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Capitolo 2: Miss Stein in cattedra

<<Mia moglie e io eravamo stati da Miss Stein, e lei e l’amica che viveva con lei erano state molto cordiali e gentili e a noi era piaciuto molto quell’ampio studio con i grandi quadri. Era come una delle migliori sale nel più raffinato dei musei, solo che c’era un grande caminetto ed era caldo e accogliente e loro ci diedero cose buone da mangiare e tè e liquori naturali distillati da prugne rosse, prugne gialle o lamponi selvatici. Erano incolori, fragranti liquori versati da caraffe di vetro intagliato in minuscoli bicchieri e che fossero quetsche, mirabelle o framboise tutti avevano il sapore dei frutti da cui venivano, trasformati sulla lingua in un fuoco ben controllato, che ti riscaldava tutto e ti scioglieva la lingua. Miss Stein era molto grossa ma non alta ed era di costituzione robusta come una contadina. Aveva degli occhi molto belli e un viso dai forti lineamenti ebraico-tedeschi che avrebbe potuto anche essere friulano e mi ricordava una contadina dell’Italia del Nord con i suoi vestiti, la sua faccia mobile e la sua graziosa, folta, vivace capigliatura da immigrata che portava raccolta probabilmente allo stesso modo di quando era all’università. Parlava in continuazione e prima di tutto parlava di gente e di luoghi.>>

Così Hemingway ci presenta Gertrude Stein, figura essenziale nell’ambiente artistico-letterario parigino degli anni ’20. Miss Stein fu molto più di una donna robusta, dalla capigliatura vivace e dai lineamenti ebraico-tedeschi; fu uno dei principali punti di riferimento e mecenate della “Generazione Perduta”.

Gertrude Stein nacque il 3 febbraio 1874 in Pennsylvania da una famiglia tedesca di origine ebraica. Dal 1877 al 1902 visse sia in Europa che in America per poi trasferirsi definitivamente a Parigi nell’appartamento-studio in Rue de Fleurus 27, condiviso con l’amatissima moglie Alice B. Toklas ed il fratello Leo. Hemingway descrive Alice come una donna dalla “voce molto gradevole, […] piccola, molto scura, con i capelli tagliati come Giovanna d’Arco nelle illustrazioni di Boutet de Monvel e aveva un naso molto aquilino. […] Prendeva parte a una conversazione e ne ascoltava due e spesso interrompeva quella che non stava facendo”. Miss Stein, nella sua vita, studiò biologia, filosofia, medicina e psicologia, per poi diventare scrittrice, poetessa ed una della maggiori critiche e collezioniste delle opere prodotte dalla “Lost Generation”, termine da lei stessa coniato. Il suo appartamento-studio fu frequentato dai più grandi artisti dell’epoca, fra i quali lo stesso Hemingway, ma anche Ezra Pound, Thornton Wilder, Sherwood Anderson e Georges Braque e le sue pareti erano tappezzate dai quadri di Picasso, Matisse e Derain. Morì il 19 luglio 1946 per un cancro allo stomaco.

Una delle sue opere più famose è Autobiografia di Alice Toklas (1933), nella quale sono contenute le esperienze di vita della stessa Stein, della sua compagna e della “Generazione Perduta”.

di Giulia Barison

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