L’8 Marzo della mia infanzia era il giorno delle mimose.
Ricordo ancora tutte le volte in cui mi sono offesa incommensurabilmente perché mio padre aveva comprato i fiori per mia madre e non per me. Ero abbastanza ignorante circa le motivazioni per cui si dovessero festeggiare le donne. Sapevo solo che puntualmente, ogni 8 Marzo, vedevo spuntare mazzetti di fiori e bigliettini carini ovunque. Alle elementari ho scritto anche un testo descrittivo (così lo chiamava la maestra) che descriveva i fiori, le foglie e gli steli delle mimose. Sarà stato sicuramente di una noia mortale.
Oggi, per fortuna, so che l’8 Marzo non è solo il giorno delle mimose.
Ho scoperto, ad esempio, durante il mio orale di terza media che la data non è stata scelta in modo arbitrario ma ha un significato simbolico: l’8 marzo 1917 le donne di San Pietroburgo guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra e che fu decisiva nella caduta dello zarismo. Le prime a dedicare questo giorno alle donne furono le partecipanti alla Seconda Conferenza Internazionale delle donne comuniste nel 1921, grazie alle quali l’8 Marzo divenne «Giornata internazionale dell’operaia». Tuttavia, l’avvento della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda portarono ad una volontaria cancellazione dalla memoria storica occidentale delle reali origini delle festività cosicché alcune fantasiose ricostruzioni cominciarono a circolare per l’America. Il famoso episodio del rogo di una fabbrica in cui perirono centinaia di donne colpevoli di aver protestato per avere più diritti sindacali è purtroppo (o per fortuna) un falso storico.
Un’altra cosa che ho imparato o, per meglio dire, appreso vivendo è che molte persone non vedono l’utilità o il bisogno di una ricorrenza del genere.
Perché esiste la festa delle donne? A cosa potrebbe mai servire adesso che hanno gli stessi diritti degli uomini?
Solo recentemente ho imparato anche a rispondere a queste affermazioni, prima mi vergognavo di esporre la mia opinione.
Formalmente c’è parità ma non de facto. Continuare a celebrare l’8 Marzo è un modo per riconoscere che, certo, tanta strada è stata fatta (grazie Suffragette) ma che ne resta altrettanta da fare.
Un mondo dove un parlamentare europeo può anche solo esporre l’idea che le donne debbano essere pagate di meno perché “più piccole, fragili e meno intelligenti” è un mondo che denota con laconica chiarezza che la parità è ancora lontana.
Il fatto che un’attrice non possa dichiararsi femminista e, al contempo posare in topless per una rivista di moda è un altro campanello d’allarme.
Un paese come l’Italia, dove la prima accusa rivolta ad una politica donna è di essere una poco di buono e di essere necessariamente andata a letto con qualcuno per guadagnarsi la poltrona di ministro, è un paese dove l’uguaglianza di genere è ancora un miraggio. Anche perché secondo l’italiano medio, una femminista è una donna molto arrabbiata, gattara e zitella, che per questo odia gli uomini e vorrebbe ucciderli tutti. Devo ancora incontrare questo genere di persona ma sono fiduciosa: parlare con una “femminista” con manie omicide deve essere un’esperienza degna di nota.
L’8 Marzo 2017 vedrà anche il primo grande sciopero delle donne (evidentemente tutte single e molto arrabbiate per questo) che si riuniranno al grido di “Non una di meno” per protestare contro le disuguaglianze che esistono ancora oggi tra donne e uomini.
L’8 Marzo serve infatti anche a questo: a ricordarci che l’uguaglianza politica, economica e sociale dei sessi deve e può esistere.

Non mi disturba affatto che rispondi anzi lo apprezzo molto (giuro).
