La barriera di separazione israeliana è lunga più di settecento chilometri. Prendete il Po, per esempio: immaginate che dei leghisti, ferventi di patriottismo padano, si mettano in testa di tirar su un muro lungo quanto tutto il corso del fiume. Ecco, a settecento chilometri non ci arriverebbero: si fermerebbero a seicento.
La barriera di separazione israeliana si snoda all’interno dei territori palestinesi, ingloba interi centri urbani, sormonta le colline brulle. È un lungo e ininterrotto domino di pilastri di cemento di otto metri d’altezza. Gli unici varchi li trovi nei vari check point, posti sulle vie di comunicazione ingorgate di automobili.
Il campo profughi di Aida si trova poco distante dal Dheisheh Camp, a ridosso di questa barriera di cemento e a ridosso di uno dei check point. Sul posto vivono 6000 profughi. Qui non ci sono le scuole delle Nazioni Unite, né un Ibdaa Cultural Center: ci sono solo le lunghe distese di graffiti che ricoprono il muro, quelle che gli internazionali vengono a dipingere, più una torretta di sorveglianza israeliana, abbandonata e completamente abbrustolita dalle molotov.
Entriamo all’Aida camp e andiamo a vedere i fioi che giocano a calcio in un campetto. Siamo in tre, ci sediamo a bordo campo.
Sentiamo sparare. Ci guardiamo con gli occhi sbarrati: sparano davvero? Sparano, sì che sparano: tre gas lacrimogeni piovono dal muro che non sarà neanche a trecento metri da noi.
I fioi stanno giocando e sono sudati: accusano subito i sintomi del gas.
Che diavolo fanno?, chiediamo.
Si divertono, rispondono loro, e continuano a giocare vibrando di tosse. Si coprono il naso con i colletti delle maglie.
Guardiamo il muro, poco distante, il naso e i polmoni bruciano e sputiamo in terra per cavarci di bocca il gusto di piombo.
Dei bambinetti che sono più degli scriccioli che camminano vengono da noi e ci dicono, venite con noi. Noi tre andiamo con loro. Ci portano al parco giochi adiacente al campetto: ci indicano un alberello scanchenico tra gli scivoli e le altalene. È un alberello addobbato, come una albero di natale con le palline. Solo che qui le palline sono diverse: sono granate assordanti.