La cultura a contatto con i giovani: IoDeposito e B#Side War

L’associazione IoDeposito è una delle più belle realtà locali presenti nel Nord-Est Italia, di cui purtroppo si conosce molto poco. Fondata da un gruppo di amici nel 2009 con lo scopo di avvicinare i giovani alla cultura, all’arte contemporanea e al territorio, questa associazione si è costituita praticamente da zero grazie al talento, alla passione e alla capacità gestionale dei suoi fondatori. Grazie a loro, col passare degli anni IoDeposito è riuscita a darsi una struttura di governance sempre più stabile ed efficace, a ricevere i finanziamenti necessari a crescere e ad ampliare le iniziative culturali, portandole ad una dimensione internazionale. Mettendo in pratica il motto Think global, act local, IoDeposito ha operato in questi 9 anni di attività in 41 Paesi, coinvolgendo più 170.000 persone nelle sue attività culturali, le quali comprendono mostre, laboratori, progetti artistici ed educativi.

In occasione dell’inaugurazione della mostra B#Side War – Impermanence, tenutasi a Treviso nel mese di dicembre, abbiamo avuto la fortuna di incontrare Chiara Isadora Artico, laureata magistrale e dottoressa di ricerca in Management dei Beni culturali e artistici presso Ca’ Foscari, che ci ha raccontato diversi aneddoti sull’evoluzione dell’associazione, sulle difficoltà iniziali, sulle nuove iniziative. Una di queste è proprio il festival B#Side War, da lei ideato, che rappresenta sicuramente uno dei gioielli di IoDeposito in termini di affluenza e coinvolgimento di artisti di fama internazionale. Il suo obiettivo primario è quello di diffondere e perpetuare la memoria locale sul tema della guerra (in particolare dal secondo conflitto mondiale), invitando il pubblico ad una rielaborazione e ad una riflessione collettiva seria. Le grandi narrative nazionali in proposito rischiano infatti di scadere nella vuota retorica e nella parzialità, rendendo indifferente lo spettatore, che rimane mero ricettacolo passivo di questa comunicazione unilaterale.

Durante il vernissage di inaugurazione di Impermanence, ci è stata data la possibilità di parlare e confrontarci con due degli artisti più rappresentativi della mostra: Silvia Cavallari e Claudio Beorchia. Con mezzi e modalità espressive completamente diverse, entrambi sono riusciti a comunicare con i loro lavori la drammaticità di una memoria che svanisce col tempo, perdendo gradualmente di colore e conseguentemente di significato. Le opere degli artisti suonano dunque come un monito per chi, non accorgendosi della transitorietà della memoria e della sua solo apparente durevolezza, perde l’occasione di trarne insegnamenti e ispirazione.

Il contatto diretto con gli artisti non è cosa rara all’interno delle attività di IoDeposito, ma rappresenta una delle modalità più diffuse ed efficaci con cui riesce a far entrare in contatto il pubblico con l’arte, come ci dice Chiara. Non è un’esperienza comune avere la possibilità di parlare a tu per tu, di scambiare idee, di chiacchierare con qualcuno che ha fatto dell’arte, in qualsiasi sua forma – il mezzo prediletto per esprimersi, comunicare il proprio messaggio o semplicemente offrire un’esperienza di appagamento estetico. Gli artisti che si incontrano grazie a queste mostre si collocano in generale fuori dallo star system che si è andato a costituire negli ultimi anni insieme alla nascita del mercato dell’arte contemporanea. Sono persone che hanno una passione e credono in quello che fanno. Le voci che abbiamo ascoltato durante la conferenza di inaugurazione di Impermanence, da parte di tutti gli attori coinvolti, a più livelli, nell’ideazione creativa e organizzativa della mostra, tradiscono un’emozione e una passione profonda per il proprio lavoro.

Un incontro diretto e personale di questo tipo aiuta anche a superare quei pregiudizi di cui spesso risente in maniera ingiustificata l’arte contemporanea presso il grande pubblico. Di questa cattiva fama è responsabile forse anche chi ha asservito i fini nobili della grande arte a logiche di business e di marketing, che ne hanno ridotto la funzione educativa nel senso più profondo a mero optional, ritagliando per lei un posto solo più presso una ristretta cerchia di intellettuali e/o milionari. A farne le spese spesso sono però questi artisti di cui IoDeposito si fa portavoce, i quali vedono la loro opera liquidata con poche parole di disprezzo, senza essere stata compresa (o, magari, senza essere stata nemmeno vista). Grazie ad eventi culturali di questo tipo si tenta quindi anche di educare il pubblico, di farlo crescere, mettendo in luce una tendenza completamente opposta a quella dei media di massa, i quali si limitano a dare in pasto allo spettatore quello che è più vicino ai suoi gusti, ciò che è più semplice e più economico da realizzare, disabituandolo a qualsiasi tipo di sforzo per crescere. Spesso si criticano i giovani per scarso spirito di iniziativa e spesso lo si fa a sproposito. Questo è proprio uno di quei casi. Qui dei giovani sono riusciti, partendo da zero, a costruire una realtà solida e stabile, che offre un servizio di utilità sociale la cui importanza è difficilmente sopravvalutabile.

Invitiamo con questo articolo ad andare a trovare Chiara e tutto il personale coinvolto in IoDeposito e in B#Side War. La prossima rassegna del ciclo avrà il nome Stuff of Epic e offrirà un’esperienza sensoriale a tutto tondo, partendo dai versi del poema Il conquisto di Granata, provando a proporre nuove modalità di percepire e godere della grande letteratura e dell’arte visiva insieme. La mostra verrà inaugurata alle 18.30 del 3 febbraio presso la B#Side Gallery, in Vicolo Isola di Mezzo 3/5 (Treviso). Noi saremo lì.

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