La tua esperienza personale l’ho tirata fuori perchè è indicativa di un trend più ampio, ovvero il “reverse gender education gap”. Un’immagine: http://1.bp.blogspot.com/_otfwl2zc6Qc/S8HlbwOKjwI/AAAAAAAANNY/zTvzQfqmPIc/s1600/degreegap.jpg
Stavo cercando di dirti che c’è una disconnessione fra la realtà percepita e la realtà effettiva.. Tu ritieni di subire forme di discriminazioni, ma la verità è che dal momento in cui sei nata avevi un 33% di probabilità in più di andare all’università rispetto a me. Non è un caso che al Collegio sei circondata da donne. Il fatto che un buon 80-90% delle professoresse dalle elementari in poi sia donna ha giocato un ruolo. Il femminismo qui sta in assoluto silenzio (perchè non è un problema che riguarda le donne, e quindi al femminismo non interessa.)
Riguardo il wage gap. Si sente spesso che per ogni 0.79$ che guadagna una donna, un uomo fa 1$. E’ una stastica fuorviante. Sembra suggerire che le donne vengano discriminate con stipendi più bassi – nope. Si arriva a questi numeri prendendo il totale di soldi guadagnati dalla popolazione femminile, dividendo per capita e percentualizzando la figura – per poi paragonarla all’analoga figura maschile. In pratica, non è vero che una donna a parità di impiego guadagna meno di un uomo – è invece vero che le donne hanno un peso minore nell’economia (partecipano di meno al mercato del lavoro, preferiscono il part-time eccetera). Quando entri nel lavoro, ti puoi aspettare di guadagnare esattamente come i tuoi colleghi maschi.
Riguardo alla questione della sicurezza pubblica. Lo so che come donna hai più da temere a livello criminale. Non sono indifferente e so che, quando fa buio, è meglio che accompagno la mia ragazza a casa piuttosto che lasciarla andare da sola. Ma sai qual’è il punto? Che non ci puoi fare molto. La natura non è femminista. Hai meno massa muscolare di me, sei più bassa, hai le spalle più strette, hai meno testosterone. Cosa ti aspetti che lo Stato faccia? Fino a quando esiste il crimine, tu sarai più a rischio di me. Puoi ridurre il crimine, non eliminarlo, e sarai sempre un pò più a rischio, anche a Stoccolma.
Il caso dell’aborto è complesso. Tu hai la libertà di decidere del tuo corpo, ma 1) anche il padre, se esiste la parità, dovrebbe aver diritto di dedicere della vita di suo figlio 2) c’è una questione legale sugli embrioni. Le persone non ancora nate dovrebbero avere diritti? Per alcuni la risposta è si (e quindi va applicato il diritto alla vita), per altri è no. E’ una questione ambigua e non ci sono risposte. Quello che è certo è che la risposta non può essere “decido io nel nome della mia libertà, e affanculo la libertà del padre, del figlio e del medico”.
Per quanto riguarda la Boschi e la Boldrini. E’ vero che subiscono insulti sessisti, ma una cosa è il “peer sexism”, un’altra è l’ “instutional sexism”. Per rafforzare il concetto: se la gente ti prende in giro perchè “sei una donna e quindi non sai guidare”, quello è peer sexism e non conta nulla. Quello che conta è che la patente te la danno con un esame che è uguale per tutti, donne e uomini. Io sono andato a scuola in una classe di 25 femmine e 4 maschi, e sinceramente, le battute sessiste sugli uomini erano all’ordine del giorno (madonna che palle guarda…) Ma non importa, perchè queste persone non avevano nessun potere di opprimermi – è questo che conta. Il sessismo esiste da tutte e due le parti (non oso immaginare cosa subirei se avessi deciso di fare l’infermiere), l’importante è che a livello istituzionale le pari opportunità siano garantite (io potevo fare l’infermiere nonostante tutto, se mi girava).
