Dopo aver riportato un incredibile successo al loro primo evento in Italia, durante il Middle East Festival di Firenze lo scorso aprile, la band libanese Mashrou’Leila ha nuovamente riempito l’anima dei numerosi fans italiani accorsi ai loro tre concerti a Venezia, Parma e Milano.

Il gruppo Mashrou’Leila (مشروع ليلى, “progetto notturno”) si forma cinque anni fa, come risultato di un workshop musicale presso l’American University of Beirut. La band originariamente composta da sei membri, oggi conta: Firas Abou Fakher alla chitarra, Ibrahim Badr al basso, Carl Gerges alla batteria, il violinista Haig Papazian e il lead vocalist Hamed Sinno. Spesso definita come la voce più autentica delle Primavere Arabe, la loro musica ha portato una ventata di freschezza e cambiamento fra migliaia di giovani mediorientali. Il loro “urlo” ha rotto barriere, ha attraversato generazioni diverse e ha persino avvicinato popoli ostili. Il loro genere spazia dal rock, al jazz fino all’elettronico, senza abbandonare comunque l’influenza della tradizionale musica araba. I testi affrontano tematiche satiriche e spesso controverse in tutto il mondo arabo, fra le quali: il settarismo religioso, l’instabile e spesso contraddittoria politica libanese, la sessualità e l’identità di genere. Tutti interrogativi questi che, come confessa lo stesso cantante: “la globalizzazione e la diffusione di internet hanno reso attuali e fondamentali da sciogliere per la generazione che esce dalla Primavere Arabe” (di seguito un link ad un brano del gruppo: https://www.youtube.com/watch?v=NTQVI2Hr834). Il concerto del 6 Novembre al Centro Culturale Candiani di Mestre (Venezia) ha visto la band libanese suonare nella cornice più “inusuale” fin ora provata. Con una scaletta che ripercorreva successi dal primo all’ultimo album (Mashrou’Leila, El Hay Romancy & Raasuk), la band ha allietato la serata degli oltre cento fans accorsi alla loro prima tappa italiana. E mentre la tournée europea volge al termine, il gruppo sta già lavorando al prossimo album, portando sempre con sé l’anima del “piccolo” Libano, ma con l’intento e il sogno di raggiungere e scuotere il mondo.
Giuseppe Grispino
Foto di Giulia Callino
