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Jonathan Coe (Birmingham, 1961) è uno scrittore britannico di fama internazionale, riconosciuto sia per le sue opere di non-fiction che di narrativa, alcune delle quali adattate per radio e televisione dalla BBC.
Coe debutta sulla scena letteraria nel 1987 con la pubblicazione di La donna per caso (The Accidental Woman, Duckworth – Feltrinelli 2003). Autore prolifico, ad oggi ha pubblicato dodici romanzi (in Italia curati da Feltrinelli), due libri per bambini e tre biografie. Nel 1994 esce per la prima volta La famiglia Winshaw (What a Carve Up!, Vikings 1994 – Feltrinelli 1995), che lo lancia sulla scena internazionale e gli vale il Prix du Meilleur Livre Étranger. Tra i numerosi premi e riconoscimenti di cui viene insignito ricordiamo il Prix Médicis Étranger per La casa del sonno (The House of Sleep, Vikings 1997 – Feltrinelli 1998) e il Bollinger Everyman Wodehouse Prize per La banda dei brocchi (The Rotters Club, Vikings 2001 – Feltrinelli 2002). Dal 2004 è Chevalier l’Ordre des Arts and des Lettres e dal 2012 membro della Royal Society of Literature.
Il suo ultimo romanzo, Middle England (Vikings 2018 – Feltrinelli 2018), è il terzo capitolo della trilogia inaugurata da La banda dei brocchi. Lo stile è meno sfacciatamente post-moderno di quello in La donna per caso, dove il narratore dialoga a tratti con i lettori, più di una volta lamentando la propria inadeguatezza, come quando dice di avere “abbastanza difficoltà a predire il comportamento di Maria” (la protagonista) senza doversi “prendere la briga” di predire quello di Stephen (un altro personaggio). In Middle England, invece, il narratore resta sullo sfondo, la sperimentalità e il contatto con il lettore rimangono, ma sono più indiretti, si integrano nella narrazione e attraverso i personaggi. Lo stile è coeso e accattivante, a tratti nostalgico, il tono ironico e scherzoso, e con benevolenza ci porta a ridacchiare dei difetti e delle contraddizioni nelle quali sguazza più o meno chiunque in Middle England.
In un elogio scritto in occasione della morte del romanziere e scrittore televisivo inglese David Nobbs (1935-2015), Coe riconosce The Fall and Rise of Reginald Perrin in the mid-1970s (traducibile con “la caduta e risalita di Reginald Perrin alla metà degli anni Settanta”), il primo romanzo di Nobbs, come il libro che lo ha ispirato a sviluppare quella “combinazione di comico e malinconico, riflessione sulla società e farsa” a cui ambisce nelle proprie opere. E Middle England è proprio questo: un ritratto comico e malinconico della media e medio-alta borghesia inglese. I personaggi sono gli stessi di La banda dei brocchi e de Il Circolo Chiuso (The Closed Circle, Vikings 2004 – Feltrinelli 2005), alle prese con le difficoltà legate alla mezza età, la famiglia e il lavoro, sullo sfondo dinamico della politica inglese dell’ultimo decennio.
