Articolo originale: Skim reading is the new normal. The effect on society is profound, di Maryanne Wolf
Durante il prossimo viaggio in aereo, guardatevi intorno: l’iPad è il nuovo ciuccio per neonati e bambini piccoli; tra i bambini in età scolare, i più piccoli leggono storie sugli smartphone, mentre i più grandi non leggono affatto, ma stanno tutti chini sui videogiochi; i genitori e gli altri passeggeri leggono sui Kindle o danno una scorsa a una valanga di email e notizie. All’insaputa della maggior parte di noi, in questa situazione siamo tutti accomunati da una trasformazione invisibile e rivoluzionaria: il circuito neuronale che sottende alle capacità di lettura del cervello si sta rapidamente modificando in modo sottile – un cambiamento che ha implicazioni per tutti, dal bambino che deve ancora imparare a leggere all’adulto esperto.
Come indica la ricerca neuroscientifica, l’acquisizione delle capacità di lettura e scrittura rese necessario, più di seimila anni fa, un nuovo circuito all’interno del cervello della nostra specie. Questo circuito si sviluppò a partire da un meccanismo molto semplice per l’interpretazione di informazioni elementari – come il numero di capre nel proprio gregge – fino ad arrivare all’attuale “cervello lettore”, assai elaborato. La mia ricerca descrive come l’attuale cervello lettore permetta lo sviluppo di alcuni dei processi intellettuali e affettivi più importanti: l’interiorizzazione della conoscenza, il ragionamento analogico e l’inferenza; la capacità di assumere una prospettiva e l’empatia; l’analisi critica e il generarsi di intuizioni profonde. Ricerche che stanno emergendo in varie parti del mondo mettono ora in guardia sul fatto che ciascuno di questi processi di “lettura profonda” potrebbe essere minacciato dalle nuove modalità di lettura basate sul digitale.
Non si tratta di una semplice questione manichea di carta stampata contro innovazione tecnologica. Come ha scritto la studiosa del MIT Sherry Turckle, non erriamo, come società, quando innoviamo, ma quando ignoriamo ciò che riduciamo o interrompiamo mentre lo facciamo. In questo momento, che fa da cardine tra la cultura della stampa e quella del digitale, la società deve confrontarsi con ciò che si sta riducendo nel circuito di lettura esperto, con ciò che i nostri bambini e studenti non stanno sviluppando e con ciò che possiamo fare al riguardo.
Grazie alla ricerca sappiamo che il circuito di lettura non viene fornito agli umani attraverso uno schema genetico come nel caso della vista o del linguaggio: per svilupparsi, esso necessita di un ambiente. Inoltre, si adatterà ai requisiti di questo ambiente, dai diversi sistemi di scrittura alle caratteristiche del supporto utilizzato. Se il supporto dominante privilegia processi veloci orientati al multitasking e adatti alla gestione di grandi quantità di informazioni (come l’attuale supporto digitale), lo stesso farà il circuito di lettura. Come scrive la psicologa della UCLA Patricia Greenfield, il risultato è che verranno dedicati meno tempo e meno attenzione ai processi di lettura profonda che richiedono più tempo, come l’inferenza, l’analisi critica e l’empatia, che sono tutte indispensabili per l’apprendimento a qualunque età.
Ciò è supportato da un numero crescente di resoconti di educatori e di ricercatori in psicologia e nelle discipline umanistiche. Lo studioso e docente di letteratura inglese Mark Edmundson riporta come molti studenti universitari evitino deliberatamente i classici del XIX e XX secolo perché non hanno più la pazienza di leggere testi più lunghi, densi, difficili. Ci si dovrebbe tuttavia preoccupare non tanto per l'”impazienza cognitiva” degli studenti, quanto per ciò che potrebbe esserne alla base: la potenziale incapacità di un grande numero di essi di leggere con un livello di analisi critica sufficiente per comprendere la complessità di pensiero e ragionamento che si trova nei testi più ardui, sia nel caso di letteratura e scienza all’università sia in quello di testamenti, contratti e referendum deliberatamente poco chiari che i cittadini si trovano di fronte in cabina elettorale.
Numerosi studi mostrano che l’uso di schermi digitali potrebbe causare una varietà di conseguenze negative sulle abilità di comprensione scritta in studenti liceali e universitari. A Stavanger, in Norvegia, la psicologa Anne Mangen e i suoi colleghi hanno studiato come i liceali comprendano gli stessi contenuti su supporti diversi. L’équipe di ricerca della Mangen poneva ai soggetti delle domande su una novella dalla trama intrigante per qualunque studente (una storia d’amore carica di libido). Metà degli studenti aveva letto Jenny, Mon Amour su Kindle, l’altra metà in brossura. I risultati indicavano che gli studenti che avevano letto su carta erano superiori ai compagni in particolare in termini di capacità di ordinare i dettagli e ricostruire la trama in ordine cronologico.
