“Il mondo di Han Meilin a Venezia”: Impressioni di una dilettante

È quasi scaduto il tempo per godere della mostra ospitata nella sede centrale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Quest’anno l’artista che ha prestato le sue opere, creandone di nuove per l’occasione, è Han Meilin e la nostra città è solo la prima tappa del suo Tour mondiale che parte dalla lontana Cina. Anche non volendo sarete già entrati in contatto con questo artista versatile: è quello che ha ideato i memorabili pupazzini colorati delle Olimpiadi di Beijing 2008, lo stesso che ha disegnato i francobolli raffiguranti un panda, lo stesso che ha creato il logo della compagnia Air China.

Appena si entra è impossibile non essere contagiati dalla freschezza vivace dell’ambiente. Si è invasi da una confortevole sensazione di ingenuità, che nasconde, senza dubbio, notevole maestria tecnica, acquisita grazie ad anni di studio e di esperienza. Han Meilin è stato definito “il Picasso d’Oriente” non solo in quanto instancabile sperimentatore, ma anche per una impression d’ensemble di infantilismo che fa sorridere. L’artista, tuttavia, ha rifiutato questo appellativo anche perché dichiara di trarre ispirazione primariamente dalla cultura tradizionale cinese.

Da non dimenticare la qualifica di “artista per la pace” ricevuta dall’UNESCO. Il suo, infatti, è un approccio olistico e inclusivo all’arte, sperimentata in ogni sua forma – pittura, calligrafia, scultura in bronzo, ceramica, in una sala si gode persino dell’accompagnamento musicale – tesa a riflettere un approccio ottimistico e pacifico alla vita. A qualsiasi forma di vita: animale, vegetale, e, naturalmente, umana. Come spesso succede, quasi per ossimoro, questo atteggiamento di accoglienza totale è in realtà un allenamento continuo, ovvero una forma di reazione a tragedie personali che lo hanno segnato profondamente – il breve video della mostra porta come esempio la morte del padre, risalente a quando l’artista aveva cinque anni.


La mostra è godibile perché non troppo ampia né affollata, ben allestita e con una varietà di tipologia di opere soddisfacente. Consigliata, si esce col sorriso. E con il conforto che, in fondo, arte contemporanea bella e contemporaneamente comprensibile, se non altro ad un primo livello, è ancora possibile.

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