“Più passava il tempo, più le sembrava di aver sempre avuto tutti gli elementi per capire che cosa stesse succedendo, e di non essere comunque riuscita a capire niente.”
A Pontinia, Latina, inizia l’estate. L’estate in provincia è vischiosa, lenta, trascorsa tra la propria casa, la casa degli amici e il mare poco distante, che fa da orizzonte e da confine allo stesso tempo. Adorazione la racconta attraverso le voci di un gruppo di adolescenti, costruendo un quadro che ricorda Anna e Marco di Lucio Dalla, ma a più voci, un racconto corale dove le vicende di tutti si intrecciano e comunque ciascuno è solo ad affrontare il proprio piccolo cosmo di drammi e ricerche. Costantemente presente a fare da sfondo al romanzo c’è il femminicidio di Elena, uccisa a diciassette anni dal fidanzato. L’evento ha segnato le vite dei giovani che si muovevano intorno alla ragazza, incrinandone il mondo e portando alla luce il patriarcato profondamente radicato nella cittadina. Ora, ognuno si ritrova costretto a rielaborare l’accaduto e a ricollocarsi rispetto a quei valori: li si vuole accettare, integrandosi irrimediabilmente in un sistema chiuso e ipocrita, oppure rigettare, mettendosi in discussione e scontrandosi con l’incomprensione e la disapprovazione del mondo di cui si è stati parte fino a quel momento?
Questo è il punto di partenza e il filo conduttore della narrazione, ma il romanzo arriva a parlare di tante questioni, comprese quelle di cui tendenzialmente si tace in nome di un ordine da mantenere e da rispettare. Ci sono il femminicidio e il patriarcato, il sesso, la mascolinità tossica, la violenza quotidiana, l’omosessualità e l’omofobia interiorizzata, i disagi con il corpo, la masturbazione femminile, il fascismo contemporaneo, l’ipocrisia della famiglia: tante tematiche, che costruiscono una costellazione realistica e potente. Manca però lo sforzo all’approfondimento: il rischio è che molti di questi accenni scivolino via sottotono, senza il peso che meriterebbero, e senza che l’autrice riesca a spiegare davvero quanto suggerisce attraverso i suoi personaggi. Comunque, Alice Urciuolo normalizza una serie di elementi che ancora la società concepisce come altri da sé e dunque sbagliati, e lo fa in un libro potenzialmente ad ampia fruizione: chissà che non sia un ulteriore passo verso un mondo basato sul consenso, sull’accettazione e sull’ascolto, in cui ogni identità possa trovare un proprio posto, in cui si possa vivere senza essere annichiliti da drammi quotidiani che basterebbe una comunicazione vera a sciogliere.
Perché potrebbe vincere: innanzitutto, per la compostezza con cui porta sulle pagine le tematiche menzionate sopra, che sono normalizzate dentro alle vicende del romanzo, seppur con una necessaria attenzione a distinguere il com’è dal come dovrebbe essere: il femminicidio, la violenza, l’oggettificazione del corpo sono fenomeni normali, suggerisce l’autrice, ma non dovrebbero esserlo. Al contrario l’omosessualità, la masturbazione, l’imperfezione ancora non sono socialmente accettati, eppure dovrebbero. E poi, perché parla a tutti e parla di tutti. Parla agli adolescenti di oggi, che si ritrovano a dover affrontare un mondo analogo a quello dei protagonisti del romanzo. Parla a chi adolescente lo è stato in passato, se si mette in ascolto, perché, con tempi e modi diversi, simili sono stati il percorso per comprendersi e affermarsi come persone e gli slanci di ingresso in un mondo chiuso e intransigente. E poi parla a chi adolescente lo è stato da poco, a chi è formalmente un adulto ma in fondo si ritrova a fare i conti con quegli stessi sforzi continui che il romanzo racconta. Adorazione ne parla attraverso la voce degli adolescenti, ma lo fa suggerendo a chi è appena più adulto di cercare la propria storia presente in quelle vicende, facendosi specchio per una fascia di età le cui tensioni sono spesso dimenticate a fronte di un mondo che cerca la semplificazione estrema. Adorazione non è un libro che semplifica: è un libro che cerca di raccontare la complessità della quotidianità propria di chi è alla ricerca di qualcosa. Forse non tutte le potenzialità di una narrazione simile sono state sfruttate al meglio, ma, alla fine, quello che rimane è una storia forte, che obbliga, se si è stati in ascolto, a farsi domande e a cercare risposte.
Molto interessante
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