Snobismi selezionati

Aldous Huxley (1894-1963) è stato uno scrittore britannico. Appartenente a un’emerita famiglia di scienziati e politici, avrebbe voluto intraprendere una carriera scientifica, ma una grave malattia agli occhi glielo impedì, indirizzandolo verso una carriera diversa. Benché sia famoso soprattutto per i suoi romanzi (tra tutti, il distopico Il mondo nuovo, 1932), è stato anche autore di numerosissimi saggi più o meno corposi e più o meno seri, come The Doors Of Perception (1954) che racconta delle sue esperienze con la mescalina, o Music at Night, sull’ineffabilità della musica (3. A thing of beauty is a joy for ever).

Il seguente ironico saggio è tratto dalla raccolta Music at Night and Other Essays.

Tutti gli uomini sono snob in merito a qualcosa. Si è quasi tentati di aggiungere: Non c’è nulla a proposito di cui gli uomini non possano fare gli snob. Ma ciò sarebbe senza dubbio un’esagerazione. Ci sono certe malattie mortali e deturpanti per le quali probabilmente non c’è mai stato alcuno snobismo. Non riesco a immaginare, per esempio, che esistano degli snob della lebbra. Malattie più pittoresche, invece, anche quando pericolose, e malattie meno gravi, in particolare quando sono malattie per ricchi, possono essere e sono spesso ragione di snobistica arroganza. Ho incontrato numerosi adolescenti snob della consunzione¹, che pensavano che sarebbe stato romantico svanire nel fiore della giovinezza, come Keats o Marie Bashkirtseff. Ahimè, gli ultimi stadi dello svanire per consunzione sono generalmente molto meno romantici di quanto questi ingenui giovani snob della tisi sembrino immaginare. Per chiunque abbia davvero assistito a tali ultimi momenti, il compiacente poeticizzare di questi adolescenti deve sembrare tanto esasperante quanto essi sono profondamente patetici. Nel caso delle persone comuni snob delle malattie, la cui pretesa di distinzione è il fatto che soffrono di una delle malattie dei ricchi, l’esasperazione non è temperata da grande simpatia. Le persone che hanno sufficiente tempo libero e sufficiente ricchezza, senza contare una sufficiente salute, per andare di centro termale in centro termale, da dottore a dottore alla moda, alla ricerca di cure per malattie problematiche (che, sempre che davvero esistano, probabilmente sono dovute all’ingordigia) non possono aspettarsi che siamo prodighi nella nostra pietà o sollecitudine.

Lo snobismo delle malattie è solo uno della moltitudine di snobismi, di cui ora alcuni, ora altri si gloriano nella stima generale. Perché gli snobismi fluiscono e rifluiscono; il loro impero s’innalza, declina, e cade nella modalità storica più riconosciuta. Quelli che erano i buoni snobismi un secolo fa ora sono fuori moda. Così, lo snobismo della famiglia sta declinando ovunque. Lo snobismo culturale, ancora saldo, deve ora lottare con una mancanza di cultura organizzata e attiva, con uno snobismo dell’ignoranza e della stupidità unico, per quanto ne so, nella storia. Poco meno caratteristico della nostra epoca è quel rivoltante snobismo dello sbevazzo nato dal Proibizionismo americano. Le mefitiche influenze di questa tendenza si stanno rapidamente diffondendo in tutto il mondo. Anche in Francia, dove l’esistenza di tante varietà di vino delizioso ha finora imposto una “connoisseurie” giudiziosa e ha fatto sì che la definizione di semplice bevanda diventasse una rude inosservanza, anche in Francia lo snobismo dello sbevazzo americano, con il suo odioso corollario – un amore per i superalcolici in generale e per i cocktail in particolare – si sta facendo strada tra i ricchi. Lo snobismo dello sbevazzo ha addirittura reso socialmente ammissibile, e in alcuni circoli anche abbastanza meritevole, per uomini e (e qui sta la novità) donne di buona estrazione e di tutte le età, dai quindici ai settant’anni, farsi vedere ubriachi, se non in pubblico, almeno nella privacy molto temperata di una festa.

