Eruzione del Vulcano Fuego in Guatemala. Il meccanismo di autodifesa della Madre Tierra.

Sembra paradossale pensare che i vulcani innestino un meccanismo che potrebbe salvarci dal riscaldamento globale. Eppure è così. Si definisce aereosol l’insieme di particelle e corpuscoli in sospensione all’interno dell’atmosfera che deviano la radiazione solare costituendo una specie di filtro protettivo. Grandi quantità di aerosol vengono immesse nell’atmosfera proprio durante le eruzioni vulcaniche.

L’attività vulcanica sembra dunque la risposta difensiva della terra di fronte al cambiamento climatico e al surriscaldamento globale dovuto all’emissione dei gas serra.

È un ciclo di botta e risposta. L’attività industriale dell’uomo implica l’emissione in grandi quantità di gas serra che generano un vertiginoso riscaldamento dell’atmosfera terrestre. Le temperature si alzano e le calotte polari si sciolgono, generando cambiamenti della pressione del mantello terrestre che si traducono in instabilità e assestamenti della crosta terrestre. Da qui l’incremento dell’attività vulcanica che si è registrato negli ultimi decenni e che ha tra gli altri effetti proprio quello di andare a ridurre il surriscaldamento attraverso il filtro degli aerosol emessi nell’atmosfera.

Perciò di fronte al nostro interrogativo circa le ragioni di certe catastrofi naturali, la Terra potrebbe risponderci con le stesse parole pronunciate dalla Natura all’islandese nel celebre dialogo di Leopardi: “Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo”. Al nostro egoismo nell’uso irresponsabile delle risorse naturali, la Terra risponde con altrettanto egoismo in nome di una auto-conservazione. La differenza è che il nostro egoismo è gratuito, quello del pianeta è legittimo.

L’ultimo fenomeno è stato quello del Vulcano Fuego nel cuore del Guatemala. Questo vulcano è in moderata attività da tempi immemori. I suoi fumi sono quelli che si tingono di tinte più accese quando all’ora del tramonto il cielo acquerellato cerca di imitare i colori della papaya e della pitaya, facendo da sfondo al profilo conico dei vulcani. Nelle notti più limpide, in corrispondenza della vetta si scorge la luce tremolante dei suoi fuochi magmatici, come fosse un’enorme candela cosmica, e nel silenzio notturno a volte si sente il tremendo ribollire della sua lava, il respiro del vulcano dormiente.

Questo gigante misterioso ieri ha deciso di risvegliarsi con un’inaspettata eruzione causando più di 60 vittime e l’evacuazione di quasi 4000 persone. Nonostante ciò, sorprende l’accettazione che dimostrano le comunità locali. Aldilà del dolore, aldilà della cenere, aldilà della rabbia c’è fiducia nella Madre Tierra. Si accettano questi eventi come meccanismi misteriosi che fanno comunque parte di una cosmologia generosa e indiscutibilmente perfetta. Questa indole docile è intrinseca allo spirito del guatemalteco che sin dalle origini della sua storia maya convive con questi giganti, custodi di un enigma ribollente.

La città di Antigua, così battezzata proprio per essere stata abbandonata in seguito ai gravi terremoti di Santa Marta del 1773, è costruita in una valle circondata dall’abbraccio minaccioso di tre enormi vulcani, Agua, Fuego e Acatenango. Costantemente minacciata da terremoti ed eruzioni, la storia della città è stata caratterizzata da un incessante altalenarsi di distruzioni e ricostruzioni. La distruzione è parte necessaria del ciclo cosmico, che va accettato e alimentato. Per questo la gente locale torna lentamente a ritrovare ciò che resta della propria casa. “Menos mal que todos estámos bien. La casa se reconstruye.” E si ricostruisce proprio lì dove si trovava, nello stesso punto dove, chissà, verrà distrutta con la prossima eruzione. Scavano sotto uno strato di cenere bianca alla ricerca degli oggetti famigliari. Qualche bambino gioca a bordo strada nella polvere bianca. La selva ha perso il suo verde lucente ed è ora un paesaggio spettrale di scheletri grigi. Ma, come scrive Asturias, il sole domani mattina riprenderà il suo corso passando dal giallo della mattina, al rosso della sera, al nero della notte. Forse il guatemalteco conosce inconsapevolmente il meccanismo degli aerosol e accetta quindi che la Madre Terra si stia in qualche modo auto difendendo.

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