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Nella mia rubrica JUKEBOX LETTERARIO su Radio Ca’ Foscari sto trattando il tema della follia in letteratura. Nell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto la follia ha un ruolo centrale. Orlando furioso, incavolato nero, impazzito. Ma perché? Per colpa dei … cuoricini. Caspita esistevano già gli emoticon! Orlando impazzisce di rabbia perché trova cuori con le iniziali della sua amata Angelica e dello scudiero saraceno Medoro incisi sui tronchi degli alberi. Entra in una grotta e le pareti sono piene di scritte e graffiti con i nomi dei due traditori: V’aveano i nomi lor dentro e d’intorno, più che in altro dei luoghi circostanti, scritti, qual con carbone e qual con gesso, e qual con punte di coltelli impresso. Le scritte sono in arabo, lingua che Orlando, purtroppo per lui, conosce perfettamente. Va fuori di testa e, dopo una notte da dimenticare, all’alba si trova nella grotta dove sta scritta la confessione di Medoro e a colpi di Durlindana sbrega la roccia: Tagliò lo scritto e ’l sasso, e sin al cielo a volo alzar fe’ le minute schegge. Infelice quell’antro, ed ogni stelo in cui Medoro e Angelica si legge! Dopodiché si distende sull’erba e resta tre giorni e tre notti, senza mangiare né dormire. Al quarto giorno finalmente si rialza, ma non sta benissimo; si spoglia, lancia in giro i pezzi dell’armatura, rimane nudo e senza armi e si mette a distruggere il bosco a mani nude. Ariosto descrive in modo colorito la scena: questo esagitato nudo e irsuto, già robusto di suo, reso così forte dalla pazzia da non aver problemi a fare piazza pulita di un bosco secolare estirpando i tronchi come se fossero erbacce: E poi si squarciò i panni, e mostrò ignudo l’ispido ventre e tutto ’l petto e ’l tergo; e cominciò la gran follia, sì orrenda, che de la più non sarà mai ch’intenda. [….] Quivi fe’ ben de le sue prove eccelse, ch’un alto pino al primo crollo svelse: e svelse dopo il primo altri parecchi, come fosser finocchi, ebuli o aneti; e fe’ il simil di querce e d’olmi vecchi, di faggi e d’orni e d’illici e d’abeti. Eddai, Orly, datti una calmata, va bene incazzarsi un pochino se la tua ragazza ti fa certi scherzetti ma sradicare addirittura gli alberi… Quella di Ariosto è una grande innovazione; nell’epica cavalleresca Orlando era l’eroe senza macchia né paura, il perfettino talmente pio e bigotto da non unirsi carnalmente neanche con la propria moglie. Ariosto invece lo fa non solo innamorare ma pure impazzire; un idea che sarà ripresa e sviluppata un secolo dopo da Cervantes in uno dei capolavori della letteratura mondiale. Potete ascoltare il podcast della puntata a questo link: http://www.radiocafoscari.it/archivio/jukebox/jukebox141017.mp3
Giovanni Morandini