San Giovanni di Malta e la Scuola dei Santi Giorgio e Trifone

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Ci sono storie che, per essere raccontate in modo esaustivo, richiedono lunghe premesse. È questo il caso della storia di due istituzioni della religiosità veneziana che indagheremo in questo articolo. Si tratta della Chiesa di San Giovanni di Malta e della Scuola dei Santi Giorgio e Trifone, eretti vicinissimi in un’anonima corte del sestiere di Castello, a non molta distanza dalla chiesa di San Lorenzo.

La nostra storia inizia in Palestina nei primi anni dopo la conquista crociata di Gerusalemme del 1099: a tre anni dalla proclamazione della guerra santa, i cavalieri cristiani sono entrati in città, ne hanno massacrato la popolazione locale e hanno instaurato un regno cristiano e latino donandone la corona a Goffredo di Buglione. Uno dei fattori che hanno portato alla vittoria fu l’alto numero dei cavalieri europei arrivati per la conquista, animati, come gli storici amano dire, da “gold, glory and God”, ansiosi di andare alla ricerca della gloria militare, della salvezza eterna e delle ricchezze dell’Oriente. È proprio per questo ultimo particolare che molti scelgono di rimanere in Palestina anche dopo la conquista, visto che tanti di loro sono figli cadetti a cui non spetta che una parte dell’eredità, ma che in Oriente possono tentare la fortuna e sperare di ricevere un feudo o un castello da signoreggiare. Proprio per questo motivo, molti vescovi europei avevano insistito affinché partissero per la Palestina, stanchi delle loro scorribande nelle campagne europee alla ricerca di bottino. Ancora di più, però, si avverte l’esigenza di fondare delle istituzioni che ne regolino la permanenza in Terra Santa. Nascono così gli ordini cavallereschi, realtà completamente nuove e simbolo dello sperimentalismo della società medievale. I laici che vi entrano diventano dei monaci-cavalieri, ovvero fanno voto di castità, povertà, obbedienza e difesa dei luoghi santi e dei pellegrini che vi si recano, e ottengono il diritto (e il dovere) di uccidere nonostante la loro qualifica di religiosi: per questi uomini, a cui sempre è stato insegnato che andranno all’inferno per la loro vita militare, l’affare è quanto mai allettante. Il primo di questi ordini a venire fondato è quello di San Giovanni, detto anche degli Ospitalieri perché i suoi membri praticavano l’assistenza ai pellegrini nel loro hospitalem di Gerusalemme. Il loro saio nero ornato dalla croce bianca ad otto punte diventerà, insieme a quelli di ordini come i Templari e i cavalieri del Santo Sepolcro, protagonista della vita e delle battaglie per i luoghi sacri della Palestina. 

Ben presto la potenza degli ordini aumentò, come ben dimostra l’espansione delle loro strutture sia in Oriente che in Europa. Avendo il dovere di fornire la difesa dei luoghi santi, per essi era necessario costruire una rete di basi, chiamate commanderie, che fossero d’aiuto nel reclutamento di nuovi cavalieri, nell’ospitare quelli che erano di passaggio, nel gestire il denaro da inviare in Palestina e nell’amministrare i terreni che i laici e gli ecclesiastici donavano a questi milites Christi. Venezia non poteva essere da meno, essendo uno dei maggiori porti per l’imbarco verso l’Oriente e un centro logistico di grande importanza: ecco quindi che nacque la Chiesa di San Giovanni di Malta, con l’annesso convento per i cavalieri. Ma perché ‘di Malta’? Dopo la perdita definitiva di Gerusalemme nel 1187 e la caduta dell’ultima roccaforte crociata di San Giovanni d’Acri nel 1291, tutti gli ordini furono costretti ad emigrare dalla Terra Santa e a cercare non solo una nuova sede, ma anche una nuova attività che giustificasse la loro esistenza dopo la fine dell’epoca delle crociate (non che già allora si sapesse che le guerre sante fossero finite, ma era facile capire che i regni latini d’oltremare lo fossero di certo). In ciò riuscirono gran parte degli ordini: i cavalieri teutonici emigrarono nei territori della futura Prussia, e da lì iniziarono a costruire un loro stato sottomettendo i popoli slavi del Nord Europa e gli ortodossi dell’odierna Russia; gli ordini spagnoli parteciparono attivamente alla Reconquista della penisola contro il plurisecolare dominio musulmano. I Templari fallirono nell’impresa visto che, dopo essersi spostati a Cipro, si limitarono ad amministrare il loro patrimonio fondiario in Europa, diventando banchieri e amministratori della Corona di Francia, che li ripagò organizzandone l’epurazione nel 1312. Avendo ormai creato un’istituzione ricca e scevra dal controllo statale, infatti, il re di Francia Filippo il Bello li accusò di stregoneria e li fece assassinare. Le sorti degli Ospitalieri furono travagliate: abbandonata Acri, ripararono alla corte dei Lusignano di Cipro, salvo poi decidere di prendersi Rodi e da lì iniziare una dura lotta navale contro le potenze islamiche. Vi riuscirono fino al 1522, quando un assedio ottomano di sei mesi ne stroncò la resistenza e li costrinse a riparare a Roma; fu qui che però trovarono un aiuto insperato nell’imperatore Carlo V, che donò loro la regione di Tripoli e l’arcipelago maltese. Persa la prima base, si insediarono a Malta fino al 1798, ritagliandosi un ruolo di forza militare d’élite nel panorama europeo. Ecco quindi perché divennero noti come cavalieri di Malta

