Un weekend nella più piccola capitale d’Europa. Parte #1: Neve, draghi e leggende

Venerdì 16 Febbraio una buona parte della redazione di Linea20 ha preparato gli zaini ed è partita per un viaggio in bus verso Lubiana: una meta un po’ improvvisata, suggerita dal budget limitato e dalla voglia di partire con poco tempo a disposizione (siamo pur sempre studenti), ma che ha riservato tantissime sorprese agli intrepidi viaggiatori. La prima, scorta per la prima volta dai finestrini dell’autobus poco dopo aver varcato il confine sloveno, è stata accolta come un regalo semplice ma molto desiderato, in questo lungo inverno in cui Venezia è stata imbiancata solo per una speranzosa quanto breve manciata di minuti: una candida distesa di neve, estesa a perdita d’occhio nelle campagne slovene e raccolta in copiosi mucchi al lato della strada nella capitale, i cui tetti imbiancati sembravano usciti da una cartolina.

La seconda sorpresa, però, è stata la bellezza della città in sé: una capitale a misura d’uomo che, con i suoi 250’000 abitanti, è estremamente piccola se confrontata alle altre capitali europee, ma almeno altrettanto affascinante. Il centro storico di Lubiana ricorda vagamente Praga per la sua architettura e i suoi colori; particolarmente incantevole è la passeggiata del lungofiume, costellata da gioielli architettonici o statue ricche di storie da raccontare – come quella in piazza Preseren, chiamata così in onore del più celebre poeta romantico sloveno. Lo sguardo di pietra della statua a lui dedicata è rivolto verso la finestra da cui si affacciava Julija, grande amore impossibile di Preseren e musa ispiratrice della raccolta di sonetti Sonetni Venec.

Il fiume Ljubljanica, che taglia in due la città, è attraversato da pittoreschi ponti, antichi come il Cevljarski Most o Ponte dei Calzolai, chiamato così per via del suo utilizzo come mercato di calzature nel XIII secolo, o moderni come il Mesarski Most, il Ponte dei Macellai, aperto nel 2010 per collegare il lungofiume al mercato centrale. Degni di nota anche l’imponente Ponte dei Draghi, il primo ponte che si incontra arrivando dalla stazione, con i suoi quattro guardiani alati, e il bellissimo Tromostvoje, il triplo ponte costruito nel 1842 che collega il centro storico medievale alla parte moderna della città.

La prima giornata a Lubiana è stata inaugurata dalla salita al castello, di origine medievale ma completamente ricostruito nel ventesimo secolo; una suggestiva funicolare porta in pochi minuti sulla cima della collina dove sorge l’imponente costruzione, ma il nostro senso dell’avventura (e la poca voglia di sborsare due preziosi euro, l’equivalente di un gustoso burek, cibo tipico a cui dedicherò il giusto spazio nel prossimo articolo) ci ha imposto di affrontare la camminata a piedi. La ripidità della salita, resa scivolosa dalla neve, ci ha messi duramente alla prova, ma il panorama godibile dal castello ha ampiamente ripagato la fatica.

Come ogni castello che si rispetti, anche quello di Lubiana vanta il suo drago: drago che non è niente di meno che la bestia mitologica uccisa da Giasone in persona. Secondo la leggenda, infatti, Lubiana (anticamente conosciuta come Emona) sarebbe stata fondata proprio dall’eroe mitologico che, dopo aver rubato il vello d’oro, abbandonato Medea ed essere fuggito con gli Argonauti risalendo il Danubio, si sarebbe fermato alla sorgente del fiume Ljubljanica. Il drago ucciso da Giasone è il simbolo di Lubiana, rappresentato su ponti, bandiere, monete e cartelli turistici; ma siccome dietro a ogni leggenda si nasconde un fondo di verità, basta una breve ricerca per capire che in Slovenia i draghi esistono davvero, anche se Giasone probabilmente non li notò nemmeno. Tra gli animali più celebri della Slovenia ci sono infatti i protei, piccoli anfibi ciechi ma incredibilmente recettivi, resi famosi dalle grotte di Postumia, un tempo considerati cuccioli di drago per il loro aspetto e per le loro caratteristiche al limite del soprannaturale: un proteo può infatti sopravvivere senza cibo per ben dodici anni. Abbastanza dragonesco, vero?

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