La finanza sostenibile: un approccio responsabile all’investimento

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Se si pensa ad una parola o concetto da associare al settore finanziario, difficilmente verranno in mente termini quali “etica” o “responsabilità”. Infatti, storicamente gli scandali e le bolle finanziarie hanno sempre veicolato nel percepito comune l’immagine di una finanza speculativa, short-termista e completamente slegata dall’andamento dell’economia reale. E sicuramente film quali “The Wolf of Wall Street” hanno contribuito a  creare questa immagine, spettacolarizzando un certo modo di intendere e fare finanza, che però è rappresentativo solo di alcune realtà, come ad esempio gli Hedge Funds. 

Infatti, fin dall’inizio degli anni Duemila, si è affermato con forza un nuovo paradigma d’investimento totalmente agli antipodi rispetto agli scandali finanziari e alle bolle speculative. Si tratta della finanza sostenibile, che considera fattori extra-finanziari nelle scelte d’investimento. Questo deriva da una duplice consapevolezza.

Da un lato, si ritiene che i capitali debbano essere allocati verso quelle imprese che non danneggiano, o addirittura portano benefici ad ambiente e società; l’investimento è visto come mezzo concreto per la mitigazione di importanti problematiche del nostro tempo, come il cambiamento climatico. 
Dall’altro lato c’è la convinzione che l’attenzione ad aspetti extra-finanziari da parte delle imprese possa favorire un miglior andamento dei loro stessi business, che si rifletterebbe quindi in una maggior performance del titolo investito.

Su un orizzonte temporale di quasi 5 anni, l’indice globale MSCI World SRI, che raccoglie i maggiori titoli sostenibili, esibisce una performance significativamente maggiore rispetto al tradizionale MSCI World. Fonte: Bloomberg

Inoltre, si pensa anche che aziende più sensibili alle istanze dei propri stakeholders siano meno rischiose, soprattutto in termini di rischio reputazionale, comportando quindi una maggior resilienza dell’investimento.

Il crollo del titolo Atlantia a seguito dell’incidente del Ponte Morandi è un esempio di rischio realizzato con gravi impatti anche sul portafoglio di un risparmiatore. Un’attenta analisi di sostenibilità permette di escludere ex-ante titolo come questo dai prodotti di investimento. Fonte: Bloomberg

La finanza sostenibile nasce e si afferma soprattutto a partire dalle sensibilità di investitori e società civile. Questa peculiarità ha prodotto diversi acronimi e definizioni per riferirsi alla finanza sostenibile. Tra gli acronimi più utilizzati abbiamo:

  • SRI – “Socially Responsible Investments” o “Sustainable Responsible Investments”, per indicare appunto gli investimenti e i prodotti finanziari sostenibili
  • ESG – “Environmental, Social and Governance”, ovvero le categorie dei criteri extra-finanziari che vengono analizzate e considerate in un investimento sostenibile. Si dovrebbe quindi parlare di “criteri ESG” o “fattori ESG”, anche se spesso nel gergo si usa anche “investimenti ESG” come sinonimo di “investimenti SRI”.

Le due definizioni di finanza sostenibile proposte di seguito illustrano bene le differenze tra SRI e ESG:

  • “Sustainable finance generally refers to the process of taking due account of environmental, social and governance (ESG) considerations when making investment decisions in the financial sector, leading to increased longer-term investments into sustainable economic activities and projects” – Commissione Europea
  • “Sustainable and responsible investment (SRI) is a long-term oriented investment approach which integrates ESG factors in the research, analysis and selection process of securities within an investment portfolio. It combines fundamental analysis and engagement with an evaluation of ESG factors in order to better capture long term returns for investors, and to benefit society by influencing the behaviour of companies” – Eurosif, 2018 (Eurosif è la principale organizzazione europea per gli investimenti sostenibili, la cui missione è promuovere la sostenibilità attraverso i mercati finanziari europei)

In entrambe le definizioni si possono cogliere le caratteristiche distintive degli investimenti sostenibili. Innanzitutto, vi è la considerazione dei fattori ESG all’interno della decisione di investimento che combina quindi criteri finanziari tradizionali ed extra-finanziari. Vi è poi la fondamentale precisazione dell’orizzonte temporale di un investimento sostenibile, ovvero il lungo periodo.
Infatti, gli effetti positivi della sostenibilità vengono apprezzati maggiormente con il passare del tempo.
Pensiamo ad esempio ad un’azienda che intraprenda progressivamente delle politiche di welfare in grado di aumentare considerevolmente la soddisfazione dei propri dipendenti. Molto probabilmente, una persona soddisfatta e che si riconosce nei valori aziendali è anche più produttiva. Una maggior produttività può produrre effetti positivi in termini di riduzione dei costi e aumento del fatturato, che si traducono in un incremento degli utili e dei dividendi; aspetti che influenzano in maniera positiva l’andamento di un titolo azionario.
Un’altra caratteristica distintiva è rappresentata dall’impatto, ovvero dalla generazione di esternalità positive per l’ambiente e la società tramite i propri investimenti.

A riguardo, si possono considerare le sette strategie definite da Eurosif, che possono essere utilizzate sia separatamente che in combinazione tra di loro:

  • Esclusioni – approccio che prevede l’esclusione esplicita di singoli emittenti o settori o Paesi dall’universo investibile, sulla base di determinati principi e valori. Tra i criteri più utilizzati: le armi, la pornografia, il tabacco, i test su animali.
  • Norms-based screening – selezione degli investimenti basata sul rispetto di norme e standard internazionali. I più utilizzati sono quelli definiti in sede OCSE, ONU o dalle Agenzie ONU (tra cui ILO, UNEP, UNICEF, UNHCR).
  • Investimenti tematici – approccio che seleziona gli emittenti in portafoglio secondo criteri ambientali, sociali e di governance, focalizzandosi su uno o più temi. Alcuni esempi: i cambiamenti climatici, l’efficienza energetica, la mobilità urbana, le infrastrutture…
  • ESG integration – integrazione sistematica dei criteri ESG nell’analisi e selezione degli investimenti.
  • Best in Class – Approccio che seleziona o pesa gli emittenti in portafoglio secondo criteri ambientali, sociali e di governance, privilegiando gli emittenti migliori all’interno di un universo, una categoria o una classe di attivo. 
  • Impact investing: Investimenti in imprese, organizzazioni e fondi realizzati con l’intenzione di generare un impatto socio ambientale positivo e misurabile, assieme a un ritorno finanziario. Alcuni esempi: investimenti in microfinanza, social housing, green o social bond.
  • Engagement e azionariato attivo – attività che si sostanzia nel dialogo con l’impresa su questioni di sostenibilità e nell’esercizio dei diritti di voto connessi alla partecipazione al capitale azionario. Si tratta di un processo di lungo periodo, finalizzato ad influenzare positivamente i comportamenti dell’impresa e ad aumentare il grado di trasparenza.

La finanza sostenibile è quindi molto più di un movimento o una moda; è un vero e proprio paradigma di investimento con le sue regole e strategie in grado di beneficiare tutti gli attori. Infatti, la crescente sensibilità del risparmiatore su tematiche socio-ambientali comporta un maggior domanda di investimenti sostenibili. Dal canto loro gli intermediari e attori finanziari, per assecondare le esigenze dei risparmiatori, devono ricercare aziende veramente sostenibili. Le aziende, a loro volta, per ottenere accesso al capitale devono impegnarsi attuando comportamenti sempre più sostenibili, andando a generare esternalità positive per l’ambiente e la società nel suo complesso.

di Gerolamo Nidasio

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