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Melania Gaia Mazzucco nasce a Roma nel 1966. Ripercorre fin da subito le orme del padre laureandosi in Storia della Letteratura Moderna e Contemporanea, e successivamente in Cinema, al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Per circa sette anni collabora poi all’Enciclopedia Italiana Treccani, per la quale cura il settore letteratura e spettacolo di varie opere.
Il suo esordio come scrittrice risale al 1992 con il racconto intitolato “Seval”, pubblicato sulla rivista Nuovi Argomenti. Nel 1996 pubblica invece il suo primo romanzo, Il bacio della Medusa, finalista al Premio Strega. A questo fanno seguito La camera di Baltus, di argomento storico-artistico, e Lei così amata, opera che documenta in maniera romanzata la vita della scrittrice, reporter e fotografa svizzera Annemarie Schwarzenbach. In questo lavoro, l’autrice rievoca la protagonista, così malvista dalla società in cui viveva, riproponendola con i suoi lati ribelli e fragili nel medesimo tempo, in una prosa che rispecchia quella che può essere la poesia di un’intera vita.
Contemporaneamente, la Mazzucco non smette mai di scrivere numerose storie per la radio, articoli e recensioni di teatro, sottolineando sempre e senza mai essere ripetitiva o banale la sua poliedricità in ambito letterario.
Nel 2003 vince il premio Strega con Vita, in cui l’esperienza di emigrazione in America del nonno paterno, Diamante, diventa soggetto di un’opera picaresca. Il testo è, più in generale, una magistrale narrazione delle vicende dei giovanissimi italiani emigrati in America che scava nella memoria e nei ricordi familiari, ma che si dimostra anche attuale sia per soggetto, sia per modalità narrative. L’autrice, infatti, ricorre a una tecnica fondata sulle trasformazioni narrative della realtà, caratterizzata dalle riscritture di quelle esperienze la cui legittimazione deriva dalla necessità di rielaborare il vissuto per consegnarlo agli altri, regalandolo dotato di un senso “altro”. Melania Mazzucco risulta sempre pronta a dichiarare e dimostrare il suo personale coinvolgimento, come scrive nel ricordare il genitore, ribadendo il valore di verità della descrizione: “L’uomo che invece era mio padre mi ha raccontato un’altra storia. Volentieri, perché amava raccontare e sapeva che solo ciò che viene raccontato è vero”.
La poetica della Mazzucco è una poetica quasi scientifica, esatta, precisa. Vuole dare voce a coloro che non hanno avuto la possibilità di averla, ai discriminati, alle minoranze, ai meno fortunati di lei. Decide di schierarsi e sedersi dalla parte di chi è oggetto di ingiustizia e di chi è più esposto e vulnerabile. Bisogna immaginarsela come una persona che abbia scoperto la sua abilità e senta la necessità di amplificarla con l’aiuto di testimonianze. È per questo che sceglie di documentarsi, di ricercare nelle storie qualcosa che possa essere raccontato con la sincerità e l’autenticità di chi lo ha vissuto sulla propria pelle.
Nel 2012 pubblica con Einaudi il romanzo sulla guerra in Afghanistan Limbo e Il bassotto e la regina, una favola che parla dell’esteriorità dell’apparenza, delle differenze fisiche e psicologiche, della difficoltà di aprirsi con chi è o sembra diverso da noi. Una storia ricca di spunti riflessivi e sfumature sulla fermezza, che cerca di sensibilizzare il lato dell’emotività.
Nel 2016 pubblica Io sono con te. Storia di Brigitte, vincitore del premio Libro dell’Anno 2016 di Radio3 Fahrenheit. In questo suo ultimo romanzo, la Mazzucco ci restituisce la raffigurazione reale di una persona che riesce a contrastare i colpi della Storia e a riprendere in mano la sua vita, con un coraggio disumano, dopo aver perso ogni cosa a lei cara, una giovane donna quasi annientata e invisibile presentata inizialmente come “compressa, sigillata, inaccessibile”. L’autrice segue parallelamente due storie: quella del passato di Brigitte, in Congo, e quella del suo presente, in Italia. Ci racconta il motivo per cui Brigitte sia arrivata a Roma e come la donna si impegni faticosamente e cerchi di ricomporre i pezzi della sua vita in un continente che non sente suo, e che, inoltre, fa di tutto affinché lei si senta esclusa e rifiutata.
Si tratta di un romanzo tanto toccante quanto duro, che non vuole nascondere nemmeno il minimo particolare perché sa che deve essere raccontato. La storia di Brigitte è una storia vera e, inoltre, neanche così romanzata, per quanto possa volerlo il lettore sensibile, ragione per cui diventa necessario leggerla. In questo romanzo Melania Mazzucco si è messa in gioco senza mai nascondersi, pagina dopo pagina, come essere umano prima di tutto e inevitabilmente come scrittrice poi, scegliendo una forma duttile, caratterizzata dalla flessibilità e dalla novità. Il suo è uno stile personale, ricolmo di un’emozione che vuole essere tenuta a freno e risultare profonda. Se in Vita aveva raccontato, narrando abilmente, l’epopea dell’emigrazione italiana, ora rovescia la prospettiva ed il punto di vista: osservando con una sensibile attenzione lo sguardo di queste persone, uomini e donne, immedesimandoci e specchiandoci nelle loro storie, non possiamo non riconoscere quella che viene definita “l’energia disperata” che ci accomuna tutti, quando la vita ci travolge e tentiamo di rialzarci. Brigitte Zébé viene quindi svelata non solo come personaggio protagonista della sua storia, ma anche come emblema di ciò che in noi è stato impietrito e può essere risvegliato.
“La dignità degli altri”, scrive la Mazzucco, “è il fondamento della nostra libertà”, ed è proprio questo principio che, attraverso questa lettura, si incarna, si impersona in noi, e inevitabilmente ci rimane dentro, senza darci la possibilità di scegliere la strada dell’indifferenza.
di Silvia Boschetti