HUMANS OF VENICE #17

#17

“Dire quello che voglio sarebbe troppo complicato… Potrei dire quello che succede: per esempio, questa è una galleria, quella che ho alle spalle. Beh, le gallerie sono luoghi, dovrebbero essere luoghi, in cui si vendono le merci – in questo caso qua si vendono opere di artisti. Ma non c’è più nessuno che abbia il coraggio di rischiare di andare a vedere, per esempio, negli atelier degli artisti, che cosa fanno; perché quelli che dovrebbero rischiare di più sono gli ‘addetti culturali’ diciamo, che sono quelli che tengono le gallerie, e questi hanno una confusione in testa, che non sanno distinguere ancora che cosa è arte – per primi loro, non gli artisti stessi, per primi loro, quelli che dovrebbero venderla.. perché? Perché hanno paura, non hanno conoscenza, non frequentano più luoghi di produzione dove gli artisti lavorano e fanno delle cose… cioè, un artista giovane dovrebbe avere qualcuno che gli dice “così va bene” o “così non va bene”, e invece vengono lasciati liberi, a guardare magari i cataloghi per vedere gli artisti di New York, per esempio, che cosa fanno, o gli artisti di Vienna, o Berlino – Berlino figurati, o Londra – e quindi fanno tutte queste opere copiando uno con l’altro e non sanno mai, non riconoscono se stessi, non sanno come sono loro. I mercanti, o comunque i galleristi, neanche loro sono capaci di vedere questo, perché non hanno capito la distinzione fra un’opera d’arte creativa e un’opera d’arte copiata, e allora cosa fanno? Si buttano nei grandi nomi, nei nomi che ormai conoscono, che sono quelli ormai contemplati, oppure quelli che hanno già scelto altri più furbi di loro, e li hanno messi sul mercato. Qui il mercato è chiaramente impazzito: gallerie come queste o gallerie che possono proporre giovani non ci sono proprio per questa confusione, e non c’è capacità di indentificare gli artisti. Quindi l’identificazione dell’artista non è più quella, per esempio, in base come si veste, ma è la capacità di individuare se quello che lui fa corrisponde alla persona.

Quando rispondo alla domanda se io mi definisco un artista devo avere il coraggio di essere capace di sostenere questa cosa. perché se io mi dico ‘artista’, vuol dire che so che le mie capacità manuali, le mie capacità intellettuali sono tali da poter consentire di sostenere questo nome, e io… Vorrei che fossero gli altri a decidere se io sono un artista: venite a vedere quello che faccio e poi lo decidete. Perché io sono un essere umano come tutti gli altri, e ho delle caratteristiche che possono essere compatibili con un’attività tradotta dalle mani e prodotta dal cervello, e quindi il mio concetto è realizzare delle cose; se voi le vedete e decidete che possono essere contemplate, quindi vi prendete la responsabilità di saperle riconoscere, allora io mi posso chiamare artista – ma dopo che le avete viste voi, prima no. Prima potrei dire che sono un artigiano.

Non è che io mi vesto di bianco, piuttosto io non mi vesto colorato, cioè non indosso cose che siano tinte in maniera non naturale, nel senso che il cotone è bianco, la lana a volte è bianca e nera, o marón, e il cuoio è quel colore là – adesso che mi guardi le scarpe e vedi che sono un altro colore mi dirai allora perché? Eh, perché delle volte si cede, noi esseri umani siamo deboli e abbiamo questi bisogni…
Il perché di questa scelta è che credo che sia necessario che tutti noi azzeriamo un po’ il nostro modo di essere e di vedere, e cerchiamo di capire da questo azzeramento senza condizionamento che cosa preferiamo oppure no. Io.. Sono in un momento di questa confusione e ho bisogno di capire partendo dal niente, dallo zero, dalla purezza delle cose eccetera, capire qual è la mia strada… Spero di non trovarla mai, perché questo mi porta alla ricerca. Perché solo così ti conosci, se no come fai a conoscerti… con tutti questi condizionamenti non riusciremmo a proteggerci, se non avessimo quest’opportunità di sintesi, capisci? Cioè noi dobbiamo togliere, togliere per poter mettere… Quindi poi quando ci mettiamo per costruire una cosa propria, dal vuoto puoi mettergli dentro le cose e ogni volta che hai scelto una cosa ti chiedi se è proprio quella che hai scelto o è stata imposta da, per esempio, un amico che mi ha detto questo o quest’altro. Lo so che risulta difficile e potrebbe essere troppo lungo, ma quando hai ingranato il meccanismo…woow, una meraviglia, parti… Anzi sei sempre sorridente perché sai che hai scelto esattamente quello che volevi. ”

 

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