IN PRIMA LINEA
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Sono solo parole. Il titolo di questo numero ci ricorda che i testi delle canzoni sono sole parole. Eppure, se è vero che le parole hanno un riflesso nella maniera in cui percepiamo la realtà e che, come ci ricordano alcuni reels su Instagram, le canzoni che cantiamo si manifestano, allora mi piacerebbe che cantassimo più canzoni come quelle di La Otra, Maria Ruiz, La Mare e molte altre.
Queste giovani cantautrici spagnole propongono attraverso i loro testi una maniera di vivere la propria sessualità e la propria femminilità libere da stigmi patriarcali e condizionamenti sociali.
Non sono certamente le uniche a cantare di empowerment femminile e di accettazione del proprio corpo – ricordiamo tra le altre le hits pop Run the World (Girls) di Beyoncé e All about that Bass di Meghan Trainor – ma sono sicuramente tra le poche la cui discografia compone un manifesto politico. Infatti, hanno la capacità di unire a ritornelli orecchiabili una critica sistemica e sistematica al modello eteropatriarcale di femminilità. La loro alternativa alle proposte musicali di femminismo liberale dagli States porta avanti un’idea di lotta e amore, per un’accettazione di sé che rompe le barriere e fa del proprio corpo una frontiera, uno strumento di contestazione contro chi vorrebbe un’omologazione a dei modelli di femminilità normati, dettati da “la dittatura dell’artificiale” come canta La Otra in Selvatica.
Le loro canzoni sono un invito ad abbracciare una vita senza reggiseno (letteralmente e come metafora di più ampie costrizioni sociali), un invito a non sentirsi sole, anzi, a sentirsi parte di un movimento capace di cambiare le cose partendo per l’appunto dalla rappresentazione femminile all’interno del mondo musicale. Non è un caso che spesso collaborino tra loro nella realizzazione dei propri singoli e che cantino e suonino insieme a gran voce nelle sessioni di SdMA (sessione di microfoni aperti). Le loro canzoni mostrano un mosaico di possibilità che esulano dall’idea di donna vulnerabile, attraente nella sua docilità, e la cui unica ambizione è quella di essere amata.
Di certo, non escludono l’ambito relazionale e sessuale dai loro testi ma ne danno una narrazione diversa: la donna passa dall’essere oggetto desiderato a soggetto desiderante e così facendo cerca di vincere la vergogna che la società vorrebbe imporle. Proprio della difficoltà di esprimere la propria sessualità e di liberarsi dai condizionamenti di una società influenzata dalla religione cristiana parla Maria Ruiz in Siete acordes de cordura: “non ho mai imparato ad amare come se non ci fosse il peccato”. In Hoy, invece, La Otra ci porta alla scoperta del piacere e alla complicità e ci ricorda che il personale è politico: “Ho sentito che si può condividere la libertà di desiderare senza fermarsi, scopare tutto il modo, regalare l’amore che non smette di crescermi dentro, di [iniziare a] fare la rivoluzione da adesso e nel mio corpo.” Perché, come esprime con estrema dolcezza La Mare in Matar la culpa, “Uccidere la colpa e continuare ad andare è come volare”.

L’amore, quindi, non è più un sacrificio, una rinuncia a parte di sé per l’altro o un bisogno per sentirsi finalmente completi; l’amore si delinea invece come percorso condiviso. In Contigo La Otra parla proprio di questo: la canzone esordisce con “Io non muoio se non ci sei, (…) non sei ciò di cui ho bisogno, né la mia anima gemella, sto imparando a curarmi da sola le mie ferite”, però “Con te, il mondo sembra un poco meno brutto (…) a volte rompere le catene fa meno male, imparo con te e con te cammino, adoro tutto ciò che abbiamo condiviso, abbattendo barriere, rompendo i miti, ti voglio liberə e mi voglio libera con te.”
Quello che trasmettono queste canzoni è la voglia di amare, di amarsi e di condividere un percorso verso un’esistenza libera. È un cammino sì pieno di insidie ma che si percorre insieme. Nei loro testi c’è la tenerezza e l’affetto che troveremmo nelle parole di un’amica e la forza che traiamo appunto dallo stare Juntas (insieme) come cantano La Mare e Eva Sierra. Forse però ciò che più mi ha sorpreso di queste cantatrici è la tridimensionalità del soggetto femminile che riflettono. Né vittime tristi e sommesse né macchine da guerra inarrestabili, ma persone con insicurezze e paure che imparano giorno per giorno a non lasciarsi sopraffare dalla rabbia ma riescono a “ far uscire la pena perché non [ci faccia] marcire e [ci renda] forti trasformandola nel motore per il cammino che ancora rimane [da fare]” (Aprenderé, La Otra).
Per concludere, anche se i testi delle canzoni fossero solo parole, le parole di queste canzoni fanno bene al cuore.
Mujeres en lucha, Natalia Vera
Feminismo es libertad, amor y resistencia, MediaReduy