Premio Strega 2021: L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito (Bompiani)

[…] ha gli occhi lucidi mentre mi elenca i motivi per cui mi vuole bene, ha compilato una lista – in basso a destra – dice che sono intelligente, affidabile, fedele e coraggiosa. Proprio l’ultima parola mi colpisce come sputo sulla fronte, rende il nostro legame nullo, le mie confessioni silenzi. Io non voglio essere nessuna di queste cose, non voglio aggettivi per me, non voglio lacrime, non voglio feste o cartelloni: le mie parentesi quadre sono vuote, non ho radici latine, sanscrite, francesi, non ho prefissi o suffissi, sono una definizione mancata.

Un romanzo intimo e commuovente, che racconta di ingiustizie sociali e di com’è essere adolescenti all’inizio degli anni 2000. La narrazione in prima persona è un flusso di coscienza che permette al lettore di essere travolto dal racconto della protagonista, Gaia, per merito della scrittura travolgente ed efficacie di Giulia Caminito, che pesa e pensa ogni parola, e la carica di significato. Vengono raccontate l’infanzia e l’adolescenza di Gaia, e le prime difficoltà dovute al passaggio all’età adulta. Gaia è prima di tutto figlia di Antonia, una madre opprimente e dai forti valori morali, che ha opinioni su tutto e non sta mai ferma, ha come obiettivo di vita la lotta contro le ingiustizie per il bene della sua famiglia. Antonia si prende cura dei suoi quattro figli, Gaia, Mariano e i due gemelli, e di suo marito, costretto in sedia a rotelle. Tutto quello che ha, è riuscita ad ottenerlo con duro lavoro, sudore e battaglie vinte contro la società per far sì che il suo posto venisse accettato in un mondo che non lascia spazio a chi ne ha più bisogno. Tra le difficoltà economiche, le sfide per l’assegnazione di una casa popolare, l’invalidità del marito, Antonia cerca la rivalsa sociale per permettere un futuro migliore ai propri figli.

Su tutto un altro piano si trova Gaia, un personaggio ambivalente. La scrittura in prima persona facilita l’immedesimazione con la protagonista, ma Gaia di per sé non è un personaggio per cui è facile provare empatia. Nonostante i sacrifici della madre, si sente soffocare, si vergogna della sua famiglia e tende a chiudersi in sé stessa. Di fronte alle ingiustizie vorrebbe agitarsi e farsi valere seguendo le orme della madre, ma le è impossibile. Vive il dilemma interiore del trovare una propria identità che sia distinta dalle aspettative che hanno la madre e la società nei suoi confronti. Anche di fronte alle perdite, al bullismo subito, ai primi amori, Gaia si nega la possibilità di provare emozioni all’infuori della rabbia. La rabbia e la violenza sono le uniche sue caratteristiche distintive, e sono proprio la causa che porta il lettore a provare emozioni contrastanti nei confronti del personaggio di Gaia per via delle sue reazioni violente ai momenti difficili che si trova a vivere nel corso del romanzo.

Eppure, il vero protagonista del libro, come espresso anche dal titolo, è il lago. Si tratta del lago di Bracciano, vicino ad Anguillara Sabazia, luogo in cui è ambientata la storia e al quale sono legati miti popolari e dicerie. Si parla della presenza di un presepe nascosto nei fondali e della leggenda della città Sabazia sommersa dalle acque del lago di Bracciano. Ma la verità è che l’acqua del lago non nasconde nessun tesoro meraviglioso, al contrario, è nera e non è mai dolce. «Ci hai mai pensato all’acqua? Dicono acqua dolce ma è una bugia. Questa acqua ha il sapore della benzina, quando avvicini l’accendino prende fuoco». Nonostante la speranza di Antonia di ottenere un riscatto sociale, le regole della società sono inalterabili e non si accettano compromessi: la possibilità di credere nella presenza di un presepe sommerso sul fondo del lago rimane niente più che un atto di fede. Gaia non riuscirà mai a riscattarsi e a fare tesoro degli insegnamenti e dei sacrifici materni. Fino alla fine del romanzo rimane chiusa in sé stessa, nascosta dietro ad una facciata di insensibilità, incapace di trovare il suo posto nel mondo.

Ogni storia racconta molto del suo creatore e, sebbene la storia di Gaia non sia prettamente autobiografica, come la stessa autrice ha dichiarato, molti degli episodi raccontati nel libro sono ispirati alla sua personale esperienza. Nel corso della lettura si percepisce l’autenticità della voce dell’autrice che ha vissuto la sua adolescenza durante gli stessi anni e negli stessi luoghi di Gaia e racconta di qualcosa che è a lei così vicino. È proprio questo l’elemento che rende il romanzo così credibile e dunque emozionante.

Perché potrebbe vincere: Un romanzo intenso e che lascia il segno, che racconta in maniera autentica delle difficoltà di vivere in una società che dà importanza ai dettagli ma non ha spazio per le differenze. L’acqua del lago non è MAI dolce dovrebbe vincere perché è la voce di una generazione, racconta di una storia estremamente personale ma in cui tutti possono ritrovare qualcosa di sé, esprime il dolore dello stare al mondo, denuncia le ingiustizie sociali portando a riflettere sulla possibilità di un cambiamento.

di Irene Corrao

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