Dove finivo io e dove cominciava Nina? Anche adesso che viviamo lontane, ai due capi del mondo, ci sono giorni in cui sento riaffiorare la vertigine di quell’interrogativo. Come io fossi lei, e lei me.
Cara pace è un romanzo che parla di legami. Legami tra sorelle, tra città, nel tempo. Maddalena, introversa e timida voce narrante della storia, è sorella maggiore di Nina, impetuosa e vulcanica. Due sorelle, unite da un legame intenso, alimentato da un crescente bisogno di normalità. La loro è una delle tante famiglie spezzate in cui i genitori non costituiscono più un punto di riferimento. Gloria, madre tanto amata quanto lontana, è la prima ad abbandonare il nido familiare divenuto per lei una prigione, nel tentativo di ridare un senso alla sua vita. Mentre Seba, padre impacciato in un ruolo che non gli si addice, delega la sua funzione genitoriale alla tata Mylene, unica figura di riferimento che riesce a donare loro una parvenza di stabilità. Quasi orfane, le due sorelle si trovano a dover affrontare da sole la vita, sostenendosi vicendevolmente nelle fasi più complicate della crescita, in una casa romana grande e troppo vuota, affacciata su Villa Pamphili. È una storia di dolore e sentimento, di due bambine costrette a crescere troppo in fretta per soffocare il loro passato di abbandono. Ciò che contraddistingue maggiormente le due sorelle è la reazione a questo trauma: Maddalena esplode dentro, mentre Nina esplode all’esterno. Maddalena cerca di interiorizzare e “zittire” questo dolore, mentre Nina “urla” il suo sconforto attraverso il suo carattere irruento e capriccioso.
Benché la storia raccontata sia di Maddalena e Nina, la vera protagonista del romanzo è Roma, il centro attorno a cui gravita la loro vita, passata e presente. Da adulte, le due sorelle si trovano ormai fuori dall’Italia, Parigi e New York, dopo aver finalmente trovato la loro strada e il loro tanto agognato equilibrio. Nonostante ciò, in ogni pagina e dialogo, il pensiero va a Roma, a quella città che le ha cresciute e amate, insieme alle sofferenze che porta con sé il ricordo di quei luoghi d’infanzia. Nell’incipit del libro, è proprio Maddalena a manifestare questo ardente desiderio di ritorno alle origini, essendo ormai provata dal monotono stile di vita parigino.
A narrare la storia è una Maddalena ormai adulta, che racconta con l’occhio critico di una donna quella che è stata la sua infanzia e il suo difficile passato. Come ricorda lei stessa, fin da ragazza Maddalena è riuscita a non perdersi, a rimanere “coi piedi per terra” grazie alla corazza che ha saputo creare intorno a sé. Grazie al suo carapace è riuscita ad ottenere la sua “cara pace”, o almeno così crede.
Perché potrebbe vincere: perché la narrazione della Ginzburg cattura il lettore fin dalla prima pagina e riesce a trasmettere alla perfezione il legame profondo tra sorelle, in ogni pensiero e dialogo delle protagoniste. Nonostante i salti temporali e geografici da un continente all’altro è facile seguire la storia della famiglia Cavallari, attraverso il flusso di coscienza di Maddalena, che ci porta con il pensiero nelle strade di Roma e Parigi.
di Caterina Cognini