Si è da poco concluso il primo cineforum di quest’anno accademico, il cui tema di fondo era il dilemma etico buono/cattivo; si è articolato in 3 film, e lo scopo di tali film (con annesso dibattito) era proporre delle storie nelle quali lo spettatore dovesse interpretare il ruolo dei vari personaggi e, inevitabilmente, “schierarsi” per identificare chi fossero, appunto, i buoni e i cattivi.
Il primo film era “Assassini Nati” (Natural Born Killers, 1994), scritto da Quentin Tarantino e diretto da Oliver Stone, con Woody Harrelson, Juliette Lewis e Robert Downey Junior. I due protagonisti (W. Harrelson e J. Lewis), vittime di atroci violenze, diventano dei serial killer spietati e sadici; saranno inseguiti da un detective viscido e psicopatico (Tom Sizemore), e le loro gesta saranno documentate da un giornalista narcisista e disonensto (Robert Downey Jr.); a tutto ciò si aggiunge un direttore di prigione particolarmente crudele (Tommy Lee Jones).
Il film in sè propone il rapporto tra violenza e mass media nella società di massa americana, e, con un montaggio “schizofrenico” e (apparentemente) confusionario, coinvolge lo spettatore, facendolo entrare nel film ed inevitabilmente avvicinare ai personaggi.
Il secondo appuntamento prevedeva la proiezione di un grande classico della cinematografia americana, firmato Stanley Kubrick: “Arancia Meccanica” (A Clockwork Orange, 1971). Lo scopo non era tanto far rivedere un film per molti già trito e ritrito, ma riproporlo sotto un’altra luce. Alex (Malcolm McDowell) dopo un’adolescenza passate a “diffondere il sano principio dell’ultraviolenza”, commette un omicidio, per il quale viene incriminato e successivamente incarcerato.
Si propone quindi per la Cura Ludovico, un programma di rieducazione che lo sottopone ad una specie di lavaggio del cervello, rendendolo incapace di reagire alle violenze e di tradurre in azione i suoi più bassi istinti. Ciò lo porterà ad essere oggetto a sua volta di soprusi e angherie, da ricondursi soprattutto alla sua condotta prima dell’arresto.
Il film presenta varie tematiche, ma l’invito è a focalizzarsi sul personaggio di Alex, e sulla sua trasformazione da carnefice a vittima (processo inverso rispetto ai protagonisti di “Assassini Nati”). Chiunque lo guardi non può fare a meno di percepire il suo personale limite tra ciò che è “giusto” e ciò che è “sbagliato”, tra cosa sia consentito e cosa no.
La terza ed ultima proposta era “American History X” (1998) di Tony Kaye, con Edward Norton nel ruolo di Derek Vineyard ed Edward Furlong in quello del fratello Daniel. In questa pellicola sono presenti tematiche di un certo spessore, come il razzismo e la tensione sociale. Derek è il capo di una banda di skinhead (neonazisti) che si ripropone di “ripulire” Venice Beach da tutti gli immigrati, considerati il motivo principale del degrado in cui versa il quartiere. Dopo l’arresto per omicidio, sarà il fratellino Daniel a portare avanti i suoi ideali. Entrambi vivono nel mito del padre (vigile del fuoco) morto cercando di spegnere un incendio in una palazzina abitata da afroamericani. Il regista ci mette davanti a dei personaggi con ideali difficilmente difendibili, ma nello specifico giustificabili; lo spettatore vive la metamorfosi dei personaggi (elemento in comune con Arancia Meccanica) e cerca di comprenderne le motivazioni.
I tre film, grazie alla vastità di temi trattati, propongono vari collegamenti tra di loro. La domanda (buoni o cattivi?) ovviamente non ha mai una risposta definitiva e assoluta, e sta al singolo individuo proporre le proprie soluzioni e trovare gli spunti per la riflessione personale.
Gabriele Baggio