Breve storia del ponte degli Scalzi

L’inaugurazione della stazione di Santa Lucia – che sostituì l’omonima chiesa – e del relativo ponte ferroviario segnò un punto di svolta epocale per la città lagunare, per la prima volta realmente legata alla terraferma. Quell’11 febbraio 1846 nacque, inoltre, il bisogno di un collegamento rapido tra i sestieri di Santa Croce e Cannaregio, il cui percorso più veloce all’epoca doveva necessariamente passare per il ponte di Rialto.

Il primo ponte degli Scalzi fu un’opera in ghisa dell’architetto Alfred Neville, già progettista del ponte dell’Accademia di cui ne riprese la struttura, nel 1858. A causa dell’altezza limitata che impediva il passaggio alle imbarcazioni alberate e dello stile marcatamente industriale che stonava con l’architettura circostante, non godette di ampio successo. Il rapido deterioramento del materiale di costruzione, per di più, costrinse il Comune già negli anni ’30 del secolo successivo a valutarne la sostituzione.

Il progetto fu affidato – crudele scherzo del destino – allo stesso ingegnere incaricato del lavoro di sostituzione del ponte dell’Accademia, Eugenio Giuseppe Francesco Miozzi. I lavori cominciarono il 4 maggio 1932 e si conclusero il 28 ottobre 1934, senza mai intralciare il traffico marittimo. Dal punto di vista architettonico, il ponte fu messo in opera senza impiego di armature, cemento armato o parti in ferro. A chiunque dubitasse che l’unico materiale utilizzato fosse la pietra d’Istria della cava di Orsera, Miozzi replicava con orgoglio “non ha nessuna armatura, né in cemento armato, né in ferro, né in bronzo; non ha nessun misterioso malefizio”.

Il nome? È dovuto alla vicinanza alla chiesa di Santa Maria di Nazareth, dove per trecento anni l’ordine dei carmelitani scalzi officiò la Messa.

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