Pala: Abbiamo cominciato a girare la serie in un periodo in cui facevamo molte feste a casa di Lorenz, che aveva per la prima volta la casa tutta per sé. Eravamo già all’università…il 2013 sì, ero ancora convinto di laurearmi in archeologia in tre anni.
Silvio: Ci trovavamo a casa la sera con la voglia di fare qualcosa di diverso dal solito, e un giorno Mala mi fa: Silvio, perché non facciamo una web serie? Era il periodo in cui ‘ste cose andavano molto. Pala le odia. Dopo pochi giorni avevo già pronta la sceneggiatura delle prime tre puntate, volevo fare il regista da sempre, io. E ho subito voluto che ci fosse anche Pala nel progetto.
Pala: Aveva già capito le mie enormi potenzialità!
Silvio: Abbiamo cominciato un po’ per gioco, un po’ seriamente. Oltre ai quattro attori e me, c’era anche l’Alessandra, che faceva da acting coach. Lei e la Francesca sono di fuori, mentre noi siamo di Venezia, io e Mala proprio di Castello.
Pala: Io non sono di Rugagiuffa però, sono nato a San Polo e poi mi sono trasferito a Santa Croce. Diciamo che Castello mi ha adottato.
Silvio: Vorremmo far diventare Rugagiuffa un nome non solo della serie, ma dell’intero collettivo. Adesso finiremo questa stagione, e poi ci sarà un altro progetto al Goldoni. Sicuramente Rugagiuffa rimarrà, ma con altre attività, sia per non fare settantacinque stagioni, sia per diversificare.
- Come una puntata a San Servolo, ad esempio?
Pala: Si parla di ventimila euro, no? Eh insomma, vediamo…
Per quanto mi riguarda, percorro due binari: quello per cui ho studiato e sto lavorando, e Rugagiuffa. È una delle cose più soddisfacenti che io abbia mai fatto, la amo follemente.
Silvio: Vorremmo esportare la cosa fuori dall’isola, anche se ci ha dato un supporto strepitoso fin da subito. Siamo partiti con l’intenzione di raccontare un po’ le nostre storie, probabilmente si sentiva il bisogno di raccontare di questa Venezia qua, quella vissuta.
Pala: Ovviamente, abbiamo romanzato un po’ il tutto. I vari personaggi, però, prendono spunto dai caratteri reali di tutti noi; la cosa bella è proprio il fondo di realismo che è rimasto.
Silvio: Per me che ci sono nato, Venezia è assolutamente normale, ma crescendo mi sono reso conto della sua straordinarietà. A volte si sente la voglia di andare fuori, come se si fosse in una bolla, ma allo stesso tempo si rimane legati qui. È difficile parlarne come se fosse una città vissuta davvero; ovvio che non lo è, ma c’è ancora gente comune che ci abita. A fare la spesa, ad esempio, ci devi andare a piedi. Questo ti obbliga a passare sempre per gli stessi luoghi e a salutare sempre le stesse persone, il che è molto positivo. D’altro canto, una certa scomodità può portare a non investire all’infuori del turismo. Anche solo per far le riprese, è difficile spostare l’attrezzatura con i carretti su e giù per i ponti; stiamo andando sempre più verso un mondo di comodità, e Venezia non attira.
Pala: Per me è la città più vivibile del mondo: è stata concepita a misura d’uomo, senza trambusto. È all’avanguardia, in un certo senso: ti fa tirare un attimo il fiato. Quello che mi auguro è di essere qua tra vent’anni con la mia famiglia e i miei figli, se mai ne avrò…vorrei farli crescere qui, farli giocare a pallone nei campi. A meno che non mi innamori di una svedese. O di una russa.
di Greta Baessato
Venezia è davvero una città magica e dalle infinite sfaccettature. Questa interessante intervista me ne ha fatta scoprire una che prima non conoscevo.
"Mi piace""Mi piace"