HUMANS OF VENICE #36

Biagio è un gatto randagio che vive nei pressi della sede universitaria di San Basilio. È diventato quindi una mascotte degli studenti di Ca’ Foscari.

Due signore si occupano di dargli da mangiare ogni giorno: abbiamo chiesto loro di parlarci di lui.

“Eh, nessuno gli dà niente. Lei è l’unica che… vero Elda? Dighe Elda, dighe come che ea xé, no?”¹

“No ma mi no capisso, no, no…”

“El xé un giornalista, el vol savere, par scriver su un giornale…”

“Sì, dei gatti! E anca queo che xé scampà via xé bandonà, queo là … ” [E anche quello che è scappato via (adesso) è abbandonato, quello là]

“E siccome che questo gatto qui, se lei le dà da mangiare a quel gatto, xé geloso, scappa via. E allora lei non può dargli da mangiare, e allora devo stare attenta che non si avvicini perché altrimenti fanno baruffa, litigano. Allora prima gli dà da mangiare a lui [Biagio], e dopo se avanza gli dà da mangiare anche a lui. Però una signora le ha detto: non state a dar da mangiare che per quel gatto lì ci penso io. Però lui, essendo gatto, bestia, è logico, viene qui anche lui a mangiare… La signora sta a guardarlo perché, dopo, sa che lei gli dà qualcosa da mangiare, magari un po’ di croccantini…”

“E ma desso ghe xé na signora che ghe porta da mangiare, desso.”

“Noi prima lo chiamavamo Oliver. Poi c’era una signora qui, lei gli dava da mangiare e lo teneva dentro a dormire. Soltanto che dopo, anziana, è morta. È subentrato il figlio che veniva dalla Russia, il padron di casa, e l’ha mandato fuori, non lo vuole più. Ma questo era già abbandonato eh, vero? E questo dorme, gli hanno fatto fare una casetta lì, c’ha una casetta.”

“Il signore è andato ad abitare a Mestre!”

“E lui va a dormire, e adesso c’è questa signora che continua a dargli da mangiare… Biagio ha più di 20 anni. È sempre stato così, essendo un gatto… non è che si lascia tanto accarezzare…”

“Non ha fame perché ha mangiato.”

“Ha mangiato questa mattina eh, lei viene due volte al giorno a portargli da mangiare, alla mattina alle 9.30, adesso, alle 4.15 e sta bene fino a domani mattina. Dopo lei lo chiama e, se è dentro che dorme, corre”

“Perché ‘l gà na casetta, eà in fondo, gà na casetta, che un signor ghea gà fatta.”

“Però prima c’era la signora, e allora dormiva dentro, in casa sua, lo accudiva anche, perché gli faceva fare (vero?) anche le punture (vero?), chiamava il veterinario (vero?), lo curava tutto, adesso basta, eh, adesso… mangia e dorme.”

 

¹ NOTA: Dato che le signore parlano un misto tra dialetto e italiano, si è scelto di lasciare il dialogo come in originale, senza “tradurlo”. Le trascrizioni sono pensate per aiutare anche chi non conosca il dialetto a capire come suonino le parole. “Xé” si pronuncia con la [z] di “rosa”.

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