Il wage gap a hollywood è un discorso simile al wage gap generale. Finchè guardi alle figure complessive arriverai a una conclusione distorta. Nelle scienze si dice, devi “controllare per gli altri fattori”. Diciamo che io quest’anno ho lavorato sempre e ho fatto 10000 euro mentre tu hai lavorato meno, guadagnando 3000. Già mi immagino i titoli di giornale: “Elena guadagna solo 0.3 euro per ogni 1 euro che Gabriele guadagna!” Eh grazie al cavolo, se non conti le ore lavorate, l’industria, il tipo di contratto, la performance dell’azienda eccetera….e no, il wage gap non conta tutte queste cose. Prendono il totale, lo dividono per capita e ci fanno i titoloni.
Il femminismo dovrebbe essere quello che dici tu, ma non lo è. Intanto, se è una questione di parità di genere in generale, allora perchè il femminismo sparisce quando si parla di:
1) reverse gender education gap, abbandono scolastico maschile etc.
2) il numero dei suicidi maschili altissimo rispetto a quelli femminile
3) leggi sul divorzio che danno la custodia dei figli al 90% dei casi alla madre. Cioè, io ho visto i miei genitori divorziare, e sono andato a vivere con mia madre per forza. A me sta anche bene, ma possibile che automaticamente i figli spettano alla madre? Il padre chi è, il genitore di serie B? Per la legge, si.
4) gender sentencing gap
E dov’è il femminismo quando si parla di tutto ciò? Eh….
Il motivo per cui la gente arriva a essere sospettosa del femminismo è perchè c’è questa tendenza a riempirsi di belle parole sull’ugaglianza di tutti, quando poi in realtà, se non si parla di donne a loro frega nulla proprio.
Senza contare la violenza culturale. Io ti dico che non posso far niente senza che il femminismo metta il naso nella mia vita. E’ come se il mondo pensasse che io, in quanto maschio, sono oppressivo e devo essere rieducato. Stavo guardando Dragonball Super l’altro giorno (show molto maschile). Con mio orrore, hanno inserito un uomo muscoloso con le tette nello show, ovvero, hanno inserito nello show un super sayan donna per questioni di parità di genere. Non si può vedere. E’ stupido, e lei è palesemente un uomo a cui hanno aggiunto le tette dopo. Guarda questa immagine allucinante:

Oggi siamo arrivati a questo: non puoi fare uno show senza metterci una strong and independent woman, e vengono fuori queste atrocità.
E ti giuro che non posso andare un giorno, dico uno, sulla pagina di Men’s health senza trovare un articolo di una femminista su quanto sia sbagliato il cat-calling, lo slut-shaming, il man-spreading eccetera. L’altro giorno stavo tranquillamente leggendo i miei articoli sulla palestra e lo sport quando mi spunta fuori (su MEN’S HEALTH) questo articolo che mi suggerisce di “non chiamare i tuoi amici <> per insultarli; se ci pensi, in realtà, la vagina è un organo molto forte e potente ^_^”. Dio santo.
Questi sono esempi leggeri e scherzosi, ma si può andare sul pesante volendo, come quella volta che hanno pubblicato un libro che criticava la direzione che il femminismo moderno ha preso, titolato “How Misguided Feminism Is Harming Our Young Men” e l’autrice è stata costretta a censurare la parola femminismo nel titolo. Adesso il libro lo puoi comprare, si, ma il titolo è stato rivisto in “How Misguided Policies Is Harming Our Young Men”. (Perchè come minchia ti permetti di parlare male del femminismo?!) Oppure come quella volta che uno scienziato si è presentato in tv con una maglietta con una ragazza nuda ed ha ricevuto minacce di morte, fino a quando non è stato costretto a chiedere perdono pubblicamente.
In conclusione: una volta il femminismo era una cosa nobile. Diritto di voto, istruzione, pari lavoro = pari guadagno…oggi invece si è ridotto ad usare statistiche distorte, a rompermi le scatole mentre mi faccio i fatti miei, e condurre memorabili “battaglie” sulla regolazione maschilista dell’aria condizionata in ufficio e sull’angolo di apertura delle mie gambe quando mi siedo in autobus. Non è roba che fa per persone normali, ormai.