Ziming Liu (San Jose State University) ha condotto una serie di studi che indicano che la nuova norma è quella della lettura per sommi capi (skimming), scorrendo un testo e individuando singole parole al suo interno. Quando leggono, molti lettori ora adottano uno schema a F o a Z, attraverso il quale campionano la prima riga e poi individuano singoli termini all’interno del testo. Quando il cervello lettore scorre i testi in questo modo, riduce il tempo dedicato ai processi di lettura profonda. In altre parole, non abbiamo tempo per afferrare la complessità, comprendere i sentimenti dell’altro, percepire la bellezza e concepire pensieri nostri.
Karin Littau e Andrew Piper hanno rilevato un’altra dimensione: la fisicità. Piper, Littau, e l’équipe di Anne Mangen sottolineano che il senso del tatto, nella lettura su carta stampata, aggiunge un’importante ridondanza alle informazioni: una sorta di “geometria” alle parole e una “presenza” spaziale al testo. Come nota Piper, gli esseri umani hanno bisogno di sapere dove si trovano nel tempo e nello spazio, una conoscenza che permette loro di tornare alle cose e di imparare dal riesaminarle – ciò che Piper chiama la “tecnologia della ripetizione”. L’importanza di quest’ultima sia per i lettori più giovani sia per gli adulti comprende la capacità di tornare indietro, controllare e valutare la propria comprensione di un testo. La questione, quindi, riguarda ciò che accade alle capacità di comprensione quando i nostri giovani leggono per sommi capi su uno schermo la cui mancanza di presenza spaziale scoraggia il “guardarsi indietro”.
I ricercatori dei media statunitensi Lisa Guernsey e Michael Levine, la linguista dell’American University Naomi Baron e la scienziata cognitiva Tami Katzir dell’Università di Haifa hanno esaminato gli effetti di diversi mezzi d’informazione, in particolare sui giovani. La ricerca della Katzir ha riscontrato che gli effetti negativi della lettura su schermo possono comparire già tra i nove e gli undici anni, con implicazioni non solo per la comprensione, ma anche per lo sviluppo dell’empatia.
L’eventualità che l’analisi critica, l’empatia e altri processi di lettura profonda possano divenire gli involontari “danni collaterali” della nostra cultura digitale non è un semplice problema binario di lettura su carta contro lettura su digitale. Si tratta invece di come abbiamo cominciato a leggere su un qualunque supporto, e di come ciò cambi non solo ciò che leggiamo, ma anche lo scopo di ciò che leggiamo. E non si tratta solo dei giovani. L’atrofia sottile dell’analisi critica e dell’empatia riguarda tutti: colpisce la nostra capacità di navigare nel bombardamento costante di informazioni cui siamo sottoposti e incentiva la ritirata nei più familiari depositi di informazioni non verificate, che non richiedono né sono sottoposte ad analisi, lasciandoci suscettibili a falsità e demagogia.
C’è una vecchia legge nelle neuroscienze che non cambia nel tempo: o lo usi, o lo perdi. È un principio molto ottimista se applicato al pensiero critico nel cervello lettore, perché implica una scelta. La storia del cervello lettore è ben lungi da una conclusione. Siamo in possesso sia della conoscenze scientifiche sia della tecnologia per identificare e reindirizzare i cambiamenti in come leggiamo prima che si consolidino. Se ci sforziamo di capire cosa perderemo esattamente e, allo stesso tempo, le straordinarie nuove capacità che il mondo digitale comporta, c’è fondamento tanto per l’entusiasmo quanto per la prudenza.
Dobbiamo sviluppare un nuovo tipo di cervello: un cervello lettore “biletterato”, capace delle forme di pensiero più profonde sia su supporti digitali sia su quelli tradizionali. Ne dipende molto: in una democrazia vivace, l’abilità dei cittadini di provare ad assumere prospettive diverse e discernere la verità, la capacità dei nostri figli e nipoti di apprezzare e creare la bellezza, e la nostra di andare oltre il presente eccesso di informazioni per raggiungere la conoscenza e la saggezza necessarie per sostentare una buona società.
Un pensiero su “La lettura per sommi capi è la nuova norma. L’effetto sulla società è profondo”