“Venezia è un pesce”, Tiziano Scarpa

Venezia non è una città come le altre: i monumenti ricamati sulle rive dei canali, i celeberrimi palazzi e musei, i singoli scorci che si aprono da ogni calle conferiscono al gioiello lagunare un fascino magnetico. Citando Thomas Mann, è una “trappola per forestieri”, che con la sua bellezza cattura ogni turista sin da dal momento in cui, all’inizio del Ponte della Libertà, intravede quella magica selva di campanili che si staglia all’orizzonte. Lo stesso impianto urbanistico della città è un unicum in tutto il mondo, articolato in un compatto labirinto di strade in cui il viandante poco addestrato si perde continuamente.

Scrivere una guida della Serenissima, cercando di trovare un capo da cui districare questa complessa matassa di bellezza, risulta pertanto terribilmente arduo e quasi sicuramente fallimentare. Tiziano Scarpa, nel suo breve libro Venezia è un pesce, decide quindi di descrivere la sua città natale creando un itinerario particolare, che non procede alla ricerca dei singoli tesori di ogni sestiere, ma che dimostri come anche un breve soggiorno in laguna sia un’esperienza totalizzante, non solo per il suo patrimonio artistico.

Lo stesso autore ha infatti definito la sua opera una “passeggiata fisico-emotiva”, articolata in brevi e scorrevoli capitoli, ognuno dedicato ad un preciso senso o organo e alla sua peculiare interazione con la città. Apparentemente, l’intera descrizione non segue quindi un filo logico ben definito, ma procede per una giustapposizione di immagini, stilema collaudato sin dalla prima riga del libro, con quella felice metafora che dà il titolo a questa guida.

A dire il vero, un possibile fil rouge che lega e accomuna tutte le centoventisei pagine può essere rintracciato nella tranquillità quasi fiabesca che contraddistingue questa “sogliola colossale” cullata dalle acque della laguna adriatica. Visitare Venezia è insomma un ristoro per l’anima di qualsiasi viaggiatore di ogni epoca e nazionalità. Questa considerazione emerge chiaramente, infatti, dall’ultima sezione dell’opera, una breve antologia di racconti e descrizioni dedicati alla Serenissima. E non a caso, l’ultime righe si chiudono con una dichiarazione dello scrittore brasiliano Diogo Mainardi che ben riassume la magia di vivere, anche per pochi giorni, nella nostra città:

“Ormai mi sento incantato dal torpore veneziano. Non riuscirò mai più ad andare via di qui. La città ha un effetto sedativo su di me. A volte mi sveglio con un gran desiderio di ritagliarmi un ruolo attivo nel mondo, ma per fortuna in pochi secondi mi riaddormento. Non può esserci posto migliore di questo.”

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