Grazie comunque per la risposta e la possibilità di esprimere il mio pensiero. Ci vuole molto tempo a scrivere questi post quindi non credo che risponderò ancora – ma ti ringrazio sinceramente e ti auguro buona serata.
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Quest’articolo è piuttosto superificiale e ideologico. Muove da una ideologia liberal, e seleziona alcuni fatti poco rappresentativi che si conformano a questa ideologia. Mi spiego meglio.
1) “Formalmente c’è parità ma non de facto”. Fermiamoci un attimo. Tu sei al Collegio Internazionale, istituzione di merito. Una istituzione che è tutt’altro che maschilista. Anzi, ha una direttrice donna e la maggiorparte dei membri sono studentesse (con una minoranza maschile). In generale, a partire dagli anni 80-90, l’istruzione superiore occidentale è generalmente un mondo a dominio femminile (“education gap”). Molte più donne che uomini si laureano. Il gender wage gap esiste solo per le generazioni più anziane e non per i millennials. Sulla base di quali fatti sostieni che non c’è parità de facto? Io vedo istituzioni tutt’altro che maschiliste. Le UNICHE aree della società dove non c’è parità al momento sono le aziende high-tech, la finanza (investment banks e hedge funds di Wall Street e simili) e il top 0.01% della popolazione (i CEO e gli amministratori delegati, miliardari vari etc). Ma questo non è abbastanza per dire che “tanta strada ancora c’è da fare”, e la situazione per la persona media oggi è di assoluta parità. Pensi veramente che io e te abbiamo possibilità diverse nella vita a causa del fatto che io sono uomo e tu donna? Guardati intorno, sei in una istituzione di eccellenza e sei circondata da donne. Dov’è la patriarchia in cui dici di vivere?
2) “Un mondo dove un parlamentare europeo […]”. Questa parte dell’articolo riprende l’intervento infelice al Parlamento di un politico polacco.
Come sicuramente voi sapete, c’è un’ondata di estrema destra che si sta alzando in giro per l’europa, e la Polonia è uno dei paesi contagiati. Tuttavia, queste ideologie non sono al momento l’ideologia dominante e le nostre società NON sono fasciste. Guardiamo la situazione: la nazione più potente del continente, la Germania, è comandata da una donna, la Merkel, così come la Gran Bretagna, paesi di primissima fascia, e la politica è piena di donne in prima fascia. Un conto è l’intervento ignorante di un neoeletto fascista al parlamento. Non ‘è il primo intervento ridicolo all’UE e non sarà l’ultimo. Ma è solo un intervento, mentre quello che conta è la situazione istituzionale, la quale è piuttosto gender-neutral. Mentre l’autrice parla della politica maschilista, la Len Pen è la candidata favorita per il primo round delle elezioni di un paese come la Francia…
3) “il fatto che una attrice non possa dichiararsi femminista e […]”. Che io sappia, è pieno di attrici che si dichiarano femministe e che hanno posato in topless. Il mondo delle attrici, dello spettacolo e delle cantanti è un mondo dove sicuramente non esiste discriminazione di genere, e anzi, è pieno di donne in cima alla classifica delle retribuzioni. C’è molta ipocrisia da parte del femminismo su questo: ad esempio, Madonna ha recentemente “denunciato” la discriminazione di genere nel mondo della musica, quando poi, andando a guardare i fatti, si scopre che Madonna è la 4a cantante più pagata del mondo, e i primi 3 posti sono tutti occupati da donne. Dovrei credere che persone come Jennifer Lawrence e Emma Stone, Emma Watson etc. vengono discriminate per il loro genere?
