Sicilia, altrimenti è possibile che arrivino da Tunisia o Marocco. Lo scorso gennaio c’è stata una gelata che ha rovinato il raccolto, portando a una pessima annata. Questo è uno degli effetti dei cambiamenti climatici: una volta le piante erano abituate a temperature molto basse, e resistevano agli inverni più freddi. Ora che fa sempre più caldo non sono in grado di sopportare stress atmosferico e sbalzi di temperatura. Ricordo di quando mio nonno mi raccontava di come di inverno andasse a Burano con la sua carriola, slittando sulla laguna ghiacciata, quando i carciofi stavano settimane tra il ghiaccio e la neve. Ora le cose sono cambiate, ma ci attrezziamo anche noi al cambiamento. Tra sistemi di coltivazione idroponica e progetti per avvicinare il produttore al consumatore, io e la mia famiglia tentiamo di innovare l’agricoltura veneziana e stare al passo coi tempi.
My name is Carlo and my family has lived here in Sant’Erasmo for generations. I couldn’t say how many, but I’m sure we’re talking centuries. In 1995 I was put in charge of my family’s farming business and I’ve been managing it with my brother since then. Between our fields and the ones we rent we own a total of about 12 hectares (tr. note: 30 acres): it’s a lot of work, as you can imagine.
In the beginning we used to sell our products wholesale but at a certain point the competition with other Italian and foreign industries became unbearable. So we turned to retail and thanks to an online ordering system we deliver orders with our boat multiple times a week in various places in town. It’s nice to have some contact with our costumers, who in turn understand the importance of our work and the quality of our products. They’re people who care about where the product comes from, whether it’s in season or not, and about the local economy of our Venice.
Our vegetables don’t look perfect, but this goes to the advantage of taste and nutritional values. This is because the earth in Sant’Erasmo has a unique composition, due to its position between the lagoon and the Adriatic Sea.
The most important product for the island is probably the Carciofo Violetto di Sant’Erasmo (tr. note: a variety of artichoke). Right this time of the year the plants are about to sprout – they have an annual lifecycle and their flowers, the artichokes, are harvested from April to May.
The artichokes you find at Rialto’s market in this period might come from Puglia or Sicily or even from Tunisia or Morocco. Last January there was a frost that damaged the crops, causing a terrible year. This is one of the effects of climate change: once the plants were used to very low temperatures and could stand colder winters. Now that it keeps getting warmer they’re unable to stand the atmospheric stress and the temperature swings. I remember when my grandfather would tell me of how in the winter he would go to Burano with his cart, sliding on the frozen lagoon, when the artichokes lasted weeks between the ice and the snow. Now things have changed, but we’re changing too. Between hydroponics and projects to bring the producer and the consumer closer, my family and I try to rejuvenate Venetian agriculture and to keep up with the times.
C’è il presente, c’è il passato. C’è il perché delle cose. C’è partecipazione, empatia, ascolto. Un incontro di umanità.
Un bell’articolo…
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