Il celeberrimo scrittore, Charles Dickens è nato a Portsmouth il 7 febbraio 1812. Tra il 1844 ed il 1845, a soli 32 anni si concede una pausa dalla sua già intensa e fortunatissima attività di scrittore e parte per un lungo viaggio itinerante tra Francia e Italia con tutta la famiglia. Così descrive la sua tribù:
“Lista della Carovana”:
1. L’inimitabile Boz (cioè lui stesso)
2. L’altra metà dello stesso.
3. La sorella di costei.
4. Quattro rampolli, dai due anni e mezzo ai sette e mezzo (e questi sono i “porcelli”).
5. Tre cameriere
Impressioni italiane (conosciuto anche come Impressioni d’Italia o Pictures from Italy), pubblicato nel 1846, è il suo diario di viaggio. Dickens trae parte del materiale dalle lunghe lettere scritte dall’Italia agli amici.
Lo scrittore ritrae una nazione di grandi contrasti: edifici grandiosi e desolazione urbana, vita quotidiana che scorre accanto ad antichi monumenti. La pittoresca vita di strada italiana cattura la sua immaginazione. Dickens è particolarmente attratto dalle persone e dalla loro esuberanza, dai giochi e dalle feste, dagli spettacoli teatrali.
Giovane e famoso ha anche raggiunto una condizione economica più che agiata ma è continuamente assillato da richieste di denaro da parte del padre, si trova in periodo di impasse creativo, è stressato. Tra l’altro, per sopportare lo stress dell’intensa attività di promozione dei suoi celebri romanzi, lo scrittore fa abbondante uso di droghe. Probabilmente uno dei motivi del suo viaggio è anche il desiderio di prendere le distanze da questo vizietto. E infatti al suo arrivo in Italia è decisamente in down e le sue impressioni sono coerenti con il suo stato vitale.
Ecco cosa scrive:
“L’Italia, che tristezza! Un paese addormentato e senza speranza di svegliarsi più! Non dimenticherò mai, finché sarò vivo, le mie prime impressioni mentre percorrevo le strade di Genova, dopo aver contemplato lo splendido panorama della città per un’ora intera attraverso un telescopio dal ponte di una nave a vapore. Pensavo che di tutte le città – ammuffite, cupe, assonnate, sporche, arretrate, ferme, abbandonate da Dio nel mondo intero – doveva essere sicuramente questa la regina. Sembrava di essere arrivati alla fine di tutte le cose – come se non ci fosse più progresso, movimento, avanzamento, o miglioramento di nessun genere; come se tutto si fosse fermato a secoli fa rimanendo a crogiolarsi al sole fino al Giorno del giudizio”.
E pensate che Genova era considerata al tempo la città più pulita d’Italia!
A quanto pare però dopo qualche giorno il suo stato d’animo migliora decisamente, tanto è vero che rimarrà a Genova per un anno intero, per poi viaggiare alla scoperta del nostro paese. Dal libro infatti si apprende che Dickens, una volta superato il momento critico iniziale, è in gran forma, si alza di buon mattino e scarpina in giro per le strade baldanzoso, energico e curioso:
“Esco ogni mattina prima delle sette e mi tuffo immediatamente in mare. È indescrivibilmente delizioso anche se il fondo è roccioso e mi ferisco le ginocchia quando il mare è mosso”.
Si mette in testa di imparare l’italiano, che inizialmente gli suscita qualche perplessità. Comunque in qualche modo riuscirà a imparare la lingua del suo amato Manzoni. Ecco le sue impressioni sui Promessi sposi:
“I promessi sposi – il libro che Violetta ci ha letto quella sera. Che libro ingegnoso! Non ho ancora letto molto ma sono piuttosto incantato. Il dialogo tra lo sposo e il prete la mattina della delusione, quello tra lo sposo, la sposa, e sua madre, la descrizione della passeggiata del povero Renzo fino alla casa del colto dottore con i capponi e la scena tra di loro. L’idea del personaggio di Padre Cristoforo e la sua storia sono toccati, credo, da una mano delicatissima e incantata. Ho appena lasciato il buon Padre nella chiassosa sala da pranzo di Don Rodrigo, e ho non poca ansia, ti assicuro”.
Ma la città che in assoluto lo conquista e lo affascina è Venezia. Ecco cosa scrive il 12 novembre 1844:
“Mio caro, non c’è nulla di ciò che avrai sentito a proposito di Venezia che possa trasmettere la sua magnifica e stupenda realtà. Le immagini più fantastiche delle Mille e una notte non sono niente in confronto a Piazza di San Marco e le prime impressioni dell’interno della chiesa. La bellissima e meravigliosa realtà di Venezia va oltre la più stravagante fantasia di un sognatore. L’oppio non riuscirebbe a creare un posto come questo, e un posto così incantevole non potrebbe venire fuori neppure da una visione.Tutto quello che avevo sentito, letto o fantasticato su Venezia è lontano mille miglia. Sai che tendo a essere deluso quando si tratta di aspettarsi troppo ma Venezia è sopra, oltre, al di fuori dell’immaginazione umana. Non è mai stata valutata abbastanza. Solo a vederla, piangeresti”.
Dopo questo lungo soggiorno italiano Dickens torna a casa, e appena passato il confine è già nostalgico:
“Le belle maniere italiane, la dolcezza della lingua, il rapido calore di uno sguardo cordiale o di una parola allegra, l’accattivante disponibilità a favorirti in ogni cosa restano al di là delle Alpi. Ricordandole, rimpiango ancora una volta lo sporco, i pavimenti di mattone, le pareti disadorne, i soffitti senza intonaco, le finestre rotte”.
Per la versione integrale della puntata:
Giovanni Morandini