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15 Ottobre 2013
DAVANTI A UNA STRADA
Davanti a una strada
stretta e lunga con una
misteriosa curva
sbircio immobile
senza vedere altro
che nebbia.
Abbasso lo sguardo
sull’asfalto coperto dalla neve.
Essa è ricordo bianco perché ormai sbiadito,
freddo perché ancora forte.
Inizio il mio cammino
con un ciclamino[1] tra le mani
proteggendomi nei buchi neri
delle orme antiche.
Avanzando piano
noto le cose più da vicino:
la bottiglia vuota
di un assetato di speranza,
il fazzoletto macchiato
di un malato di delusione,
la seggiola priva del peso
di un amante della ragione.
Vorrei fermarmi a parlarle
ma temo che il guinzaglio del tempo
mi scivoli via dalle mani.
Mi fermo.
Le orme sono ovunque:
confuse, si incrociano e si allontanano,
corrono a nascondersi:
alcune a destra,
altre a sinistra,
molte sempre dritte,
troppe tornano indietro.
Ho perso l’odore dell’eucalipto[2].
Improvvisamente,
le mie pupille mi indicano una strada:
è uno stretto vicolo per topi[3],
è un lungo canale per velieri,
è un rigoglioso sentiero di piante d’alloro[4].
Poche sono le orme che l’hanno segnata.
Le luci dei suoi lampioni
mi folgorano,
una scarica d’incertezza
mi congela i muscoli.
Le ombre delle sue case
mi cullano,
una coperta di fortuna
mi scalda il cuore.
Ci provo.
Cammino veloce,
le fresche ambizioni appaiono
come scene di un film
sul grande telo bianco
che calpesto con passo da regista.
Ma la rumorosa marcia della realtà
interrompe la proiezione
e mi ritrovo sull’uscio
della confortevole sala del mio cinema.
I galleggianti neri sono affondati
in questo bianco mare.
Ora sono i battiti della mia bussola sanguigna
e le linee delle mie mappe a cinque dita
a tracciare la rotta.
E se un giorno dovessi voltarmi indietro,
vedrei cosmee[5] che danzano nel vento
e poi riposano su una strada coperta di neve.
Solcata da orme di antenati
e riempita di fiocchi di ricordi.
Bianca e senza sale
per essere dipinta e
per imparare a cadere e a rialzarsi.
Vola vicino alle orecchie
e soffia consigli ai passanti,
cade sulla fronte
e ispira le vite di tutti i viandanti.
Analisi:
Sinceramente credo fermamente nell’importanza della libera interpretazione dei testi, specialmente quelli poetici. Tuttavia trovo forse opportuno dare una basilare indicazione per la lettura: l’intero componimento è allegorico e si basa sull’immagine di un paesaggio innevato dove la neve è simbolo del passato con i suoi “buchi neri” e “galleggianti neri” a loro volta metafore delle orme di chi ci ha preceduto e che ci possono indicare una strada “sicura”. Ho concepito questa poesia grazie (o a causa) di una mia esperienza personale di indecisione di fronte a un’importante scelta della mia vita. Pertanto credo che essa vada intesa come la descrizione di un sentimento di indecisione e paura di sbagliare che si scontra con l’ambizione e la volontà di tentare e riuscire a realizzare un sogno, anzi, il sogno della mia vita.
[1] ciclamino: fiore che porta il significato di “timida speranza”.
[2] eucalipto: pianta che porta il significato di “protezione”.
[3] topi: animali estremamente intelligenti.
[4] alloro: pianta ricorrente nella simbologia letteraria, significa “gloria e successo”.
[5] cosmee: fiori che portano il significato di “gioia di amare e di vivere”.
Ginevra Gatti