La giovinezza di Reverberi è segnata dall’esperienza della leva militare a Fano, durante la quale diventa amico di Piero Ciampi, con cui forma un complesso assieme a due commiltoni. Successivamente verrà trasferito a Milano: è durante gli anni del servizio militare milanese che il compositore conosce Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Paolo Tomelleri, Nando De Luca, Adriano Celentano. È a Milano che i fratelli Reverberi promuovono i cantautori genovesi cominciando la collaborazione con la Dischi Ricordi. Ed è nelle cantine di Milano che nasce il Rock ‘n Roll italiano.
Il rapporto con la musica c’è sempre stato, anche durante il servizio militare: quando sono arrivato a Fano ho incontrato Piero Ciampi, e l’ho incontrato mentre stavo facendo la fila per un’iniezione. Per 18 mesi non hai neanche un’influenza, neanche un’infezione, non puoi far visita neanche mezza giornata perché stai sempre bene; appena finito il militare te le becchi tutte, tutti i mali del mondo. Mentre andavo a fare quest’iniezione, dopo un’ora di fila, sento uno che canta, proprio in fondo alla coda: in quella landa desolata, mi è venuta voglia di rifare tutta la fila per vedere chi era quello, ed era Piero Ciampi. Abbiamo formato un complesso con un grande bestemmiatore di Treviso e un clarinettista bravissimo di Torino. Un maresciallo appassionato di musica ci ha presi in consegna, e ogni tanto ci affidava al circolo ufficiali: però con lui ci siamo divertiti molto di più di prima, perché tutto quello che volevamo lo facevamo. A partire dal fatto che dato che suonavo pianoforte, fisarmonica, vibrafono e marimba, ogni volta prendevo cinque giorni di licenza per andare a prendere lo strumento, la musica e gli spariti, e altri cinque per riportare indietro quasi tutto perché non sapevamo dove metterli. Una sera di fine estate siamo andati a mangiare in un ristorante di Fano: fino a pochi giorni prima c’era stato un complesso a suonare, finita la stagione se n’era andato, ma gli strumenti erano rimasti. Noi siamo andati lì, abbiamo preso gli strumenti e abbiamo cominciato a suonare. Da quel momento tutte le sere andavamo lì, mangiavamo gratis, ci portavamo i congedanti, con cui eravamo diventati amici in precedenza. Quando arrivano le reclute, i congedanti li usano come schiavi: noi appena arrivati la prima cosa che abbiamo fatto è stata lanciare i gavettoni ai congedanti, così questi sono rimasti spaesati e hanno pensato che forse era meglio averci amici piuttosto che contro. Loro non mangiavano ma bevevano gratis, in cambio ci hanno svelato come tornare in caserma dopo le quattro di notte, da un buco che avevano scoperto loro: così andavamo sempre a dormire alle 4, e alle 5 c’era la sveglia.
Da Fano poi mi hanno trasferito Milano, proprio nel momento in cui è scoppiato il rock n roll: mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto, e da lì è nato tutto. Quando mi sono trasferito a Milano per andare alla Ricordi ho portato Piero Ciampi e i vecchi amici come Luigi Tenco. A Milano ci incontravamo per suonare nelle cantine: lì, nelle cantine di Milano, ho conosciuto Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Paolo Tomelleri, Nando de Luca. Noi tutti abbiamo creato un complesso, con Luigi Tenco che veniva da Genova; il cantante era Adriano Celentano, e tutti insieme andavamo a fare le famose prime serate di rock ‘n roll.
La canzone di quel periodo è “Ciao ti dirò”, che non per caso ha un’assonanza con la parola “rock”: è infatti il primo rock ‘n roll in italiano. Era una canzone mia, di Giorgio Calabrese e di Luigi Tenco. Quando è uscita il fratello di Adriano, Sandro Celentano, suonava un po’ la chitarra: lui sosteneva che il rock ‘n roll si potesse fare solo in inglese. Dopo aver ascoltato il rock n roll di Gaber e Adriano si è reso conto che invece si poteva fare anche in italiano. Una volta è venuto da me con la chitarra e mi ha fatto: “Senti Gianfranco, ti faccio sentire un pezzo, tu finiscilo che quando è finito lo facciamo cantare ad Adriano e vendiamo un milione di copie.” Comincia: “dong dong dong, vieni a Capri mon amour…”. Ho detto no, che è questa roba, ma fattelo da te, chi se ne frega! Poi è arrivato Vivarelli e gli ha fatto il testo, “Il tuo bacio è come un rock”, e ha venduto davvero un milione di copie: così ho fatto davvero la figura del… posso dire la parola? Di quello lì. Ci sono rimasto un po’ male, potevo fare qualche soldo di più!
di Chiara Caporuscio e Federica Biscardi