Fino all’8 Gennaio 2017 Venezia si colora di tinte parigine grazie alla mostra Culture Chanel. La Donna che Legge, organizzata dalla Fondazione Chanel e ospitata da Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna.
Curata da Jean-Louis Froment, la mostra si propone di analizzare e portare alla luce il peculiare rapporto tra Coco Chanel e la letteratura. Rapporto fin troppo spesso dimenticato ma che, a dispetto di tutto, ha trasformato Gabrielle in Cocò, un’orfana abbandonata nella couturiére immortale che ancora oggi è.
“La vita che conduciamo non è mai granché, la vita che sogniamo è invece la grande esistenza perché la continueremo oltre la morte”.
Questa la citazione, scritta di proprio pugno da Mademoiselle Chanel, che apre la mostra a lei dedicata. Immediatamente posta in silenzioso dialogo con un manoscritto di Madame Bovary, sembra voler comunicare come la letteratura abbia permeato la vita della stilista più famosa di sempre. Se Emma Bovary sprofonda sempre più nel baratro a causa della sua ossessione letteraria, Cocò scrive con la stoffa del suo abito e si eleva, allontanandosi dalla miseria e dalle privazioni dell’adolescenza.
La vita di Mademoiselle Chanel si ritrova inestricabilmente legata all’ambiente culturale della Parigi novecentesca, influenzando in maniera inaspettata le sue creazioni e la sua idea di moda. Ecco quindi che la sua biblioteca al numero 31 di rue Cambon si popola di libri, disegni e dediche di Jean Cocteau, Pierre Reverdy, Max Jacob, Pablo Picasso e Guillaume Apollinarie che vedono in lei non solo una cultrice dell’arte ma anche un’amica. Da loro Gabrielle imparerà a trasformare il caso in fortuna, ad imporre il proprio ritmo e le sue cadenze al tempo, a piegare e trasformare il reale, esattamente come una poetessa.
Trasformare il reale significa anche rivoluzionare il mondo della moda, liberare le donne da crinoline, busti e sottovesti, per approdare al capo per eccellenza: il tailleur Chanel. Simbolo di una nuova donna dinamica, lavoratrice e impegnata, il tailleur libera la sua indossatrice da secoli di convenzioni per restituirle il movimento, la praticità e l’indipendenza.
Cocò è anche l’inventrice del profumo simbolo del Novecento: Chanel N. 5. La fragranza non è solo la più venduta nella storia della profumeria ma è anche un ulteriore indizio del legame di Mademoiselle con l’Arte e la Letteratura. La forma della boccetta, nonché l’etichetta stessa, richiamano la ribellione Dadaista, nata grazie agli amici Francis Picabia e Tristan Tzara durante gli anni più oscuri della Prima Guerra Mondiale.
Anni oscuri che si ripercuoteranno ulteriormente su Gabrielle nel 1919, con la morte prematura del grande amore della sua vita, Boy Capel, l’uomo che legge. Vera e propria anima gemella di Cocò, è lui ad averle insegnato il valore salvifico della Letteratura: è proprio alle pagine dei classici che la donna si àncora, quando il dolore invade la sua vita. Shakespeare, Sofocle, Rabelais, Hugo, Baudelaire, Mallarmè diventano la sua cura e le mostrano come incidere nel tempo la sua visione.
La mostra culmina e si conclude con una grande esposizione che sintetizza l’evoluzione del rapporto di Chanel con i libri. Agli abiti concepiti da Karl Lagerfeld per le Fashion Week più recenti, vengono accostati libri e oggetti provenienti dall’appartamento di rue Cambon, accumulati da Mademoiselle nell’arco della sua vita, nel corso di una perenne riflessione sul lessico della moda, sulla donna, sul sarto, sull’eternità.