Pax tibi Marce

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Piazza San Marco, 25 aprile 1496

Se Rialto simboleggia l’enorme potere economico della città, San Marco è invece, da sempre, il centro della sua vita politica, religiosa e sociale: qui si affaccia il Palazzo Ducale, sede delle maggiori istituzioni; qui si annunciano le leggi e i decreti; qui si celebrano le grandi cerimonie, sia laiche che religiose. Ed è proprio qui che oggi inizia la nostra visita, durante una delle cerimonie più importanti: la festa di San Marco, patrono della città. La piazza è gremita di gente, ma viene occupata soprattutto da un lungo corteo, che vediamo uscire da Palazzo Ducale attraverso la Porta della Carta: è il corteo dogale, che si sta dirigendo verso la Basilica per la celebrazione, preceduto dai rappresentanti delle Scuole (le confraternite dei mestieri). Intorno a noi c’è la crème de la crème della società veneziana, tutta riunita in onore del suo patrono. Ma come mai è proprio San Marco il protettore della città? È una lunga storia, che vi racconterò mentre attendiamo che il corteo entri nella Basilica.

L’origine del culto di San Marco risale ad una leggenda riguardante la sua vita: si narra, infatti, che il santo avesse svolto un viaggio ad Aquileia, durante il quale aveva fondato la prima chiesa della città; sulla via del ritorno, attraverso l’Adriatico, venne sorpreso da una tempesta. Essa costrinse l’imbarcazione su cui viaggiava a ripararsi tra le isole paludose di una località chiamata Rivoalto (vi ricorda qualcosa?). Qui i viaggiatori, scesi probabilmente nella zona dell’odierna Castello, vennero ospitati dai pescatori del luogo; San Marco invece, messosi a pregare sulla riva, ebbe una visione: un angelo scese dal cielo e gli annunciò: “Pax tibi Marce, evangelista meus”, cioè “La pace sia con te, Marco, mio evangelista!”. Poi aggiunse: “Non temere, evangelista di Dio. Dovrai soffrire ancora molto, ma dopo la tua morte in questo luogo sorgerà una città straordinaria, nella quale il tuo corpo troverà riposo e di cui tu diverrai protettore”. Nel frattempo la burrasca era cessata, e la nave di Marco poteva continuare la sua navigazione. Il viaggio terminò ad Alessandria: qui Marco venne accolto da molti fedeli, ma incontrò anche l’ostilità dei pagani; sarebbero stati infatti alcuni di questi ultimi, alla fine, ad accoltellarlo e a ucciderlo.

Passarono vari secoli e, mentre nel Mediterraneo cadeva un impero, nascevano regni e si espandeva una nuova religione dall’Arabia, quella città straordinaria di cui parlava l’angelo nasceva e prosperava tanto che, nell’827, decise di far avverare quella profezia: era ora che San Marco tornasse in laguna. Dal Doge vennero incaricati di questo compito due abili mercanti, Buono da Malamocco e Rustico da Torcello: questi raggiunsero Alessandria d’Egitto, dove San Marco era stato sepolto, e si misero in contatto con i monaci che custodivano la reliquia. La contrattazione durò a lungo, ma le voci del rischio di un saccheggio della chiesa da parte di alcuni musulmani (insieme ad alcune monete d’oro dei veneziani per oliare la trattativa) convinsero i monaci a cedere e a sostituire le reliquie con quelle della Beata Claudia. Ora il difficile era portare via il bottino in sicurezza, superando la dogana. Per farlo, i due mercanti nascosero le spoglie del Santo in una cesta, coperta a sua volta da pezzi di carne di maiale (considerata impura dai musulmani); quando arrivarono al porto, i doganieri adibiti al controllo delle merci inorridirono e lasciarono passare i veneziani, permettendo loro di tornare a casa. Il 31 maggio 828 Venezia può finalmente accogliere il Santo, che diventa così il suo nuovo principale patrono, soppiantando San Teodoro. In questo modo la città non solo può fregiarsi di possedere le reliquie del suo protettore (vanto comunque importante, visto il giro d’affari legato al pellegrinaggio che avrebbe generato), ma manda anche un segnale politico a chi la circonda: al patriarca di Aquileia, dal quale la Chiesa veneziana dipendeva, viene ribadita l’autonomia politica della città (nella quale aveva trovato riposo il fondatore della Chiesa stessa di Aquileia); gli imperatori d’Oriente e dell’Impero Carolingio, invece, dovevano iniziare ad accettare l’indipendenza di Venezia, che infatti ora era protetta da un santo del cristianesimo originario (e quindi né orientale, né occidentale).

Qui la storia dell’arrivo di San Marco si ferma, mentre inizia quella della meravigliosa Basilica che ci troviamo davanti: a lei dedicheremo un’altra visita, più avanti; prima, però, di entrarvi anche noi per la messa insieme al corteo, voglio farvi notare una sua decorazione, che si trova sopra il portale dedicato a Sant’Alipio (è il primo portale alla nostra sinistra). È un bellissimo mosaico del XIII secolo, che rappresenta l’entrata del Santo nella Basilica com’era allora: ve lo mostro non solo per la sua bellezza, ma anche perché oggi, nel 2019, è l’unico mosaico della facciata che potete ancora ammirare nella sua forma duecentesca, mentre gli altri sono stati rielaborati tra ‘500 e ‘800 (pur mantenendo i soggetti originali). Concludo allora con un invito a prendervi un paio di orette e ad andare a vedere questa meravigliosa chiesa (magari in quelle rare occasioni in cui vedete pochi turisti in giro), ricordandovi di questa straordinaria storia.

 

di Francesco Danieli

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