Se questa settimana siete passati in edicola, potreste essere incappati in una copertina particolarmente “Veneziofila”. Si tratta dell’amatissimo Topolino, il celebre fumetto sulle avventure dei paperi e dei topi firmato Disney. Ebbene sì, non solo la copertina, ma anche una storia e un articolo sono dedicati alla città lagunare. E qual è il motivo di quest’attenzione? Probabilmente la mostra più importante del periodo nel museo più prestigioso della città, ovvero “Canova, Hayez, Cicognara – l’ultima gloria di Venezia”, visitabile fino al 2 aprile presso le Gallerie dell’Accademia. La mostra intende celebrare in grande stile il bicentenario del museo, fondato nel 1817, offrendo uno spaccato della scena artistica e politica in cui venne a costituirsi. E così, in compagnia di Michele Topolin, la contessina Minerva e il pittore De Pippis, il lettore è accompagnato alla scoperta del periodo su cui la mostra si focalizza e dei suoi protagonisti. Ecco allora che scorrendo le pagine incontriamo Leopoldo Cicognara, presidente dell’Accademia di Belle Arti, grande erudito e fautore dell’apertura delle Gallerie, incrociamo Hayez, forse il più celebre studente nella storia dell’Accademia, sentiamo fare il nome del grande Canova e passiamo del tempo con Carolina Carlotta Augusta, moglie di Francesco I e imperatrice dell’Impero asburgico.
Il racconto scorre veloce nei classici intrecci gialli del fumetto, ma quello che lo rende prezioso ai nostri occhi sono i continui riferimenti alla mostra, alle sue opere e alla Venezia dell’epoca. Fin dalla prima vignetta, in cui Topolin corre in ritardo verso le lezioni in Accademia, il lettore è accolto da una frase in dialetto (“Ara dove ti va”), puntualmente tradotta in nota (“Guarda dove vai”), e dall’informazione che il ponte dell’Accademia non esisteva ancora all’epoca delle vicende. Seguendo il filo del racconto, ecco allora intravedersi celebri chiese e palazzi veneziani, dalla chiesa della Carità, sede delle Gallerie, alla facciata del museo, fino a San Giorgio Maggiore e al bacino di San Marco, così come opere celebri dei musei veneziani, dalla Tempesta di Giorgione, opera simbolo delle Gallerie, alle dame di Carpaccio del Museo Correr.
Questo numero di Topolino, replicando l’esperimento fatto per la mostra su Aldo Manuzio, è una pubblicità positiva ed educativa, capace di raggiungere i bambini e le loro famiglie. Soprattutto, è l’ottimo frutto di una collaborazione volta a mettere in risalto il valore di una mostra la cui bellezza e la cui importanza meritano sicuramente almeno una visita. Infatti, attraverso di essa si celebra il museo in un momento fondamentale della sua storia, quella sorta di rinascita cui gli attuali lavori di ampliamento e riallestimento aspirano con il progetto delle Grandi Gallerie. E questo è reso possibile non con una mostra priva di sostanza e valore scientifico, che affianca grandi nomi al solo fine di far cassa, ma con un’esposizione acuta, originale e significativa dal punto di vista della ricerca. Attraverso le dieci sezioni dell’esposizione si prende in analisi il difficile contesto storico e politico veneziano dopo la caduta della Repubblica e il definitivo instaurarsi del dominio austriaco, a partire dalle celebrazioni per il rientro dei cavalli marciani da Parigi, fino ad arrivare al mito di Canova, perpetrato a Venezia attraverso il suo monumento funebre, e all’astro nascente di Hayez. Uno snodo fondamentale, che non a caso ricorre anche nella storia di Topolino, è rappresentato poi dall’Omaggio delle Province Venete, vale a dire un nucleo di opere, per la prima volta rintracciato e quasi interamente riunitosi esposto per l’occasione, donate da Venezia in luogo dell’insostenibile tributo richiesto da Vienna per le nozze di Francesco I e Carolina Augusta.
Un’altra caratteristica significativa della mostra è che il suo racconto si snoda anche attraverso le sale aperte del museo, invitando a visitare le collezioni, dialogando con esse e integrandole al percorso espositivo. In fondo, si tratta di una mostra sulle Gallerie, dove sono le stesse Gallerie a diventare l’opera cardine intorno a cui tutto ruota. Così, tra polittici e tavole trecentesche, sotto il soffitto dorato della Scuola Grande della Carità, potrete divertirvi con un’installazione multimediale che vi farà esplorare il primo allestimento della sala, con le grandi pale d’altare veneziane dominate dall’Assunta dei Frari; oppure potrete ammirare il calco in gesso di uno dei cavalli marciani già nel salone d’ingresso, appena varcate le soglie del museo.
Non vi anticipo altro. Preparatevi solo a grandi capolavori e sorprese e a lasciarvi meravigliare dalla splendida reazione che ebbe Venezia ad uno dei suoi periodi più delicati.
Di Emanuele Castoldi
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