Siamo arrivati all’ottavo capitolo del romanzo, il quale vede Hemingway avviarsi verso la brasserie Lipp per la gran fame. Prima di raggiungere il locale si ferma al 12 di Rue de l’Odéon, alla libreria Shakespeare and Company (cap. 3). Qui intrattiene una breve chiacchierata con Sylvia Beach, introducendo indirettamente qualche nota autobiografica.
<<C’è posta per me?>>
[…]
<<Questa è arrivata mentre io ero fuori>> disse. Era una lettera e a sentirla doveva avere dentro soldi.
<<Wedderkop>> disse Sylvia. <<Dev’essere da “Der Querschnitt”. Ha visto Wedderkop?>>
<<No. Ma è stato qui con George. Farà in modo di vederla. Non si preoccupi. Forse voleva prima pagarla.>>
<<Sono seicento franchi. Dice che ce ne saranno ancora.>>
Da questo breve dialogo si evince che lo scrittore, nella sua vita, non fu solo romanziere, nonostante da molti sia conosciuto solo per questo motivo, ma anche giornalista e cronista.
Ernest Hemingway si diplomò presso la Oak Park High School nel 1917. Come succede di leggere nei testi di scuola o nelle biografie relative ai grandi letterati, anche il nostro protagonista risultò subito incline alle materie letterarie. Incoraggiato dagli insegnanti decise di abbandonare l’università per iscriversi e studiare presso la scuola di giornalismo. Sua madre, invece, non condivise la sua scelta, poiché vedeva per il figlio un futuro da violoncellista, in parte anche per farle compagnia nel mondo della musica lirica (era un contralto). Nell’ottobre del 1917 iniziò a lavorare come cronista presso il “Kansas City Star”, ma il suo impiego durò circa un anno, perché nel 1918 si arruolò nell’esercito per operare nel servizio di autoambulanza durante la Grande Guerra. Da qui fino al 1920 la sua carriera di giornalista prese una pausa di circa due anni, in parte a causa della guerra, in parte a causa della madre che tentò inesorabilmente di ostacolarla.
Il link sotto riportato è relativo al sito ufficiale del “Kansas City”, nel quale è possibile trovare alcuni articoli e storie a cura di Hemingway:
http://www.kansascity.com/hemingway/
(Nel 2008 Dodo Press pubblica tutti gli articoli prodotti da Hemingway per il “Kansas City Star” in una raccolta intitolata “Hemingway’s Articles for the Kansas City Star”)
Trasferitosi a Toronto, Hemingway iniziò a scrivere come collaboratore una dozzina di articoli nel giro di tre mesi per il “Toronto Star” (un esempio in foto).
Abbandonata anche questa testata e trasferitosi a Chicago, lo scrittore iniziò a scrivere per una rivista di minore rilievo prodotta nella città statunitense, per poi tornare a scrivere per il “Toronto Star” una volta trasferitosi a Parigi, nel periodo degli Anni Folli. Da qui la sua esperienza come giornalista iniziò pian piano a svanire, dando inizio alla grande stagione dei romanzi.
Nel 1985 William White pubblica 172 articoli scritti da Hemingway tra il 1920 ed il 1924 per il “Toronto Star” (anche quelli scritti sotto pseudonimi), raccogliendoli in una raccolta intitolata “Dateline: Toronto”.
<<E’ ridicolo che la Germania sia l’unico posto dove riesco a vendere qualcosa. A lui e alla “Frankfurter Zeitung”.>>
<<Davvero. Comunque non si preoccupi. Può vendere dei racconti a Ford*.>> scherzò. <<Trenta franchi alla pagina. Diciamo un racconto ogni tre mesi sulla “Transatlantic”. Un racconto di cinque pagine vuol dire centocinquanta franchi al trimestre. Seicento franchi all’anno.>>
<<Ma, Hemingway, non pensi a quel che rendono adesso. L’importante è che lei sappia scriverli.>>
<<Lo so. Io so scriverli. Ma nessuno me li compra. Da quando ho smesso con il giornalismo soldi non ne arrivano più.>>
*Hemingway scriverà di questa figura nel capitolo successivo.
di Giulia Barison