4) “devo ancora incontrare questo genere di persona ma sono fiduciosa” Guarda, basta chiedere. Nel femminismo esiste una minoranza che maschera dietro alla nobile etichetta quella che in realtà è solo misandria. Non tutte le femministe sono misandriche, ci mancherebbe; ma tutte le misandriche sono femministe. Il femmismo, diversamente da un paio di decenni fa, appare oggi come un movimento piuttosto estremista. Oggi, quasi l’intera popolazione occidentale sostiene la necessità della parità di genere (percentuali sempre superiori all’80% in tutto l’occidente); tuttavia, solo un misero 10-15-20% della popolazione, a seconda del paese, si dichiara femminista. Questo dato rivela una cosa: la maggior parte delle persone che credono nella parità di genere non è femminista. L’italiano medio, come dici tu, è una persona che, sinceramente, non si sente discriminata in base al proprio genere e che non sente il bisogno di etichettarsi femminista, mentre vive altre tematiche (come la disuguaglianza economica) con più interesse. Le donne italiane studiano più degli uomini, cercano lavoro in realtà qualificate, fanno carriera (se vogliono) e francamente non capiscono di cosa stai parlando.
5) Capitolo sciopero. Purtroppo, in italia, c’è questa cosa degli scioperi che ogni volta creano una marea di disagi. Si tratta del solito sciopero. Uno dei tanti scioperi fatti da gente che approfitta del nobile diritto di sciopero per prendersi un giorno via dal lavoro, allungarsi il weekend, liberarsi la notte di capodanno eccetera. Non nobilizziamo questa cosa, per favore, è una delle grandi piaghe dell’Italia. Perchè non vai in giro per le stazioni dei treni a intervistare le donne italiane che oggi speravano di prendere un treno e le chiedi cosa ne pensano di questa bellissima iniziativa?
In conclusione: esistono differenze di genere oggi, ma sono drasticamente ridotte e interessano poche parti della società. Esistono inoltre alcune aree limitate in cui la discriminazione è al contrario. La realtà cambia in fretta, il mondo si evolve, ma alcune persone parlano ancora come se fossimo nel 1957. Donne: potete essere chi vi pare oggi, non avete bisogno di etichetta alcuna.
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Ciao! Rispondo alle tue domande, anzi, sono contenta che si sia aperto un dibattito civile sull’argomento. Spero non ti dispiaccia se rispondo ai tuoi punti.
1)Sinceramente, non so cosa centri la mia esperienza e il mio percorso scolastico con una situazione più generalizzata. Sono perfettamente consapevole di essere una privilegiata perché ho la possibilità di studiare in un istituzione di eccellenza che mi offre continui stimoli interessanti. Tuttavia credo sia un errore pensare che tutte le donne, italiane e venete in primis, stiano o abbiano vissuto le mie esperienze e, infatti, l’unico punto dell’articolo dove parlo di me stessa è l’inizio, dove racconto cosa sia per me l’8 Marzo. Per quanto riguarda il gender pay gap ti dico, mi piacerebbe molto che fosse come dici tu ma purtroppo, dati alla mano, le cose sono diverse (giusto per farti un esempio: http://www.internazionale.it/opinione/roberta-carlini/2017/03/07/donne-guadagnano-meno-uomini). Alla Summer School di Harvard e Ca’ Foscari quest’estate ci sarà addirittura un corso dedicato alla problematica della disparità salariale tra uomini e donne. Poi, scusami, ma solo il fatto che ci siano delle aree della società dove non c’è parità, a rigor di logica, significa che la parità COMPLETA non c’è ancora. Infatti la strada che ancora c’è da fare riguarda anche questo. Per quanto riguarda il patriarcato: io non l’ho mai nominato. Ci sono però delle differenze tra me e te che riguardano la vita quotidiana e che sono legate al genere. Ti faccio solo due esempi. Il primo è assolutamente classico: non mi sento sicura quando esco di casa da sola di sera. Tu, a meno che non sia nel Bronx o in qualche zona malfamata, la sera puoi camminare tranquillamente. Io sono stata seguita, quarantenni mi si sono strusciati addosso e mi hanno fatto la mano morta perché giravo nel centro storico della mia città alle otto di sera con una gonna e gli stivali al ginocchio. E, in questo si, non sono l’unica. Il secondo esempio è classico anche quello: se la tua vita, sanità mentale e vari altri fattori che non elencherò qui, dipendono da una tua condizione fisica, puoi andare a curarti. Se io mi prendo incinta e decido che non posso tenere il bambino, il 70% dei medici veneti è obiettore di coscienza. Mi spieghi come faccio ad esercitare il mio diritto di decidere del mio corpo? (http://www.repubblica.it/cronaca/2017/03/01/news/padova_aborto_respinta_23_ospedali-159526952/ questo è successo una settimana fa a Padova).
