IN PRIMA LINEA
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«Quando ero una bambina, sognavo di diventare una ballerina famosa. Niente mi rendeva più felice che ballare su un palcoscenico. Sentire le persone che applaudivano e mi incoraggiavano mi rendeva così felice… ma con il passare del tempo, il mio aspetto è diventato sempre più lontano da quello che dovrebbe avere una celebrità.»
Così ha inizio il primo episodio della serie TV coreana Mask Girl, rilasciata il 18 agosto 2023 su Netflix Italia e che, in una sola settimana, è riuscita a scalare la classifica delle trasmissioni più seguite, entrando di diritto nella top 10. Qual è il suo segreto?
Basata su un webtoon, una tipologia di fumetto digitale nato in Corea del Sud e pensato per la lettura su schermo, pubblicato tra il 2015 e il 2018, Mask Girl ruota attorno alla vita della protagonista, Kim Mo-mi, dai teneri giorni dell’infanzia fino all’età adulta, e si conclude con la sua morte, inaspettata – o forse no – ma ricca di significato.
Questa serie, anni luce da ciò che ci si aspetterebbe da un k-drama romantico, zuccheroso e leggero, è spietata, cruda, ai limiti: non tanto per le scene mostrate, la cui ferocia è sinonimo di un grande talento di sceneggiatori, registi e attori, quanto per i contenuti, che sebbene brutali sono estremamente attuali e, purtroppo, propri anche della nostra realtà. Il principale tema affrontato nella serie è la pressione sociale, che può causare un profondo senso di inadeguatezza e crisi in coloro che non si conformano pienamente ai dettami della società, ma la storia va ben oltre.
In un vero e proprio ribaltamento di ruoli, la protagonista della serie, la “ragazza con la maschera”, si rivela in realtà il solo personaggio in grado di mostrarsi per ciò che è veramente, togliendosi quel travestimento di convenzioni e canoni che le sono stati imposti per tutta la vita.
Gli altri personaggi della serie, invece, che non indossano una maschera fisica, sembrano essere stati condannati a una vita di finzione, durante la quale devono sempre e per forza nascondere una parte di sé. Senza allontanarci troppo da ciò che siamo abituati a vedere ogni giorno, anche in Mask Girl sono presenti persone pronte ad approfittarsi del prossimo, che cambiano atteggiamento non appena capiscono che non possono ottenere ciò che vogliono, padri di famiglia che hanno relazioni extra-coniugali all’insaputa di chiunque, persone pronte a spargere e ingigantire pettegolezzi che giurerebbero di non aver mai sentito se interrogate a proposito degli stessi. E ancora, pseudo-credenti che pensano di poter affidare tutto nelle mani di una potenza superiore senza agire in prima persona per migliorare le cose, individui all’apparenza normalissimi, ma che rifugiano la propria frustrazione nelle dipendenze e nelle relazioni parasociali, giovani che sarebbero disposti a tradire anche se stessi pur di sentirsi accettati e apparenti vittime che si dimostrano, in realtà, dei terribili e spietati carnefici.
«Volevo vivere una vita diversa, ma sono finita a vivere come chiunque altro.»
Un’altra citazione della protagonista ci porta a pensare al modo in cui stiamo portando avanti la nostra esistenza: ci stiamo veramente impegnando per essere unici e speciali come vorremmo? O continuiamo a nasconderci dietro a una maschera, sperando che le cose cambino in nostro favore senza alcun tipo di sforzo, magari lamentandoci della nostra condizione? E se stiamo vivendo in questo modo le nostre giornate, essere come gli altri vorrebbero che fossimo ci rende veramente felici?
Utilizzando l’insicurezza legata al proprio aspetto come punto di partenza, la trama della serie si sviluppa attraverso molte altre tematiche: la dipendenza, materiale e affettiva, la competizione estrema, il maschilismo e la misoginia, la violenza, l’amore non corrisposto, la complessità del rapporto genitori-figli, ma anche l’amicizia, la fiducia reciproca, la forza di volontà e la voglia di riscatto, l’affetto profondo e la solidarietà.
Come la vita, che è fatta tanto di gioie quanto di dolori, Mask Girl porta avanti una narrativa dolceamara di disillusione nei confronti nella società, ma anche di un ardente desiderio di cambiamento: Kim Mo-mi rappresenta le difficoltà di cui è fatto il cammino di ognuno, e la sua resilienza è una qualità necessaria per iniziare un percorso di scoperta di se stessi e di trasformazione, non solo della propria vita ma anche di quella degli altri. Questa serie invita gli spettatori a riflettere su loro stessi e sul loro rapporto con la realtà circostante, cercando di guardare oltre le maschere quotidiane che ognuno indossa, per riconquistare la propria identità e, auspicabilmente, praticare una compassione maggiore verso se stessi e gli altri.
Frame da Mask Girl (Netflix)
