Tempo di lettura: 5 minuti
Daniel Pennacchiotti, meglio conosciuto come Daniel Pennac, nasce a Casablanca, in Marocco, nel 1944. Figlio di un militare, a causa del lavoro del padre trascorre l’infanzia tra Africa, Sud-Est asiatico ed Europa per poi stabilirsi definitivamente in Francia. A detta di Pennac, è il padre a instillargli l’amore per la lettura. Allievo mediocre a causa della dislessia, scopre la passione per la scrittura grazie all’intuizione di un insegnante illuminato, che lo invita a scrivere un romanzo a puntate invece di sottoporlo a delle verifiche a lui poco congeniali. La sua formazione continua all’Università di Nizza, dove ottiene una laurea in Lettere nel 1968. In questo periodo comincia a lavorare come insegnante, carriera che influenzerà sia la sua scrittura che la sua concezione della letteratura. Il primo libro che riesce a pubblicare è un pamphlet contro il servizio militare, intitolato Le service militaire au service de qui? (1973). In seguito, pubblica alcuni libri per bambini tra cui il celebre L’Occhio del Lupo (1984), che lo scrittore non ha esitato a definire come il suo libro preferito, tra tutti quelli che ha scritto. Accanto al famoso Ciclo dei Malaussène (1985-1999), Pennac si dedica all’attività di saggista: particolarmente interessante in questo caso è il manifesto del 1992, Come un romanzo. All’interno dell’opera, infatti, Pennac si scaglia contro le imposizioni del sistema scolastico che, a suo parere, soffocano nei giovani l’amore per lettura. La critica dello scrittore assume ancora più importanza in virtù del suo ruolo di professore, professione che eserciterà fino al 1999. In generale, la riflessione sulla funzione della scrittura sottende tutta la sua attività letteraria. Ancora nel 2015, in occasione dell’attribuzione del Premio Chiara alla Carriera, lo scrittore ha affermato:
«Perché scrivo? È come se mi chiedessi perché mangio. Scrivo perché ho fame. […] Sono un po’ come una balena che sta tutto il giorno sott’acqua a cibarsi di plancton, nel mio caso lessicale, e riemerge sputando fuori quello che non va, perché la balena ha un palato fine. Il che significa che dopo un’immersione scrivo quattro, cinque righe.»
In questo senso, già in Come un romanzo, Pennac introduce un decalogo dei diritti imprescindibili del lettore, tra i quali compare addirittura il diritto «di non leggere». Secondo il ragionamento dello scrittore, questa prima facoltà è imprescindibile, in quanto aumenta il valore e l’importanza del gesto della lettura in sé. Questa, infatti, non deve essere un obbligo imposto dall’alto, ma un esercizio di pensiero critico che, in quanto tale, si esplicita solo attraverso la volontarietà dell’azione. Un altro dei diritti fondamentali postulati da Pennac è il «diritto al bovarismo». Lo scrittore, infatti, difende la possibilità per il lettore di provare:
«la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni: l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza, l’identificazione che diventa totale e il cervello che prende (momentaneamente) le lucciole del quotidiano per le lanterne dell’universo romanzesco».
Lo scrittore, quindi, sottrae l’esperienza della lettura ai dettami dell’accademia, della scuola, della serietà per rivendicare un approccio più personale e intuitivo nei confronti del testo scritto.
In Italia, Daniel Pennac è particolarmente famoso grazie a un ciclo di sei romanzi, il cosiddetto Ciclo di Malaussène, che narra le avventure di una famiglia atipica, sullo sfondo del quartiere parigino di Belleville. Pubblicati tra il 1985 e il 1999, rispettivamente Il paradiso degli orchi, La fata carabina, La prosivendola, Signor Malaussène, La passione secondo Therèse e Ultime notizie dalla famiglia, i romanzi decretano il successo definitivo di Pennac e la sua inclusione del canone dei grandi scrittori europei contemporanei. Nel 2017, lo scrittore ha pubblicato un ulteriore libro, Il Caso Malaussène. Mi hanno mentito, prima puntata di un nuovo ciclo dedicato alla famiglia.
Il ciclo dei Malaussène è un caleidoscopio di personaggi, situazioni, idee, occasioni che trovano il loro baricentro in un improbabile protagonista: Benjamin Malaussène. Nell’arco dei sei libri, Benjamin si ritrova implicato in una serie di episodi poco piacevoli – si va dall’omicidio, alla bomba, al delitto efferato. All’interno di queste esperienze traumatiche, Malaussène sembra sempre, suo malgrado, come il colpevole più plausibile, come il principale indiziato, come l’ovvio perpetratore del delitto. L’andamento dei sei libri è quello del giallo poliziesco, prontamente stemperato dall’ironia che vena la prosa dell’autore. Si potrebbe arrivare ad affermare che è proprio l’ironia la cifra caratterizzante della prosa di Pennac: attraverso l’astuta creazione di scene antifrastiche, lo scrittore francese arriva a demistificare la realtà, facendo implodere le sue contraddizioni interne in un gioco dei contrari talmente paradossale da suscitare una risata liberatoria. I personaggi stessi sono dei tipi: ognuno è caratterizzato da un dettaglio, da una peculiarità esagerata all’inverosimile che li rende indimenticabili e inconfondibili. Benjamin Malaussène non è quindi l’unico “attore” degno di nota all’interno del ciclo, anzi: il protagonista è attorniato da una miriade di co-protagonisti che danno alla narrazione un respiro quasi corale. Ecco, quindi che compaiono Clara, con la sua passione per la fotografia, il cane Julius afflitto da epilessia, Louna la sorella infermiera, Thérese la veggente. I Malaussène sono una vera e propria tribù, un gruppo composito dalle mille sfaccettature, perfettamente inserito nel contesto di Belleville. In effetti, è l’ambiente stesso in cui è immersa la famiglia a richiamare la moltitudine e la varietà. Pur essendo piccolo, il quartiere si caratterizza per il brulicare di usanze e culture che si fondono creando un mondo a parte. Questo aspetto collettivista e profondamente inclusivo porta il lettore a interrogarsi sul concetto di identità e multiculturalismo, centrali in tutte le opere di Pennac fin dalla sua prima produzione.
Daniel Pennac sarà ospite a Incroci di Civiltà Sabato 6 aprile alle ore 18.00 (Auditorium S. Margherita). L’autrice converserà con Pietro Del Soldà di Radio 3 Rai. Per maggiori informazioni sull’evento, potete visitare la pagina web di Incroci.
di Elena Annunziata
Foto: Adolfo Frediani