2)Parlando di politica maschilista ti faccio solo una domanda: perché se Renzi fa qualcosa che non va è un “buffone” o al massimo “fascistello” e se la Boldrini apre anche solo la bocca le danno della “puttana” e altre espressioni che sinceramente non vorrei ripetere? Perché Maria Elena Boschi, diplomata con 100 alla maturità e laureata in Giurisprudenza con 110 e lode deve essere andata a letto con qualcuno per diventare ministro? Perché ci sono fiumi di articoli dedicati a come una politica si veste e non a cosa una politica fa? Poi, ti consiglierei di andare a dare un’occhiata alla pagina Facebook del Parlamento Europeo: mi sembra che anche loro siano convinti che la politica è ancora molto “maschile”. Per quanto riguarda Angela Merkel e Marine Le Pen: la Merkel è stata più e più volte vittima di attacchi sessisti (ad esempio: http://www.salon.com/2016/08/19/where-sexism-and-racism-meet-trumps-angela-merkel-comments-expose-the-overlap-between-antifeminism-and-white-supremacy/) mentre per quanto riguarda la Le Pen direi che la sua situazione è un po’ diversa: il partito era di suo padre e lei ne è sempre stata praticamente l’erede. Inoltre, il fatto che sia in lizza per diventare Presidente della Repubblica francese non è dovuto al suo essere donna ma al fatto che è l’esponente più radicale di un populismo che, come hai detto tu, sta purtroppo imperversando.
3)Wage gap a Hollywood: http://www.reuters.com/article/us-women-pay-hollywood-idUSKBN14W286
http://time.com/money/4207416/hollywood-wage-gap/
https://www.youtube.com/watch?v=6wx-Qh4Vczc :Patricia Arquette che agli 87mi Oscar (l’anno scorso) nell’accettare il premio come miglior attrice non protagonista, parla della differenza di retribuzione tra uomini e donne dello star system.
Emma Watson è la principale ambasciatrice della campagna ONU #HeForShe che ha lo scopo di raggiungere la gender equality. La settimana scorsa ha posato per una foto in topless per Vanity Fair e le hanno detto che non può essere femminista e al contempo posare nuda perché è incoerente.
4) Questo mi porta al tuo ultimo punto dove, mi perdonerai, ma emergono un po’ di luoghi comuni sul femminismo che non appartengono a questo movimento. Innanzitutto il ragionamento che fai sulla misandria e il femminismo è perfettamente paragonabile al sillogismo “se non si può dire che tutti gli islamici sono terroristi, però tutti i terroristi sono islamici” (cosa che ha detto Elena Donazzan un paio d’anni fa e che ha sollevato un vespaio di polemiche). Davvero credi che il femminismo sia un gigantesco contenitore che raccoglie tutto quello che passa? Una femminista, in realtà, potrebbe essere definita come una persona che crede nell’eguaglianza sociale, politica ed economica dei sessi. Mi spieghi cosa centra con l’odiare gli uomini? Tra l’altro, il femminismo di oggi non è più quello di cinquant’anni fa e tante istanze sono anche diverse. Poi, tra parentesi,Virginia Woolf, la madre putativa del femminismo, amava definirsi un’umanista più che femminista, nel senso che si sentiva in dovere di combattere per i diritti di tutti gli esseri umani, non solo di una percentuale. Infatti la nozione di base del femminismo e di tutti i movimenti che rivendicano i diritti delle donne è che, di base, siamo tutti esseri umani.
5)Il diritto di sciopero è garantito dall’articolo 40 della Costituzione della Repubblica Italiana.
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