Come è partita l’idea di questa libreria?
Nasce diverso tempo fa al Malibran, sempre come libreria Marco Polo. Lì è partita l’idea di tenere editori indipendenti. Prima c’era Claudio, poi io, Sabina, e Flavio. Abbiamo cominciato a cercare un posto: qui [in campo S. Margherita] sono esplose le idee che lì dovevamo contenere per questioni di spazio e forze. Per quanto riguarda il rapporto con le grandi catene, a Venezia ce n’è solo una, la Giunti. Bisogna trovare una strada straight, bisogna, come in tutto, caratterizzarsi ed avere una certa identità che si può evolvere nel tempo. È anche divertente.
Qui c’è un criterio a monte piuttosto rigido: solo case editrici indipendenti, che sono più o meno piccole e non fanno parte di gruppi commerciali. Poi una cosa che abbiamo cominciato a fare insieme è selezionare i titoli che ci interessano. Alla base c’è la lettura, leggiamo tutto quello che ci arriva e scegliamo se tenerlo o meno. Non teniamo tutti i libri dello stesso autore, perché certi, per alcune ragioni “non ci interessano”, magari per lo stile o per la trama: bisogna avere il coraggio di dire di no. Forse anche per questo la cittadinanza risponde bene alle iniziative, che sono partecipate. È un processo per cui man mano le persone si accorgono che ci siamo. Per esempio, cerchiamo sempre di invitare degli autori alle presentazioni dei libri.
A proposito della clientela ci sono molti locali, tantissimi giovani. Noi preferiamo chiamare i clienti “lettori”. Poi, grazie a internet vengono anche i turisti. È bello poter avere lì delle “stanze virtuali” oltre alle quattro mura della libreria.