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In Inghilterra le mani ce le hai sempre ghiacciate. No, non perché fa freddo (anche se la felpa di pile l’ho messa per la prima volta il 6 settembre), ma perché i lavandini non hanno conosciuto l’invenzione dei miscelatori: o ti lavi le mani con l’acqua gelida, o con acqua bollente, entrambe opzioni decisamente deludenti durante l’inverno.
In Inghilterra non esiste l’aperitivo. E sì, capisco che possa essere un’osservazione vacua e superficiale, però l’aperitivo italiano va ben oltre la semplice condivisione enologica: è un momento di riappacificazione con i momenti brutti della giornata, di unione tra persone, di pausa dalle preoccupazioni. Ma l’ode all’aperitivo verrà fatta in un altro momento (sì, potete contare su di me).
In Inghilterra la colazione ti stende. Dopo una settimana di colazioni con due salsicce, due fette di bacon, due fette di prosciutto, due uova e i fagioli, ho deciso (per cause di forza maggiore, ossia il mio fegato) di fare una pausa vegetariana. Quanto sono lontani i cornetti caldi alla crema e l’espresso bevuto al volo…
In Inghilterra le strade sono sempre trafficate, a qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi giorno della settimana, in qualsiasi città. Canterbury, piccola cittadina di soli cinquantamila abitanti, è completamente paralizzata dal traffico dalle 15 alle 19, però sembra che a nessuno dia fastidio, è una condizione normale della vita inglese.
Ma suvvia, non vi facciate spaventare da questo mio terrificante riassunto, l’Inghilterra non è così male, e ve lo dico io, che ho sempre rifiutato con disdegno l’idea di trasferirmici (in realtà, lo confesso: non ho ancora cambiato idea). L’Inghilterra ha indubbiamente dei lati positivi, giuro!
In Inghilterra tutti sono gentili: tutti hanno voglia di aiutarti, tutti ti fanno passare davanti alla fermata dell’autobus (dove fai la fila anche sotto la pioggia), tutti ti chiamano “dear”. Duro il contrasto con l’usuale gentilezza veneziana.
In Inghilterra, qualsiasi cosa possiate immaginare in campo culinario, potete mangiarla. Cinese, indiana, vietnamita, libanese, italiana (a me la pizza inglese piace tanto), sudafricana, francese: tutte cucine alla vostra portata in qualsiasi zona del paese, anche nella città più isolata e sperduta.
In Inghilterra le persone non si buttano sul cibo gratis, anzi, quasi si vergognano di approfittarne: quando l’università mette a disposizione caffè e tè gratis, rimangono lì per ore, con le tazze ben ordinate, il tavolo pulito, lo zucchero al suo posto, senza nessuna rissa. In Italia, la vista del cibo gratis ci rende animali, è come se rinascesse un istinto ferale che ci porta alla lotta di tutti contro tutti. Qui, nessun bisogno di lottare, anzi, le persone ti guardano male se osi approfittarne. E io, da italiana vera, ne prendo due, di caffè.