Premio Strega 2023: Una Minima Infelicità di Carmen Verde

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Ridotti alla loro esatta dimensione, i miei giorni sono entrati tutti in quel diario di ragazzina, dal primo all’ultimo: giorni timidi, discreti, scritti a memoria e senza inchiostro. E mi pare resti ancora spazio. I sogni, le ombre, i pensieri, gli odori, i tradimenti, la malattia, la vita e la morte, tutto è scivolato tra le pagine: rimpicciolito, ma senza perdere un millimetro della sua grandezza. Sempre, alla fine, di tutto resta solo il nocciolo, come di una casa rimane solo una piccola stanza. Persino il mio corpo ha scelto per me l’essenziale, sapeva di non essere nato per grandi cose. Qui, dove mi pare che anche la pena allenti la sua morsa, sussurro la parola fine. A metà rigo, a lettere minuscole.

Carmen Verde, originaria di Roma, debutta nel 2022 con il suo primo romanzo Una minima infelicità, in concorso per il premio Strega 2023. La storia del libro è incentrata sulla vita di Anna, una bambina nata in un corpo piccolo, minuto, un corpo che non cresce nonostante il passare degli anni, e segue gli eventi della sua vita fino all’età adulta. Simile ad un romanzo epistolare, il racconto è organizzato per episodi che rappresentano brevi immagini della vita di Anna, intervallate da descrizioni di foto ritratto che hanno vari componenti della famiglia come soggetti. La durata dei singoli capitoli è molto breve e gli episodi raccontati sono privi di dettagli, in altre parole, essenziali.

Tema centrale del romanzo sono i legami familiari, con un focus particolare sul rapporto tra madre e figlia. La mamma di Anna, Sofia Venier, è una donna elegante e inquieta, che brilla agli occhi della figlia, la quale vive nell’ombra di Sofia e sotto la sua influenza. Sofia è una madre che fa fatica ad accettare l’aspetto minuto della figlia, e non manca mai di farvi riferimento ad ogni occasione, anche per mezzo del soprannome che le dà: “Annetta”, una piccola Anna, proprio a voler evidenziare la sua caratteristica piccolezza. La protagonista si sente tanto piccola da essere insulsa in confronto alla madre e completamente dipendente da lei, come se il suo corpo fosse “perfettamente contenuto in quello della madre”.

L’intero romanzo rappresenta il diario di Anna. Eppure, si tratta di un diario ridotto all’osso, o meglio, alle dimensioni minute della stessa Anna. I singoli episodi attraverso i quali Anna racconta sé stessa si esauriscono nel giro di una o due pagine e, a volte, non arrivano a riempire neppure una pagina. Più della metà del romanzo si articola attraverso il racconto dei familiari tramite gli occhi di Anna. Di conseguenza, il racconto della vita di Anna è privo di autenticità: si sviluppa tramite le gesta e le emozioni dei suoi familiari. Quella di Anna è una vita passata ad inseguire la madre e a desiderarne le attenzioni, che mai le saranno dedicate. Tuttavia, Anna non è l’unica a non riuscire a vivere la sua vita da protagonista. La stessa Sofia si fa piccola di fronte alle dicerie e ai pettegolezzi che si diffondono nel paese riguardo alla sua vita privata. Annientata dal racconto che i compaesani fanno di lei, Sofia lascia che anche la sua vita privata venga dominata dall’arrivo di una nuova domestica ficcanaso, Clara, la quale, di fatto, prende il controllo sull’intero nucleo familiare. Sofia si lascia sovrastare dall’infelicità, che, oltre ad essere presente già nel titolo del romanzo, viene fuori fin da subito come uno dei temi principali. L’infelicità è una malattia che colpisce l’intera famiglia di Anna, in particolare il ramo femminile, quasi come se fosse ereditaria. Non si capisce da dove essa provenga né quale sia la sua cura. Nonostante ciò, l’infelicità colpisce, una dopo l’altra, la nonna materna di Anna, Sofia, e neanche la protagonista sembra potervi sfuggire.

Quando i familiari di Anna vengono a mancare, ella si rende conto di essere vuota. La morte della nonna materna, poi del padre e, infine, della madre, la lasciano sola e privata della sua identità. Anna non riesce a vivere la sua vita se non attraverso quella degli altri e si rende conto che proprio il racconto episodico e striminzito che fa di sé attraverso il suo diario rappresenta la forma ideale per esprimere l’essenza della sua piccola esistenza.

Una minima infelicità racconta della piccolezza e dell’essere insignificanti. A partire dalla scelta della protagonista, Annetta, nella sua forma minuta, una piccola Anna, allo stile episodico in cui si sviluppa il racconto, fino ad arrivare al tipo di scrittura suggestiva, Carmen Verde riesce nel suo intento di raccontare la finitezza di Anna. Tuttavia, il racconto appare frettoloso. I personaggi sono solo abbozzati e, nel poco spazio che è a loro dedicato data la natura episodica della narrazione, non riescono a lasciare il segno nel cuore del lettore.

Di Irene Corrao

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