#4. Eros

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Multiformi sono le teorie sull’amore, e numerose quanto coloro che le hanno formulate. Resta però il fatto che tutte queste ipotesi partono, per così dire, dai medesimi presupposti e di fatto analizzano l’attività amorosa come parte integrante (e per alcuni necessaria) dell’esperienza umana. Ma quali sono questi presupposti? E quali i limiti entro cui il sentimento erotico muove i suoi incerti passi nell’esperienza biografica di tutti noi? Qual è, poi, il margine entro il quale dovrebbe restare l’amore, senza che questo vada a ledere l’integrità o dell’amante o dell’amato?

Le domande, a dire il vero, potrebbero facilmente moltiplicarsi: che cosa stabilisce che il sentimento amoroso non debba intaccare l’integrità delle sue componenti? È opportuno parlare di limiti che dovrebbero o non dovrebbero esistere? Esistono, infine, questi confini o sono talmente invisibili che uno potrebbe addirittura metterne in dubbio l’esistenza?

A tutti questi quesiti, in parte, è bene che ognuno dia la risposta che ritiene più adeguata: eppure è altrettanto vero che, a partire dall’analisi di alcune esperienze erotiche dai caratteri più o meno accentuati e da uno studio delle loro caratteristiche essenziali, è possibile trarre delle considerazioni di natura più o meno generale che possano aiutare a riconoscere e a delineare il sottile e quasi impercettibile perimetro che sussiste tra il sentimento dell’amore e ciò che, invece, amore non è.

Il primo di questi elementi è la reciprocità. Nella complessa sintassi dell’amore, infatti, il sentimento erotico costituisce il predicato presente fra l’amante (il soggetto) e l’amato (il destinatario), e rappresenta una sorta di continua condivisione di intenti in cui i due ruoli della relazione si scambiano costantemente, nel tentativo di soddisfare le esigenze l’uno dell’altro nella maniera più completa possibile. Non è da escludere, tuttavia, una visione meno idealizzata e sicuramente più realistica dell’esperienza d’amore: una visione in cui a imporsi è l’unilateralità del sentimento erotico, in cui cioè la reciprocità non sussiste, o perlomeno non risulta bilanciata. Bisogna, in questo contesto, chiarire una questione: qual è la gerarchia delle componenti dell’attività amorosa? Quale delle due parti risulta essenziale ai fini dell’analisi dei confini del sentimento erotico? E quale invece risulta, almeno in questo contesto, secondaria? Per rispondere a questa domanda, è opportuno rivolgersi a chi, prima di noi, si è dedicato allo studio di questo sentimento: tra le voci più autorevoli al riguardo, non si può non interrogare quella di Platone, che fa dell’eros il tema fondamentale di uno dei suoi più celebri dialoghi, il Simposio. Nello specifico, attraverso il discorso di Diotima riportato da Socrate per rispondere ad Agatone, il filosofo ateniese spiega come non si debba intendere Eros come l’oggetto del sentimento erotico, bensì come il soggetto, attivo, che ama. Questo ragionamento, in realtà, pone le considerazioni tratte fino ad ora in una prospettiva diversa: l’amore sussiste quando un soggetto (l’erastés, per usare la terminologia platonica) prova un’intensa attrazione nei confronti di un destinatario (l’erómenos), che può condividere questa attrazione (in parte o totalmente) oppure no. Anzi, si potrebbe forse aggiungere che la non reciprocità del rapporto amoroso ha da sempre costituito uno stimolo creativo non indifferente: basti pensare a quanti autori, nel corso della storia della letteratura, hanno affrontato proprio questo tema. Il motivo elegiaco del paraklausíthyron, per esempio, o il mito di Ifi e Anassarete raccontato da Ovidio nel libro XIV delle sue Metamorfosi, oppure ancora la donna “Petra” delle rime petrose di Dante, una femme fatale ante litteram che osserva con durezza lo struggimento amoroso del poeta: questi sono solo alcuni esempi di amori non corrisposti che pure ci attraggono così romanticamente, forse per una qualche forma di compassione, forse per un’intensità di sentimenti capace di equiparare (e forse addirittura di sostituire) l’esperienza amorosa stessa.

Un’altra questione da chiarire è invece legata al rispetto: nell’attività amorosa c’è sicuramente il tentativo, da parte di chi ama, di inserirsi nella vita dell’altro, ma risulta anche chiaro che le modalità di questo inserimento non dovrebbero essere troppo invasive o aggressive, anche per non rischiare una corruzione (in qualche modo involontaria) di quelle caratteristiche dell’amato che hanno dato origine all’innamoramento. Sarebbe necessario chiarire la differenza tra innamoramento e amore: supponiamo, tuttavia, in questo breve discorso, che l’amore sia un’evoluzione dell’innamoramento, pur senza dimenticare che il sentimento amoroso è in realtà composto da numerosi altri fattori. In questo inserimento, il rispetto risulta fondamentale: è importante cercare di riconoscere i confini dell’altro e rispettarli, in un’ottica che pone al centro dell’attività amorosa un principio di equilibrio che permetta un avvicinamento tra le parti non minaccioso nei confronti dell’integrità delle stesse. Insomma, bisogna proporsi, non imporsi. Amore, dunque, è integrare il rispetto verso noi stessi con quello verso gli altri e, soprattutto, viceversa. Amore è intesa, amore è accordo.

Questa esperienza così universale e al contempo così specifica racchiude in sé una quantità immane di varianti, e nessun discorso potrebbe mai risultare sufficiente a descriverle tutte nella loro completezza, nelle loro potenzialità e nelle loro relazioni. Vi sono — è vero — esperienze amorose i cui confini sembrano chiari. La maggior parte, tuttavia, sono esperienze a cui risulta difficile assegnare la nomea di amore, proprio per l’assenza di alcuni costituenti apparentemente essenziali, ma che in realtà non convalidano (né invalidano, se assenti) l’esperienza amorosa stessa.

L’amore, in fondo, dovrebbe essere questo: uno strumento per imparare a immergersi nell’altro senza, tuttavia, perdere se stessi. Perché, se è vero che è facile tuffarsi a capofitto in una nuova esperienza, è altrettanto facile cadere, perdersi e non tornare più in superficie: non è forse questo il margine dell’amore?

di Alessandro Comparato

Le immagini sono fotografie dell’autore.

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