Lo snobismo della modernità, sebbene non esclusivo della nostra epoca, è arrivato ad assumere un’importanza senza precedenti. Le ragioni per questo sono semplici e di carattere strettamente economico. Grazie ai macchinari moderni, la produzione sta superando il consumo. Lo spreco organizzato dei consumatori è la prima condizione della nostra prosperità industriale. Prima il consumatore tuta l’oggetto che ha comprato per acquistarne un altro, meglio è per il produttore. Allo stesso tempo, naturalmente, il produttore deve fare la sua parte producendo nient’altro che articoli estremamente deperibili. “Colui che costruisce un grattacielo che duri più di quarant’anni è un traditore del settore delle costruzioni.” Le parole sono di un grande appaltatore statunitense. Sostituite “grattacielo” con “auto”, “stivale”, “completo”, ecc. e “quarant’anni” con “un anno”, “tre mesi”, “sei mesi” e così via, e avrete il vangelo di qualunque capitano d’industria moderno. Lo snob della modernità, è ovvio, è il migliore amico dell’industriale. Egli, infatti, tende naturalmente a gettar via le loro vecchie cose e comprarne di nuovi con maggiore frequenza di coloro che non sono come lui. Pertanto è nell’interesse del produttore incoraggiare lo snobismo della modernità. Cosa che questi effettivamente fa – su enorme scala e al ritmo di milioni e milioni all’anno – attraverso la pubblicità. I giornali fanno del loro meglio per aiutare coloro che li aiutano; e al dilagare di annunci si aggiunge il dilagare di propaganda meno direttamente a favore dello snobismo della modernità. Al pubblico si insegna che lo stare al passo è uno dei primi doveri dell’uomo. Docile, esso accetta il suggerimento reiterato tante volte. Ora siamo tutti snob della modernità.

La maggior parte di noi è snob anche in merito all’arte. Ci sono due varietà di snobismo artistico – quella platonica e quella non platonica. Gli snob artistici platonici semplicemente si interessano di arte, mentre quelli non platonici si spingono più in là e comprano prodotti artistici. Lo snobismo artistico platonico è un ramo dello snobismo culturale, mentre quello non platonico è un ibrido, o un mulo, dato che è simultaneamente un sottoprodotto sia dello snobismo culturale sia di quello proprietario. Una collezione di opere d’arte è una collezione di simboli culturali, e i simboli culturali godono ancora di prestigio sociale. Essa è anche una collezione di simboli di ricchezza, dato che una collezione d’arte può rappresentare il denaro molto più efficacemente di un’intera flotta di automobili.

Il valore dello snobismo artistico per gli artisti in vita è considerevole. Vero, la maggior parte degli snob artistici collezionano solo le opere dei morti, visto che un Vecchio Maestro è sia un investimento più sicuro sia un simbolo culturale più sacro di un maestro vivente. Ma alcuni snob dell’arte sono anche snob della modernità: ce n’è anzi abbastanza perché, insieme ai pochi eccentrici cui le opere piacciono per loro stesse, forniscano agli artisti dei mezzi di sussistenza.

Il valore dello snobismo in generale, il suo senso “umanistico”, consiste nel suo potere di stimolo all’attività. Una società con molti snobismi è come un cane con molte pulci: è improbabile che diventi comatoso. Ogni snobismo richiede ai suoi devoti sforzi costanti, una successione di sacrifici. Lo snob sociale deve essere sempre a caccia di leoni; lo snob della modernità non può avere pace dal dover essere sempre aggiornato. I dottori svizzeri e il Meglio che sia mai stato detto o pensato devono essere la preoccupazione diurna e notturna rispettivamente di tutti gli snob delle malattie e di tutti quelli culturali.

Se reputiamo l’attività come un bene di per sé, allora dobbiamo contare tutti gli snobismi come positivi, dato che tutti stimolano l’attività. Se, con i buddisti, consideriamo ogni attività in questo mondo di illusione come negativa, allora condanneremo su due piedi tutti gli snobismi. La maggior parte di noi, suppongo, si posiziona tra questi due estremi. Consideriamo positive alcune attività, indifferenti altre e assolutamente negative altre ancora. La nostra approvazione verrà concessa solo a snobismi che stimolino quelle che consideriamo le attività migliori; per quanto riguarda le altre, o le tollereremo o le detesteremo. Per esempio, la maggior parte degli intellettuali di professione approverà lo snobismo culturale (anche al contempo detestando intensamente la maggior parte dei singoli snob culturali), perché obbliga i filistei a pagare almeno un minimo tributo alle cose della mente e aiuta quindi a rendere il mondo meno pericolosamente insicuro per idee che altrimenti sarebbero potute nascere. Un produttore di automobili, dall’altra parte, darà maggior valore allo snobismo proprietario; farà del suo meglio per convincere le persone che coloro che hanno meno proprietà, in particolare proprietà a quattro ruote, sono inferiori rispetto a coloro che ne hanno di più. E così via. Ogni gerarchia culmina nel proprio papa specifico.

 

¹ tubercolosi

 

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