Cara mia adorata Venezia

Cara mia adorata Venezia,

È l’una del mattino qui, ma tutti lì da te stanno festeggiando una festa importantissima, la Madonna della Salute.

Vedo le loro foto, vedo le loro immancabili frittelle, vedo l’incredibile giornata che c’è lì da te, il sole splende, quasi come in una di quelle giornate primaverili che ti scaldano il cuore. 

Cara mia adorata Venezia,

Mi manchi.  

I miei amici dall’estero mi dicevano “Vedrai quando te ne andrai quanto sarà difficile lasciarla!”. 

Io non ci credevo, alla fine sei solo una città, da lì non ti sposti e tra soli dieci-non poi così lunghi- mesi potrò vederti di nuovo. 

Cara mia adorata Venezia,

Chi ti lascia e ti ricorda solamente, soffre nell’animo. 

Come si può spiegare quello che fai tu alle persone? Tu, le tue persone, le streghi, le riempi di un incantesimo talmente forte che nulla può guarirle. I tuoi abitanti ti hanno sempre nel cuore, nella testa, nelle vene. Ti vedono nelle foto, lontani, vedono le tue calli nascoste, le tue chiese possenti ma fragili, le tue piazze allagate, i tuoi faticosissimi ponti, i tuoi odiati vaporetti sempre in ritardo. Vedono una foglia appesa all’ultimo respiro dell’autunno prima che l’inverno la scaraventi a terra, vedono una perla annerita dalla gente che non sa prendersene cura. 

Cara mia adorata Venezia, 

Grazie. Grazie perché in questi anni sei stata la mia casa. E solo stare lontana mi ha fatto rendere conto che probabilmente non ti vivrò più in ogni tuo aspetto gioioso e doloroso, non ti vivrò più nel tuo giorno e nella tua notte, nel tuo caldo afoso e nel tuo inverno pungente e umido, quando le gondole si scorgono a malapena con San Giorgio confusa sullo sfondo. 

Cara mia adorata Venezia, 

Grazie di aver custodito tutti i miei segreti, i miei sorrisi, le mie parole non dette. 

Grazie di aver reso a volte i miei pensieri più leggeri, accompagnandoli con quei tramonti che di pensieri e preoccupazioni non hanno bisogno. Vogliono essere guardati, osservati, tenuti dentro e portati sempre con sé. 

Cara mia adorata Venezia,

Grazie perché sei fatta di piccole isolette, e tra quelle ce n’è una che è la più bella di tutte, che ti inghiotte quando ci sbarchi, guidata da una voce possente che annuncia l’arrivo. 

Grazie perché in quell’isoletta hai protetto tutti i miei affetti, i miei sorrisi, le mie paure. 

Grazie perché quell’isoletta ha preso il nome di “casa”, quando per me con la casa viene anche la famiglia. 

Cara mia adorata Venezia, 

Chi non ti lascia, non ti apprezza abbastanza. 

Chi non ti lascia, non sa quanto male faccia vederti lontana. 

Continua a inebriare le tue persone delle tue meraviglie, di tutto ciò che di mozzafiato sai regalare. Continua a prenderti cura di coloro che ancora non ti hanno lasciata. E non prenderti troppo gioco di loro quando ti piangeranno dall’estero. Perché sai che prima o poi torneranno, a volte più innamorati di te di prima. 

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