Volevo un gatto nero

“Volevo un gatto nero, nero, nero” cantava la piccola Vincenza Pastorello all’undicesima edizione dello Zecchino d’Oro, nel 1969. Non era l’unica.

Corre l’anno 1961, JFK pronuncia la famosa frase “E dunque, miei cari Americani: non chiedete cosa può fare il paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il paese”, Barbie si fidanza con Ken e Fellini trionfa a Cannes con l’indimenticabile La dolce vita. Negli studios più famosi del mondo, nel frattempo, l’American International Pictures sta cercando un gatto nero da inserire nel cast del film horror a basso costo I racconti del terrore come attore principale.


La pellicola, diretta dal regista Roger Corman, è l’adattamento di tre racconti del maestro dell’orrore Edgar Allan Poe: Morella, Il gatto nero e Valdemar. Al fine di trovare il protagonista del secondo racconto – un gatto nero, appunto – viene pubblicato un annuncio sul giornale. La risposta è strabiliante: 152 gatti e relativi padroni si presentano per l’audizione. I gatti dal muso e/o zampe bianchi sono immediatamente scartati, mentre per tutti gli altri il sogno continua. Molti padroni, nel frattempo, tengono fede alla superstizione del “gatto nero che porta sfortuna” e si premurano che nessun felino incroci il proprio cammino.


A onor del vero, nessun gatto riceverà l’ambito diadema Miluna, poiché il ruolo si scopre essere già stato coperto da un “rinomato gatto professionista”. Sette fortunati felini, tuttavia, ottengono il privilegio del rango di controfigura. Il criterio di selezione? Lo sguardo.

 

 

Nota finale: Vincenza Pastorelli è stata arrestata nel 2007 per sfruttamento della prostituzione e estorsioni

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