Premio Strega 2024: L’età fragile di Donatella Di Pietrantonio

Donatella Di Pietrantonio, scrittrice abruzzese del 1962, dopo la pubblicazione di L’Arminuta e Borgo Sud ritorna in scena con il suo nuovo romanzo candidato al Premio Strega 2024, L’età fragile

Come il resto della sua produzione, si tratta di un romanzo ambientato nel suo caro Abruzzo: in questo caso ci troviamo in un paesino di montagna tra Pescara e L’Aquila. Di Pietrantonio coglie l’occasione per raccontarci una storia di legami familiari, fatta di segreti e di non detti, che attraversa tre generazioni diverse. Il punto di vista e io narrante è quello di Lucia, madre di Amanda che nasconde un segreto terribile, e figlia di Rocco, un padre burbero che fa fatica a comprendere il comportamento della figlia. Amanda lascia Milano, città in cui studia, e ritorna in Abruzzo, a casa della madre, ma finisce per chiudersi in sé stessa e dentro la sua cameretta. È il primo periodo post Covid-19, dopo appena un anno dalla pandemia, e pian piano i personaggi del romanzo cercano il loro modo per ritornare alla normalità. Il tema dell’incomunicabilità, centrale per il romanzo, è rafforzato dalla distanza fisica che si è obbligati a mantenere. Da un lato, la relazione di Lucia con il padre Rocco, fatta di incomprensioni e argomenti tabù. Dall’altro, la relazione tra Lucia e Amanda, caratterizzata da battibecchi e sentimenti repressi. Lucia teme ancora l’influenza del padre su di lei e, al contempo, si rende conto di aver paura anche della figlia, con  cui non sa come comportarsi. Amanda sembra essersi ammalata, ma non è chiaro cosa esattamente la affligga. Si tratta di una malattia che non si vede e che, forse, è conseguenza del segreto che sta nascondendo.

Alla narrazione principale si intervalla il ricordo di un mistero legato al Dente del Lupo, il vecchio campeggio appartenente alla famiglia di Lucia. Il Dente del Lupo è il luogo nel quale è avvenuto un delitto efferato negli anni della giovinezza di Lucia. I dettagli dell’avvenimento rappresentano il cuore del romanzo, la cui ispirazione, come dichiarato dall’autrice stessa, è stato il cosiddetto “delitto del Morrone”, un caso di cronaca nera avvenuto sulla Maiella, nel cuore dell’Abruzzo, nell’anno 1997.

I brevi capitoletti che compongono il romanzo si susseguono conferendogli un ritmo sostenuto e riuscendo a far tenere il fiato sospeso al lettore tra una pagina e l’altra. Dopo tanti anni di distanza dall’incidente, proprio quando Lucia si è illusa di poter dimenticare il passato, esso ritorna con prepotenza. Il padre Rocco, infatti, le chiede di accettare il vecchio campeggio in eredità. Il ritorno al campeggio, ormai in disuso, la porta a ricordare il passato e a mettersi in discussione, rivedendo anche la sua relazione con la figlia. Infatti, se il legame con la montagna è indissolubile per Rocco, Lucia ha cercato di “imborghesirsi” tramite il lavoro e di distaccarsi dal passato: inspiegabilmente Amanda sembra ignorare i sacrifici della madre e ritrova un legame speciale con la montagna e con il vecchio campeggio. A Lucia, invece, la montagna e il campeggio riportano alla mente i ricordi dolorosi del delitto. Lucia è divisa tra il senso di colpa per non essere riuscita all’epoca ad aiutare la sua cara amica Doralice e la preoccupazione di non riuscire ad aiutare la figlia Amanda nel presente, adesso che la giovane cerca di tagliarsi fuori dal mondo. Così com’è stato tra Lucia e Doralice, anche tra Lucia e Amanda le parole da dire e le emozioni da esprimere sono infinite, eppure la bocca di Lucia emana soltanto un silenzio impacciato che si tramuta in un senso di paura e rimorso. Come la malattia invisibile di Amanda, anche il terreno del Dente del Lupo nasconde il suo marciume sotto terra, lì dove rimane invisibile agli occhi, e dove rimane nascosta anche la verità.

Eravamo giovani, ma non invincibili. Eravamo fragili. Scoprivo da un momento all’altro che potevamo cadere, perderci, e persino morire.

L’età fragile parla della crudeltà umana, della fragilità dell’essere umano e dell’incomunicabilità tra genitori e figli. Con accurate descrizioni del contesto montano abruzzese in contrapposizione al paese, Di Pietrantonio riesce a divulgare l’anima selvaggia dei territori che descrive e che ancora oggi lottano per la loro sopravvivenza in un mondo omologato.

di Irene Corrao

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