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Sir George Everest nacque a Crickhowell, una piccola cittadina del Galles sud-orientale che supera di poco le 2000 anime, il 4 luglio 1790. Nel 1818 si unì alla Royal Artillery come assistente del Colonnello William Lambton, geografo che aveva avviato la “Grande indagine trigonometrica”, uno studio atto a mappare il subcontinente indiano attraverso il metodo della triangolazione. Alla morte di Lambton, gli successe come Topografo Generale dell’India e portò avanti – introducendo numerose innovazioni nel metodo di lavoro – il suo progetto fino al pensionamento nel 1843. Decorato cavaliere e membro della Royal Society, Everest si spense il 1° dicembre 1866, a Greenwich.
Nel caso in cui ve lo stiate chiedendo, sì, il cognome di questo cartografo britannico è indissolubilmente legato all’omonima vetta più alta del mondo dal livello del mare. Fu il successore Andrew Scott Waugh nel 1865 a proporre alla Royal Geographical Society di intitolare, nonostante le reticenze dello stesso, la montagna a Sir George Everest. È lo stesso Waugh a spiegare il perché fosse necessario un nuovo nome per la vetta.
“Mi è stato insegnato dal mio rispettabile precedessore, il Colonnello Sir George Everest, ad assegnare ad ogni elemento geografico il proprio nome indigeno. Tuttavia, c’è una montagna, con ogni probabilità la più alta nel mondo, senza alcun nome locale, che possiamo scoprire e la cui denominazione indigena, se esiste, molto difficilmente sarà verificata prima di ottenere il permesso di entrare in Nepal. Nel frattempo, ricade in me il privilegio, nonché il dovere, di assegnare […] un nome che possa essere conosciuto tra i cittadini e i geografi e diventare noto tra le nazioni civilizzate.”
Quali furono i meriti di Sir George Everest? A parte il rispetto che Waugh nutriva nei confronti di Everest, fu nel periodo in cui quest’ultimo era a capo del GTS (Great Trigonometrical Survey, in italiano Grande indagine trigonometrica), il mastodontico progetto di rilevamento di tutta la penisola indiana sia per motivi conoscitivi che di controllo dei territori occupati – è utile ricordare che all’epoca il dominio inglese in terra indiana era in espansione -, che venne individuata per la prima volta la montagna che sarebbe poi stata scalata dal neozelandese Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay. Era il 1852 e il responsabile diretto fu l’operatore indiano Radhanath Sikdar, ma era Sir George Everest ad essere a capo del progetto.
Piccola nota per appassionati fonologi: il cognome Everest e il monte Everest, in realtà, si pronunciano diversamente. Il primo è /ˈiːvrᵻst/ ed “Eve” si pronuncia come il nome, il secondo /ˈɛvərᵻst/ o /ˈɛvrᵻst/ ed “Ever” si pronuncia “ever” di “evermore”.
Piccola nota per appassionati storici/orientalisti: il monte Everest ha una pluralità di nomi. In tibetano è detto “Jomoglangma” (ཇོ་མོ་གླང་མ, madre dell’universo), in cinese “Zhūmùlǎngmǎ” (珠穆朗瑪) e in sanscrito “Sagaramāthā” (सगरमाथा, dio del cielo).