I bianchi degli antichi

Va bene, “bianco” viene da blancus, “candido” viene da candidus, “niveo” (obsoleto, scusate, ma qua serve) da niveus. Tante grazie. Ma, mentre la differenza da noi avvertita riguarda più che altro una percezione di maggiore o minore obsolescenza dei termini,  i tre tipi di bianco degli antichi avevano contesti d’uso specifici e non si poteva sbagliare.

“Bianco”, la parola più frequente per questo colore, non è nemmeno latina. È un prestito tardo che viene dal germanico e si è poi imposto sul tradizionale albus: l’aggettivo “albino”, invero, viene proprio da qui. Albus Silente, per capirci, non si chiama così a caso, ma perché ha la barba bianca che è alla base dell’iconografia dei saggi (cfr. tutte le teste di marmo di Socrate reperibili. L’idea viene da lì). E l’album delle figurine? Anche questo viene dall’idea di qualcosa di bianco, di vuoto da riempire. Non è un bianco qualsiasi: è il bianco un po’ giallastro che ricorda l’ALBUMe (eh già) dell’uovo. Cosa ci facevano i romani? I magistrati ci ridipingevano ogni anno, a Roma, la propria tavola lignea per scrivere gli atti ufficiali, che infatti si chiamava tabula dealbata (“s-biancata”). Insomma, un uso smodato del bianchetto ante litteram. Su documenti ufficiali. Un’eresia, in pratica.

Se passiamo all’utilizzo di candidus, ci rendiamo conto di quanto la politica fosse essenziale per i romani: il termine veniva usato per indicare il colore della veste di chi voleva entrare in politica. Ed era un bianco accecante. Ora appaiono molto più calzanti anche i termini “candidato” e “candidarsi”. Anche se, invece che accecare i passanti, oggi si preferisce svettare su cartelloni più grandi delle proprie possibilità economiche con un sorriso a 37 denti (32 + cinque aggiunti da Photoshop).

Infine, per i sognatori, abbiamo niveus. Non era, come si potrebbe pensare, il termine per indicare il bianco effimero della neve, tuttavia si utilizzava per qualcosa di altrettanto effimero e puro: il bianco della pelle delle ragazze. Era un bel complimento e fino a cinquant’anni fa andava ancora di moda – reminder: le turiste da Cina e Giappone, che aprono gli ombrellini col sole a picco, lo fanno anche per non abbronzarsi. Tornando coi piedi per terra, avere la pelle abbronzata o meno è una questione di moda: la moda è un aspetto culturale. Fino a mezzo secolo fa avere la pelle candida voleva dire potersi permettere di non lavorare per vivere. Le ragazze con la pelle scottata dal sole erano quelle che si alzavano alle cinque per andare a lavorare nei campi. Ora, azzardo, esibire una pelle abbronzata a dicembre significa potersi permettere una vacanza alle Canarie. O, nella peggiore delle ipotesi, potersi permettere una lampadata alla settimana.

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