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13. Carole, carole, carole

“Oh, tidings of comfort and joy”

Messaggi di gioia festiva, di rinascita, di caritas e amore. Le carole di Natale sono un elemento ormai caratteristico dell’atmosfera natalizia.

Carola deriva dal francese antico carole e indicava originariamente una danza eseguita in cerchio mentre si cantava, di solito in occasioni sacre. Poi, per estensione, il termine venne a indicare il canto eseguito durante il ballo. Durante il XII secolo, in particolare in Italia, con Francesco d’Assisi, ma anche in Francia e in Germania, si sviluppò tutta una tradizione di canti popolari natalizi in lingua vernacolare, che tuttavia non rientravano nelle celebrazioni ufficiali. Bisogna tenere presente che, durante le celebrazioni, anche i canti erano eseguiti rigorosamente in latino (com’è il caso di Veni Redentor gentium di Sant’Ambrogio). Questo in particolare in zone dove il cristianesimo arrivò successivamente, dove le carole vennero associate al periodo natalizio ed entrarono a far parte delle celebrazioni religiose solo in un secondo momento (in Inghilterra le carole sono incluse nei riti dal 1880).

Le ragioni per cui le carole sono tanto importanti nei paesi di tradizione anglosassone – e attraverso questi sono arrivate a noi – sono essenzialmente due: la Riforma e la Restaurazione del 1660. Nei paesi riformati le carole assunsero grande importanza (lo stesso Lutero ne incoraggiava l’esecuzione e ne scrisse alcune) perché la musica veniva considerata come un momento di professione di fede e di commento spirituale al testo biblico. Lutero e altri adattarono i testi religiosi alle melodie di canzoni popolari, facilitandone la diffusione. I testi erano per la maggior parte in lingua vernacolare, ma ve ne sono anche in latino. Questi inni vennero in seguito rielaborati anche da artisti del calibro di Bach.

Inoltre, con il ritorno sul trono di uno Stuart, le proibizioni imposte durante il periodo del Commonwealth in materia di celebrazione e intrattenimento vennero revocate: divenne nuovamente possibile cantare durante le feste e le carole tornarono in auge. A questo si aggiunse il fatto che, dalla Restaurazione in poi, ai musicisti delle città inglesi era concesso raccogliere denaro per strada nelle settimane precedenti il Natale. Quest’uso andò a legarsi alla tradizione pagana del wassailing, che prevedeva che, in concomitanza con le celebrazioni del solstizio d’inverno, un gruppo di persone andasse cantando di casa in casa offrendo del wassail (una sorta di vin brulé) in cambio di doni.

Durante l’epoca vittoriana le carole e le celebrazioni natalizie assunsero una nuova importanza. Momento ideale per professare e riconfermare tutto un sistema di valori e occasioni che il vittorianesimo propugnava (per citarne alcuni, carità, solennità religiosa, l’idealizzazione dell’infanzia), il Natale divenne un evento centrale dell’anno, come dimostrano anche numerosi testi, A Christmas Carol (1843) su tutti. A nuovi usi, come i biglietti di auguri o l’albero di Natale, si accostò la riscoperta di tradizioni precedenti, tra cui appunto le carole. La maggior parte delle carole che a oggi vengono cantate, e le più famose tra queste, sono state composte in questo periodo: God Rest Ye Merry, Gentleman, Ding Dong Merrily On High, o ancora le melodie e i testi oggi noti per The Twelve Days of Christmas e Deck the Halls).

A oggi, le carole sono un momento celebrativo non solo per la comunità religiosa, ma per una più generale atmosfera di gioia, rinascita, speranza e augurio per un nuovo anno, un nuovo inizio.

Buone feste!

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