Gli Oscar di Linea 20: Lady Bird

 

Riprendiamo la nostra carrellata con un film tutto al femminile, che continua a collezionare recensioni positive: Lady Bird, uscito appena questa settimana nelle sale e candidato al premio Oscar Miglior Film, con la regia e la sceneggiatura di Greta Gerwig e Saoirse Ronan come attrice protagonista, affiancata da Laurie Metcalf. Le tre donne sono tutte candidate a premi Oscar: Migior Attrice Protagonista, Miglior Attrice Non Protagonista, Miglior Sceneggiatura originale e Miglior Regia.

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La trama: voto 3,5

3,5

Christine “Lady Bird” McPherson è un’adolescente all’ultimo anno di liceo di Sacramento, una periferia della California dove i valori del cattolicesimo regnano sovrani. È il 2002 e la ragazza non vede l’ora di andare all’università, possibilmente fuori dalla California, il più lontano possibile dal rapporto complesso con la madre, dai problemi economici che paiono ostacolare costantemente i suoi sogni, dalle prime relazioni deludenti con l’altro sesso, da un ambiente bigotto e giudicante. Le scene pregnanti ruotano attorno ai dialoghi tra madre e figlia, fatti di urla, silenzi imbronciati e occhiatacce. Qualche indizio, d’altronde, ci fa capire che i contrasti sono dovuti ad un sentimento comune: l’immaginare una realtà migliore, sognarla la domenica con ‘la loro attività preferita’ – visitare case in vendita che non possono permettersi. La trama, per quanto ben strutturata, è basata sul trito genere della storia di formazione, dello scappare da un noto che va troppo stretto verso un ignoto completamente diverso che si crede di desiderare, solo per poi ritrovarci se stessi. La riscoperta della propria identità ed il legame indissolubile con le origini sono esplicitati dal continuo tira e molla allegorico della protagonista col proprio nome di battesimo: se, all’inizio del film, sul palco del teatro della scuola, “Lady Bird” sbandiera fiera la propria indipendenza intellettuale con il ‘nome che mi sono data da sola, dato da me a me’, nelle ultime scene a New York si riconcilia con Sacramento e tutto ciò che esso implica presentandosi come Christine, nome datole dai genitori. Uscita dalla chiesa di domenica – e cosa si fa, sennò, la domenica? – Christine chiama sua madre iniziando col dire che, in fondo, il suo nome di battesimo non suona poi così male.

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La regia: voto 4

4

Greta Gerwig, attrice e sceneggiatrice, debutta come regista con questo film, dimostrando notevoli capacità: quinta donna candidata all’Oscar per sceneggiatura e regia, ha scelto di ambientare la storia nella comfort zone della sua città natale, riprendendo luoghi noti con accenni di autobiografismo qua e là.  La forza della regia è la piacevole e continua alternanza di scene di azione con scene di dialogo statico, quasi a riflettere l’ondivago stato emotivo della protagonista. Una punta di leggerezza ironica e divertita si trova anche nelle conversazioni più difficili, tenute nei luoghi più banali del quotidiano, come camere da letto, bagni, camerini. Gli scambi di sguardi e cipigli preoccupati tra madre e figlia avvengono sempre attraverso degli specchi, un mezzo di comunicazione indiretta che simboleggia incomprensioni e incomunicabilità, ma anche la ricerca di identità. La ragazza si specchia in continuazione, cercando di capire chi è: chiede alla madre, ‘sembra davvero che io provenga da Sacramento?’.

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Il cast: voto 4,5

4.5

Eccezionale l’interpretazione spontanea e vivace di una adolescente in crisi da parte dell’attrice di origini irlandesi Saoirse Ronan (Espiazione, Grand Budapest Hotel, Brooklin), giovane talento emergente che ha dimostrato estrema versatilità nei ruoli interpretati fino ad ora e già candidata all’Oscar con Espiazione a soli 14 anni. Il film arriva dritto ai cuori degli spettatori anche grazie al personaggio tormentato e tanto umano della madre, interpretata da una sorprendente Laurie Metcalf (nota più per i ruoli televisivi di Pappa e Ciccia e Big Bang Theory) e grazie ai personaggi minori. I loro piccoli o grandi problemi formano microstorie che si intrecciano con la macrostoria e la accrescono di valore, spostando il focus ed equilibrando quello che rischiava di essere un film incentrato su una sola figura. Tracy Letts è il padre depresso e senza lavoro, sensibile agli umori della famiglia, Beanie Feldstein è l’amica fedele e sensibile, innamorata del professore di liceo, Stephen McKinley Henderson è il prete tormentato dai rimorsi e dal cancro, Lois Smith è suor Sarah più umorista che devota, Lucas Hedges è il ragazzo gay che cerca in Lady Bird prima una fidanzata e poi un sostegno.

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Conclusione

Un film tanto approvato e parzialmente prevedibile nella sua mescolanza di storia di formazione e di complessi rapporti umani, non è forse appetibile come Miglior Film. La sua forza, tuttavia, è l’efficacia comunicativa e il coinvolgimento emotivo assicurato da una combinazione vincente di attori e regia. Un film dal finale aperto e speranzoso, che vi sorprenderà con un soddisfatto sorriso melancolico sulle labbra, a gustare il fascino dei nuovi inizi e della riconciliazione con il sé.

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