I protagonisti sono, dunque, Benjamin, sua nipote Sophie, e Douglas. Benjamin vive a Birmingham, è un aspirante scrittore, amante della musica. Dopo essersi imbarcato in un ambizioso (per non dire assurdo) progetto musico-letterario, e in una fantasia romantica senza speranza, si avvia lentamente a uscire dalla situazione di stallo in cui era rimasto incagliato. Sophie è una giovane studentessa post-Doc che intraprende la carriera accademica e sposa un uomo gentile ma profondamente diverso da lei – soprattutto sul piano politico. La sua relazione con il marito è in antitesi con quella che ha con Sohan, il suo migliore amico, un critico acuto dell’ipocrisia e dei pregiudizi degli altri personaggi. Sohan dà anche voce, sin dalle prime pagine, ad un importante memo che Coe fa ai suoi lettori: anche se l’obiettivo di un autore è quello di scrivere della “vita”, questa visione non potrà che essere la sua versione personale (“they both write about “life” – or their version of it, anyway.”) – un chiaro invito ad approcciare con occhio critico la letteratura che cerca di proporsi, o finisce per essere vista, come una corretta ed esaustiva interpretazione della realtà. Il terzo protagonista del romanzo è Douglas, amico di lunga data di Benjamin, reporter di sinistra, moderato dall’età, con una figlia estremista e un matrimonio in disfacimento. Dopo la separazione si ritrova, con grande disappunto della figlia, in una relazione seria e colma di sentimenti profondi con una parlamentare conservatrice (imperdonabile!). Seguendo le (dis)avventure di Benjamin, Sophie e Doug, Coe conduce il lettore attraverso la progressiva spaccatura politica che si è andata creando tra la borghesia urbana e non in Inghilterra, culminata con il risultato del referendum del 2016 in cui 17.4 milioni di persone nel Regno Unito hanno votato a favore dell’uscita del paese dall’Unione Europea. Come è stato notato in numerose interviste e recensioni, Middle England unisce magistralmente temi di attualità e riflessione socio-politica alla narrazione, che risulta scorrevole e coinvolgente. Le diverse opinioni che progressivamente stanno spezzando l’Inghilterra sul piano politico arrivano al lettore attraverso i dialoghi e i pensieri dei diversi personaggi, creando così una pluralità di voci che ritraggono la grande confusione che ha caratterizzato gli ultimi anni della politica britannica. Come già notato, il punto di vista è prevalentemente quello di una fascia sociale piuttosto benestante, e, come sottolinea acutamente Sam Leith in una recensione di Middle England per il Guardian, il lettore è portato a simpatizzare per i remainers (coloro contrari all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea), sebbene la voce narrante dominante sia in generale molto moderata, per non dire centrista. L’unico personaggio appartenente alla classe bassa è un ex-compagno di scuola di Benjamin, Charlie, in cui tragedia e commedia si sposano magnificamente. Charlie e la sua vita sono stravaganti ed estreme in tutto, il che lo rende un personaggio divertente nonostante la terribile realtà socio-economica in cui lui e la famiglia della sua compagna vivono. Forse la prospettiva offerta in Middle England circa le motivazioni e le condizioni di queste fasce meno abbienti della società inglese, di cui unico rappresentato (e dunque, inevitabilmente, rappresentante) è Charlie, sono state trattate in modo un po’ superficiale ed ingenuo nel testo, soprattutto se dovesse essere pensato come un romanzo dello “state-of-nation” (stato della nazione), come suggerisce in un’altra recensione per il Guardian lo scrittore Alex Preston. Indipendentemente da questo, Middle England riesce a ripercorrere tutti gli aspetti più prominenti dell’opinione pubblica inglese, soprattutto quella proposta dai media negli anni e nei mesi che hanno preceduto il referendum.
Ma Middle England è lontano dall’essere solo politica e critica sociale, nonostante parli, tra gli altri, di transfobia, bullismo e abuso verbale sui social media (soprattutto Twitter), xenofobia e razzismo, e, come l’autore stesso puntualizza in un’intervista per l’Espresso, la frattura creatasi tra politici ed elettori. Attraverso il personaggio di Benjamin riscopriamo l’amore di Coe per la musica, con cui spesso i suoi protagonisti hanno un rapporto speciale: Maria stessa, in La donna per caso, ne era una grandissima estimatrice. Il tono essenzialmente irriverente e, come detto prima, benevolo con cui Middle England è scritto non risparmia nemmeno la categoria degli scrittori a cui Coe stesso, ovviamente, appartiene, ed il personaggio di Lionel Hampshire risulta particolarmente indimenticabile. Di certo un libro che fa molto ridere, e molto riflettere.
di Giulia Comisso
Jonathan Coe sarà ospite a Incroci di Civiltà mercoledì 3 Aprile alle 17:30 (Teatro Carlo Goldoni). L’autore converserà con il professor Flavio Gregori. Per maggiori informazioni sull’evento, potete visitare la pagina web di Incroci.