Caro studente,
ho appena letto il tuo saggio e ti devo chiedere scusa, ma non ho assolutamente idea di cosa ci sia scritto.
Quando – tra qualche settimana – lo avrai tra le mani, so che andrai subito a buttare l’occhio sul voto che ho scritto in cima alla prima pagina. Misurerai te stesso, il tuo lavoro – forse addirittura il tuo valore – basandoti su quel numero. Mi preme dirti di non preoccuparti.
Quando ero uno studente, pensavo – probabilmente come tu ora – che il mio lavoro fosse meticolosamente controllato e stimato, con la considerazione che meritava, da accademici eruditi che forse indossavano tweed.
Mi chiedo ora se, in realtà, fosse valutato da uno come me: un trentenne parasubordinato con un contratto “zero-hours”, a casa, seduto, in pigiama, che fissa una pila inutile di voti mentre le speranze di andare al negozio a comprare una pinta di latte svaniscono.
Il tuo saggio è uno dei più o meno venti che ho affrontato in una sola seduta questo pomeriggio. Stanno cominciando a fondersi in uno solo: una profusione di temi e cose “da notare” ed infinite variazioni della frase “E’ interessante che…”.
Sto leggendo qualcosa che hai scritto a pagina due e mi sto domandando se abbia appena letto una spiegazione di questo concetto nella pagina uno o se fosse nel saggio di qualcun altro. Devo tornare indietro di una pagina, cercare e controllare.
Il tuo saggio non è solitario, ma comincia ad amalgamarsi agli altri che ho letto finora, tutti sugli stessi argomenti, ma con vari gradi di chiarezza. Le tue parole sono diluite con quelle che sono arrivate prima, si sono perse in me già prima di cominciare a leggere.
Non dovrebbe essere così. In un mondo ideale, spenderei la mia mattina a valutare attentamente al massimo tre saggi, profondendo l’impegno che meritano. Passerei il primo pomeriggio a vagare per un prato a raccogliere fiori – qualcosa, qualsiasi cosa, per svuotare la mente così che possa approcciare la successiva serie con un atteggiamento fresco ed entusiasmo.
Ma non ho tutto questo tempo. Ho del lavoro accademico di mio; ho delle interviste di lavoro per cui prepararmi; in certi punti dell’anno, svolgo qualche lavoretto aggiuntivo per tirare avanti (sono solo un docente part-time, mi rendo conto che i miei colleghi con un lavoro a tempo pieno abbiano molte più cose di queste da fare).
Ho liberato un po’ di spazio in agenda per leggere i tuoi saggi e mi sono approcciato a loro genuinamente eccitato di vedere cosa hai scoperto in questo semestre e di dirti come poter migliorare. Cerco di essere meticoloso e scrivo commenti veri e propri sul tuo lavoro, quando sono consapevole di potermela cavare con qualche spunta, qualche punto di domanda ed un criptico “necessita di miglioramenti”.
Ci sono stato sopra tutto il giorno ed ora sono le 18.20. Ci sono 11 saggi non ancora corretti. Potrei andare avanti, ma non riesco più a dare un senso a ciò che dici. Dovrei sforzarmi di capire qualcosa che non sia la scrittura più chiara e bella, quel tipo di scrittura che mi prende per mano e mi mostra tutte le tue idee nella loro totalità. (Caro studente, ti prego di notare che non sono così esausto da non notare una bella scrittura. Fai un favore ad entrambi e spendi del tempo sul tuo saggio. Rendilo bello. Modificalo, puliscilo, allevia la mia noia e lascia che ti premi con il massimo dei voti.)
Lo so che dovrei tornare indietro e rileggere alcuni saggi così da confrontare i voti che ho dato, ma non c’è tempo. Mi piacerebbe cercare i riferimenti che citi, dirti se ci sono altre gemme in quei libri che magari hai perso, o suggerirti altre interpretazioni, ma non c’è speranza. Anche io ho una vita – pulizie da fare, una famiglia con cui passare del tempo e questo genere di cose.
In questa – che ho scritto con mano dolorante – ti chiedo tre cose:
- Impegnati nei tuoi saggi. Aiuta le persone come me. Aprirà la tua mente e mi renderà felice.
- Non pensare che se hai blaterato per tre pagine solo per portare il tuo saggio al numero di parole richiesto, non lo noti. Lo noterò.
- Non essere troppo turbato o soddisfatto per qualsiasi voto tu prenda. Non prenderla troppo sul personale. Ho fatto del mio meglio per essere coerente e giusto e altri lettori misureranno i miei voti, ma, ad un certo punto, stavo solamente sparando numeri a caso (55? 58? Non lo so)
Il tuo saggio non si erge solitario; potrebbe impressionarmi o succhiare le mie energie e, nel secondo caso, influenzare come legga quelli che vengono dopo. Troppi saggi orrendi e non riesco più a concentrarmi.
I libri nella lista di lettura ti diranno tutto sulla materia che devi sapere; leggili. Ci sono anche libri in biblioteca con titoli come “Come scrivere un saggio”; usali. Se non capisci qualcosa, vieni al mio ricevimento. L’ho portato avanti per tutto il semestre, sai dove trovarmi.
Cordiali saluti,
il tuo docente
Traduzione dell’articolo: Dear student, I just don’t have time to mark your essay properly
Wow che bello quest’articolo.
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