Tre giorni sono decisamente poco tempo per vedere una città, ma possono essere sufficienti perché questa ti colpisca e ti lasci la voglia di tornare a finire ciò che hai iniziato. Ed è proprio questo l’effetto che Budapest ha avuto su di me. O forse dovrei dire Pest? Una delle cose da sapere, infatti, è che il Danubio divide la capitale ungherese in due parti che un tempo erano due città a sé stanti: Buda, ora la metà definita storica, e Pest, caratterizzata da un’atmosfera moderna e cosmopolita.
La mia piccola immersione comincia in quest’ultima, da un modesto hotel in Vaci Utca, praticamente in riva al Danubio. Di conseguenza, la prima cosa non può che essere una passeggiata lungo il fiume, ammirando la bellezza decadente dei palazzi più antichi perfettamente in armonia con quelli moderni. Nonostante il grigiore e l’aria gelida (se partite ad ottobre assicuratevi di avere con voi un cappotto ed una sciarpa!), alcuni scorci mi ricordano vagamente Venezia. O meglio, l’aspetto che Venezia avrebbe se non fosse un’isola a forma di pesce circondata da una laguna. Parlo dei colori delle pareti, della vicinanza tra gli edifici che arrivano a formare un unicum, dei grandi ingressi, della vista dell’altra sponda con le scogliere e le costruzioni che sembrano essere sul punto di precipitare in acqua. Le uniche cose che mi liberano subito da quest’illusione sono il rumore delle auto e l’improvviso muoversi della folla, allo scattare del verde, che mi spinge a spostarmi a mia volta.
Tuttavia, l’intramontabile capoluogo veneto non è l’unica città che mi viene in mente: proseguendo il mio tragitto lungo Vaci Utca, in direzione delle principali mete turistiche, mi è impossibile non notare aspetti di Budapest che mi ricordano Londra. Sorvolando il fatto che questo possa essere dovuto alla mia ossessione per l’Inghilterra, le ragioni sono svariate e vanno dall’organizzazione urbana fino alla varietà di negozi e ristoranti, per non parlare della massiccia presenza di taxi e di persone pronte a riempirti le mani di volantini o a trascinarti nei loro locali. Inoltre, la sensazione di trovarsi nella City è rafforzata dalle numerose lingue che si sentono parlare dai passanti, dall’uso della traduzione inglese vicino a quasi ogni cosa (colgo l’occasione per ringraziare il popolo ungherese per averci fatto questa grazia), dalla vita che emanano persone ed oggetti, e da quel benessere che nasce dal sapere che la gente che ti circonda non sta minimente prestando attenzione a quello che fai o indossi.
La gioia che mi dà Budapest, però, non è dovuta solo alla sua atmosfera da capitale europea, bensì anche all’arte e alla storia di cui è ricca. L’esempio principale non può che essere la Grande Sinagoga: un maestoso edificio del colore della sabbia durante le ore di sole cocente. Già vederla dall’esterno è un piacere per gli occhi, ma entrarci e fare il tour guidato, che comprende anche il quartiere ebraico circostante ed il museo, è un’occasione imperdibile che consiglierei a chiunque. La guida per gli italiani, una simpatica donnina il cui bizzarro accento non può essere dimenticato (dovuto al fatto che in ungherese l’accento cade sempre sulla prima sillaba), riesce a mescolare storia ed attualità in modo impeccabile durante il giro del quartiere, soffermandosi su punti che possono interessare chiunque, come locali e murales. Questi, infatti, sono stati legalizzati nel 2003 per rendere più vivace l’immagine della città e alcuni ricoprono completamente le facciate degli edifici su cui sono stati realizzati. Il risultato è decisamente quello sperato.
Se quello che cercate, invece, è qualcosa di più tipico o folkloristico, i Mercati Generali sono una tappa da non perdere. L’edificio in cui si svolgono non risalta particolarmente, ma all’interno ci si ritrova nel mezzo di un’esplosione di colori creata dall’esposizione di frutta, verdura e prodotti tipici. Per gli amanti del genere o per i collezionisti seriali di tazze come me, salendo al secondo piano, che è stato realizzato con una struttura simile a quella delle palafitte, ci si può perdere in un labirinto di bancarelle di souvenir con gli oggetti più disparati. Uscirne a mani vuote? Missione impossibile.
Sinagoga e Mercati, tuttavia, sono semplicemente due esempi delle meraviglie che Budapest può offrire ai suoi visitatori. Se soltanto nella parte di Pest, infatti, si trovano l’enorme e fiabesco edificio del Parlamento, la Basilica di Santo Stefano, la commovente opera Scarpe sulle rive del Danubio vicino al Ponte delle Catene ed il Museo di Storia Nazionale, potete ben comprendere il mio desiderio di tornarci al più presto per poter completare l’opera con il giro di Buda.
di Gianmarco Favotto