Torniamo quindi a Venezia e al 1187. Poco dopo la caduta di Gerusalemme, il vescovo di Ravenna donò ai cavalieri templari il terreno di Fossaputrida in cui insediarsi. Molto probabilmente l’ordine era già presente in città insieme ai suoi “colleghi”, sebbene ad oggi non si sappia di preciso dove avessero sede le varie realtà. Certo è che vari luoghi ne parlano, come ad esempio Palazzo Selvadego, a poca distanza da piazza San Marco, che fu, secondo alcuni, ospizio per i Crociati che partivano per la Terra Santa. In generale si tratta di istituzioni che, nel contesto veneziano, presentano una storia difficile da ricostruire: secondo alcune interpretazioni, un documento del 1220 avrebbe sancito il passaggio del castello di Stigliano (in provincia di Venezia) ai cavalieri teutonici, ma anche qui i dubbi non mancano. Più certo è il fatto che i Templari furono insediati in questo luogo fino al 1312, anno del loro scioglimento: molte delle loro proprietà passarono agli Ospitalieri, compresa la commanderia veneziana e il vicino ospitale di Santa Caterina. 

Generalmente, questa tipologia di edifici presenta caratteri ricorrenti. Una chiesa, affiancata da una serie di edifici sullo stile dei monasteri, quindi un refettorio, degli alloggi e un chiostro, che nel caso della sede degli Ospitalieri fu sostituito da un ampio spazio verde di 3500 metri quadrati, una misura particolarmente grande per Venezia. La podesteria ospitaliera di Venezia ha però anche altri elementi particolari. Innanzitutto, il vicino Campo de le gate ricorda come proprio in questi edifici venissero ospitate le delegazioni pontificie (gate in veneziano) di stanza a Venezia; solo più avanti i dogi decideranno di concedere il Palazzo della Nunziatura agli ambasciatori del Papa. Va poi detto che il priorato veneziano ha avuto nei secoli anche la particolarità di ospitare le due scuole di San Giovanni Battista e dei Santi Giorgio e Trifone, anche detta Scuola dei Dalmati. Cerchiamo ora di esplorare questa Scuola e la sua sede. 

Nello scorso articolo abbiamo discusso della fondazione della scuola dei Greci, una storia che è simile a quella di questa istituzione, fondata, come si può intuire dal nome, dai Dalmati residenti a Venezia: sono entrambe scuole di nazione, nate per offrire un punto di ritrovo socio-religioso e identitario agli Schiavoni (così erano chiamati i Dalmati a Venezia), mercanti e soldati presenti in città che fondarono la confraternita nel 1451 con l’aiuto del doge e dei cavalieri di San Giovanni, certo contenti di avere come vicini i fedeli di un santo militare quale San Giorgio. La matrice slava è confermata dalla dedicazione della scuola, perché se San Giorgio è venerato, come già abbiamo detto, in tutta Europa e con particolare fervore in Oriente, san Trifone è uno dei patroni di Cattaro, caposaldo veneziano nel territorio dell’attuale Montenegro e luogo di origine di molti Schiavoni veneziani. La Scuola è quanto mai famosa nella storia dell’arte. A inizio Cinquecento, mentre il priore ospitaliero Sebastiano Michiel faceva restaurare la commanderia, i confratelli slavi facevano ornare la Scuola da Vittore Carpaccio: sono dipinti che ritraggono le vicende di San Giorgio, di San Trifone, di Sant’Agostino e scene delle Sacre Scritture, il cui livello di dettagli è sorprendentemente minuzioso. Insieme ad un uso formidabile della prospettiva e ad una descrizione naturalistica dei paesaggi molto particolareggiata, queste caratteristiche li hanno resi un punto fondamentale della storia della pittura veneziana, ma non solo. Questi dipinti sono infatti importantissimi anche per le informazioni storiche che ci forniscono. Nel dipinto San Girolamo e il leone nel convento, ad esempio, gli storici dell’arte hanno riconosciuto gli edifici sullo sfondo come i vecchi edifici della Scuola degli Schiavoni e della commanderia ospitaliera. Vogliamo sapere come si presentava uno studio rinascimentale nei primi decenni dell’espansione della stampa a caratteri mobili? Allora possiamo guardare al telero che raffigura Sant’Agostino nel suo studio. La raffigurazione di San Giorgio che uccide il drago testimonia invece come si presentava un’armatura proto-rinascimentale, mentre il telero successivo del trionfo del santo sul mostro presenta sullo sfondo non solo dei Turchi nei loro abiti dell’epoca, ma anche una costruzione che con ogni probabilità si rifà alla Cupola della Roccia di Gerusalemme. Inoltre, il dipinto raffigurante Il funerale di San Girolamo offre alcune informazioni sulle pratiche liturgiche delle esequie nella liturgia cattolica del periodo. Si tratta, dunque, di veri e propri scrigni di informazioni storiche, per la maggior parte legate all’ambientazione orientale e all’attività della guerra. 

Molto si potrebbe ancora dire, ma preferisco chiudere qui l’articolo con un riflessione. È, a mio avviso, quanto mai sorprendente che a Venezia, in una calle seminascosta, sia possibile fare un viaggio per il Mediterraneo, se si viene ben guidati: dalla Palestina a Malta, dalla Dalmazia a Rodi. Queste due istituzioni aprono un’infinità di riflessioni e suggestioni, che solo chi conosce, però, può vedere.

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